Viaggio a Dubrovnik
Anche se è nato in Portogallo e ha vissuto buona parte della sua vita religiosa in Italia, Antonio è senza dubbio un santo internazionale. Il suo culto non conosce confini, solo il cuore regola i suoi passi. E questa bella storia raccontata da fra Egidio Canil, delegato per la peregrinatio antoniana, ne è l’ennesima prova. Siamo in Croazia, per l’esattezza in un quartiere centrale della nuova Dubrovnik. Protagonisti sono moglie e marito bosniaci: medico musulmano lui, biologa cattolica lei. Da quindici anni la coppia tenta invano di avere figli. Poi un giorno la madre della sposa, Brankica, da sempre devota di sant’Antonio, consiglia alla figlia di pregare il taumaturgo.
Adriana – così si chiama l’aspirante mamma – non ci pensa due volte. Prega e pronuncia pure un voto. Se il bimbo tanto atteso fosse arrivato, si sarebbe preoccupata di avviare nella sua parrocchia di San Michele la devozione al Santo portoghese (e in particolare la pratica dei tredici martedì). La promessa è fatta. Poco tempo dopo averla pronunciata, la donna rimane incinta della piccola Sara. Quasi incredula, dunque, si reca assieme al marito dal giovane parroco di San Michele per tener fede all’impegno. Don Robert Cibaric accoglie con entusiasmo la proposta dei coniugi e invia una lettera ai frati della Basilica antoniana, chiedendo di poter ricevere una statua del Santo, da esporre in chiesa. L’istanza viene accolta e le basi della devozione antoniana sono gettate.
In breve, a Dubrovnik si sviluppa un flusso di pellegrini sorprendente: giungono a centinaia, da ogni parte della città, ma anche da tutto il territorio circostante. La fede, però, è una pianta che richiede cure e stimoli continui. Don Robert ne è ben consapevole, per questo, deciso ad avviare la pratica dei tredici martedì, avanza altre due richieste. Grazie alla mediazione dei francescani conventuali di Zagabria, invita i frati di Padova a portare in Croazia le reliquie di sant’Antonio in una peregrinatio (pellegrinaggio) antoniana. Chiede, infine, di poterne custodire una a tempo indeterminato nella propria parrocchia. Ancora una volta il religioso viene accontentato.
Frati in missione
Ed eccoci arrivati alla visita dei frati padovani in Croazia. Il 18 marzo scorso fra Nikola Rozankovic e fra Egidio Canil raggiungono Dubrovnik con la valigiona che custodisce le reliquie. Per quattro giorni ascoltano, celebrano, benedicono e raccontano Antonio. Più si sparge la notizia del loro arrivo, più i fedeli accorrono a San Michele. I pellegrini vengono da altre parrocchie della città, ma anche da Sebenico (che dista tre ore in auto da Dubrovnik) e dalla Bosnia (circa 70 chilometri). Da spazio sacro poco frequentato, la chiesa parrocchiale si trasforma – per usare le parole di fra Egidio – in una «piccola Basilica del Santo, rimanendo ininterrottamente aperta dalle prime ore del mattino fino a sera tarda. Molte le celebrazioni e le veglie di preghiera che si sono svolte: per le famiglie, per i ragazzi delle scuole, per i giovani, per gli anziani».
Durante la permanenza, fra Canil espone le reliquie in chiesa, ma anche in due case di riposo e nella cappella dell’ospedale cittadino (lo stesso dove lavora il papà della piccola Sara). Ogni giorno il frate incontra anziani, malati, medici, infermieri, famiglie e giovani. E poi, neanche a dirsi, incontra chi ha reso possibile tutto questo: Sara, che oggi ha 4 anni e mezzo, accompagnata da mamma Adriana e da nonna Brankica. L’emozione è grande e la felicità pure. «In quel momento ho pensato che anche oggi come allora, a distanza di quasi otto secoli, sant’Antonio continua a essere vicino alle famiglie» esclama fra Egidio. Dal miracolo del bimbo annegato e del marito geloso, l’iconografia antoniana, infatti, è una continua incursione nelle problematiche familiari.
Epilogo o inizio?
La permanenza del Santo a Dubrovnik procede senza intoppi. Neppure le cattive previsioni meteo scoraggiano i fedeli, ripagati da ampie schiarite e da brevi acquazzoni notturni. Il 20 marzo, penultimo giorno di viaggio, nella parrocchia di San Michele, monsignor Mate Uzinic, da sette anni vescovo della diocesi, presiede una solenne concelebrazione eucaristica. In tale circostanza viene avviata la devozione dei tredici martedì. Nel contempo, i due frati della Basilica padovana consegnano ufficialmente la reliquia ex massa corporis alla parrocchia croata. Il frammento sacro trova subito ad accoglierlo un bel reliquiario fatto preparare apposta dai fedeli. E così, tra canti, preghiere e festeggiamenti, un altro giorno se ne va. Il 21 marzo è già il momento del ritorno per fra Nikola Rozankovic e fra Egidio Canil.
Prima di intraprendere il viaggio di novecento chilometri da Dubrovnik a Padova, però, i due frati partecipano all’ultima celebrazione presieduta dal vicario generale della diocesi e da alcuni sacerdoti. La fine di questa trasferta, a ogni modo, è solo un inizio: l’inizio di una devozione antoniana che tutti i martedì dell’anno si rinnova nella parrocchia di San Michele. Da allora ogni settimana migliaia di fedeli venerano la reliquia del Santo con una particolare celebrazione. Fra Egidio lo racconta con soddisfazione e sano orgoglio. Lui che ancora oggi, a distanza di mesi dalla missione in Croazia, ha mantenuto i contatti con don Robert Cibaric: «Lo aspettavamo qui a Padova assieme a un gruppo di fedeli – precisa il frate –, ma all’ultimo momento, per un contrattempo, ha dovuto rimandare il pellegrinaggio». Poco male. Sant’Antonio sa aspettare. E questa storia, ancora una volta, ce lo dimostra.
1 comments