Accogliere, con quale misura?

«Esistono dei limiti all’accoglienza: non i limiti dettati dall’egoismo di chi si asserraglia nel proprio benessere e chiude gli occhi e il cuore davanti al proprio simile che soffre, ma limiti imposti da una reale capacità di fare spazio agli altri».
27 Aprile 2011 | di

 
Negli ultimi mesi il tempo si è messo a correre e stiamo vivendo una cronaca che diventa subito storia. Le rivolte in Nordafrica, a ripetizione con rapido contagio – qualcuno le ha chiamate webrivoluzioni – hanno portato alla ribalta popoli vitali e vogliosi di strade di democrazia e benessere. Popoli uniti dalla spinta verso un meglio troppo a lungo loro negato e stanchi di fare da spettatori di fronte a regimi opulenti e repressivi. Popoli a maggioranza islamica, lanciati nella nuova avventura di coniugare istanze della modernità e scelta religiosa, soprattutto quel mix che in Occidente vanta una lunga storia e va sotto il nome di rapporto politica-religione.
Un grande e corale fremito di sdegno, imprevisto e imprevedibile, si è riversato in piazze, contrade, paesi e città, scalzando nel volgere di poche settimane dittature all’apparenza invincibili. Poi, tutto si è impantanato nella guerra civile libica, dagli esiti ancora incerti, che ha mostrato il volto peggiore della vecchia Europa e messo a nudo la sua politica improvvisata e sbilenca. Facile annusare fame di petrolio e di commesse industriali dietro a dichiarazioni di principio troppo esili e retoriche. Facile sospettare una gara a chi arriva primo per meglio tutelare interessi chiamati nazionali.
 
L’altra faccia di questa inedita situazione è stato l’aumento esponenziale di afflusso di immigrati sulle coste italiane, innanzitutto a Lampedusa, isola più vicina all’Africa che alla Sicilia. In particolare provenienti dalla Tunisia, Paese nel quale la recente rivoluzione ha portato di fatto al vuoto politico. E allora, in riferimento a questo ribollire dal Sud, si è parlato di invasione,tsunami umano, effetto valanga, con forme di regressione anche nel linguaggio: foera d’i ball. D’accordo, non possono venire tutti qui, perché l’Italia è ponte nel Mediterraneo, «ponte» appunto, per il quale si va anche da altre parti. La palla non possiamo giocarla da soli, e va rilanciata nella parte alta dell’Europa. Ma con quale criterio di fondo, soprattutto dal punto di vista cristiano, quello che qui ci interessa? Anche Enzo Bianchi, un credente per cui la disponibilità ad accogliere fa parte dell’inconfondibile stile di vita dei discepoli di Gesù, scrive: «Occorre riconoscere che esistono dei limiti all’accoglienza: non i limiti dettati dall’egoismo di chi si asserraglia nel proprio benessere e chiude gli occhi e il cuore davanti al proprio simile che soffre, ma limiti imposti da una reale capacità di fare spazio agli altri, limiti oggettivi, magari dilatabili con un serio impegno e una precisa volontà, ma pur sempre limiti».
 
Una cosa che ha colpito tutti è la giovane età di chi arriva aggrappato a un barcone e la vitalità di queste frotte di giovani istruiti e ambiziosi. Arrivano stremati, dopo aver rischiato il tutto per tutto, ma la voglia di guardare avanti è tanta che cominciano subito a correre. Non ci sono recinzioni che tengano e la risalita dello Stivale si fa come si può, di gran carriera. «Questi giovani – scrive Dacia Maraini – non sembrano essere animati da risentimenti verso i Paesi occidentali, ma presi da una specie di furente amore imitativo. Solo che, come tutti gli amori giovanili, risulta esplosivo e impaziente». Mentre la politica ragiona sui dividendi elettorali che si possono ricavare da posizioni di chiusura ma anche di apertura, i ragazzi del Maghreb ci sbattono in faccia quanto l’Europa sia invecchiata, chiusa in difesa, spaventata dal nuovo. Mentre la media di età dei Paesi nordafricani è di 27 anni, in Italia solo il 10 per cento della popolazione è tra i 15 e i 24 anni. Da noi si discute sul diritto a morire, accarezzando pericolosamente l’idea della buona morte, mentre una gran fetta dell’umanità cerca di far valere, come può, il diritto a vivere e dignitosamente. Chi avrà futuro?
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017