Al supermercato delle speranze illusorie
Beato colui che saprà restituire speranza ai suoi simili. La speranza vera, alta, che punta dritta al futuro. La speranza che non riguardi un solo, singolo individuo, ma una comunità o un intero popolo.
Il guaio è che ci hanno ormai abituati a rivolgerci al mercato per qualsiasi cosa. Anche per la speranza.
E il mercato - quello che si pasce di ideologia, agisce con furbizia ed esige di essere idolatrato - a ogni domanda replica puntualmente con un'offerta. E ne ha per tutte le occasioni e per tutti i gusti.
Volete speranza? Eccola. Pronta e confezionata, con tanto di luccicante lustrino. Non c'è che da scegliere. Ma è solo speranza di cose illusorie e fallaci.
Speranza in un tv color più grande, ultrapiatto; speranza in un telefonino che sia fotocamera, registratore, televisore, magari cucini il popcorn; speranza in un viaggio verso luoghi lontani, esotici e mozzafiato, con corollario di mirabolanti occasioni; speranza in un'automobile più accessoriata; speranza in cibi più lievi, light , da poterne ingurgitare quantità mostruose senza mettere su ciccia; speranza in un amore non da costruire e vivere e far durare, magari per sempre, ma da consumare uno dietro l'altro, amori con la scadenza come formaggini, legami friabili destinati a sciogliersi, relazioni liquide prive di stabilità e durata. Speranza...
Ne troviamo a bizzeffe di queste speranze in vendita. Basta sapersi accontentare. Basta sapersi adeguare. Il guaio è che siamo come cani dentro al cinodromo.
Nell'ippodromo le cose sono più semplici, i cavalli si possono cavalcare e a loro piace competere, così non è difficile convincerli a correre, in modo tale da organizzare le corse e le scommesse. Ma i cani? Come li convinci a correre? Offrendo loro una speranza. Piccola, ma concreta: la volpe. La volpe scappa davanti a loro e i cani la inseguono per acchiapparla.
Corrono dietro alla loro speranza e non sanno che non la prenderanno mai, perché chi ha organizzato il gioco farà in modo che mai possano acchiapparla. Loro, i cani, pensano che il fine sia acchiappare la volpe e che il mezzo per riuscirci sia correre a perdifiato; in realtà , il fine del gioco è solo correre e la volpe è il mezzo.
Tutto il contrario, insomma. Il gioco del cinodromo è un colossale inganno.
Così accade anche per noi. Il mercato, assurto a idolo, ci vuole sempre insoddisfatti, in cerca di piccole speranze da acchiappare a costo di corse forsennate, per poterne avere altre e altre ancora.
Speranze circoscritte all'oggi, al massimo al domani. Mai proiettate al futuro.
Infatti, ai nostri figli quali speranze sappiamo offrire? Le stesse nostre, minuscole, asfittiche e senza futuro.
Beato, dunque, colui che saprà additare speranze alte, o profonde se preferite. Le speranze che sappiano davvero riempire il cuore perché capaci di rispondere ai desideri più autentici: Dio, l'amore, la giustizia, la pace. Per me, per te, per ciascuno di noi, per tutti. Beato colui che saprà mostrare che la volpe è di paglia e manovrata da abili burattinai, e far fermare la corsa forsennata dei cani facendoli uscire dal cinodromo. Finalmente liberi, padroni delle proprie speranze, verso altre corse.