Argentina . Gli alberi della memoria
Piantare un ceibo dall’Argentina, un araguaney dal Venezuela, una quercia dagli Stati Uniti, un acero dal Canada, un pau brasil dal Brasile e un kalpa dall’Australia. E così via fino a creare nel cuore di Buenos Aires un’area verde popolata da alberi simbolo dei Paesi che finora hanno ospitato gli emigrati abruzzesi. A proporre l’iniziativa del parco «Abruzzesi ovunque» è Walter Ciccione, nato a Pescara nel ’39, emigrato nel ’50 e attuale presidente del Centro abruzzese di Buenos Aires (CABA). Ex dirigente di un’azienda automobilistica, Ciccione è da decenni una firma del settimanale «Tribuna italiana» di Buenos Aires. Merito della sua passione per il giornalismo e per la sua terra natale che lasciò undicenne nel 1950.
«I conterranei nel mondo non hanno dimenticato la loro origine, anzi, col passare degli anni sentono spesso crescere il bisogno di ristabilire i legami, di ricollegarsi alle radici» ha spiegato il presidente del CABA. Di qui l’idea di realizzare il parco «Abruzzesi ovunque»: «Si tratta di un gesto di riconoscenza verso la regione d’origine – continua Ciccione –. È un omaggio simbolico che sottolinea la volontà di riaffermare la propria appartenenza e che, d’altra parte, ha anche dei risvolti ecologici».
Quando parla d’immigrazione, Walter lo fa con cognizione di causa. Lui, che sbarcò sul Rio de la Plata a metà del secolo scorso, vive ancora quella scelta come «una tra le più impegnative e trascendenti che può prendere una persona», un’avventura-pellegrinaggio che, oltre ad attese e speranze, implica anche sofferenze, paure, nostalgia e senso di sradicamento.
A distanza di tanti anni, Ciccione ricorda ancora l’emozione all’arrivo nel porto di Buenos Aires e l’indimenticabile «Darsena A», con migliaia di connazionali che, agitando fazzoletti di ogni colore, davano il benvenuto ai nuovi arrivati. «Nessuna destinazione è uguale a un’altra – aggiunge Walter –, ma chi ha condiviso quella lunga traversata (nel suo caso: 27 giorni in nave, con partenza dal porto di Napoli, ndr), portandosi addosso un bagaglio di sogni e consuetudini, ha poi seguito strade parallele, per ritrovarsi in questa terra generosa che è stata scelta come il nostro posto nel mondo».
Con la creazione del Parco «Abruzzesi ovunque» Ciccione omaggia un Paese, l’Argentina, che ai migranti italiani ha dato tanto. «Qui siamo stati accolti con i cuori aperti, da facce allegre e sorridenti. Per quanto riguarda i miei settecento compagni di viaggio e le altre decine di migliaia che arrivarono in queste terre, alcuni hanno fatto fortuna, i più hanno conquistato una vita dignitosa, costituito famiglie, educato figli e visto crescere nipoti e pronipoti, che oggi li ricordano con ammirazione e gratitudine, magari militando nei sodalizi regionali». Ecco dunque la nascita dell’associazionismo come strumento per mantenere il legame con le origini: «Sono mille i club italiani in Argentina – conclude Ciccione –. Quanto alle associazioni abruzzesi, se ne contano sedici in tutto il Paese». Una schiera di testimoni e un patrimonio di storie che è dovere di tutti proteggere e tramandare.