Australia. Pellegrinaggio a Murchison

15 Gennaio 2013 | di

Sia che ci troviamo a New York o a Londra, a Toronto o a Melbourne, quando sentiamo l’espressione Little Italy (Piccola Italia, ndr), riferita al quartiere di una città con forte presenza di immigrati italiani, sappiamo già cosa aspettarci: un trionfo di ristoranti, club e negozi dalle spiccate tradizioni tricolore. Cittadelle folkloristiche a parte, però, esistono anche altre «Piccole Italie» – in genere poco conosciute e situate in zone limitrofe ai nuclei urbani –, che sono veri e propri luoghi della memoria, dedicati ai soldati morti in battaglia o alle vittime perite nei campi di prigionia.

Un esempio è il Sacrario militare italiano di Murchison, un villaggio della Goulburn valley, a circa 150 chilometri da Melbourne, in Australia. Si tratta di una costruzione in muratura – raggiungibile percorrendo un viale alberato di trentaquattro cipressi – che comprende una cappella (consacrata nel 1961) e un piccolo campanile, un altare in pietra e una croce. Dietro la cappella, un padiglione dotato di 130 loculi custodisce le spoglie di novantatre militari e trentasei internati civili italiani, più un militare tedesco. Sono i resti di quei prigionieri catturati a El Alamein – o in altre battaglie consumatesi in Nord Africa, nel corso della Seconda guerra mondiale –, e deceduti nei campi di internamento di quarantadue località australiane (aree che all’epoca raccoglievano fino a 17.500 prigionieri italiani). Ogni anno, nella seconda domenica di novembre, la comunità italiana di Melbourne, insieme alle associazioni d’arma e combattentistiche, dà vita a un pellegrinaggio al Sacrario di Murchison, per onorare i caduti che vi riposano.

La cerimonia segue un rito convalidato da decenni: riunione al­l’ingresso del Sacrario, esecuzione di musiche (in primis Fratelli d’Italia di Goffredo Mameli, La canzone del Piave di Ermete Giovanni Gaeta e il coro Va, Pensiero, tratto dal Nabucco di Giuseppe Verdi) da parte della Banda Bellini, Santa Messa e commemorazione dei caduti in guerra. A presiedere la funzione è il console generale d’Italia. Mentre alle associazioni d’arma spetta il compito di deporre una corona di fiori ai piedi dell’altare, nella cappella. Infine, portare uno stendardo con la scritta «Murchison Redipuglia d’Australia» è cura dell’Associazione nazionale artiglieri d’Italia. Il pellegrinaggio richiama anche chi ha vissuto la guerra soltanto indirettamente. Come le donne che, per l’occasione, indossano foulard, berretti e medaglie di nonni e padri deceduti in guerra. O come gli alunni delle scuole superiori della Goulburn Valley, che da due anni «colorano» il mausoleo, ricoprendolo di composizioni floreali.


 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017