Banchiere dal cuore d’oro

Dirigente di un grande gruppo bancario, da qualche anno Roberto Gatti ha messo buona volontà e tempo libero al servizio della Fondazione Don Carlo Gnocchi.
13 Febbraio 2012 | di

Laurea in Economia aziendale all’Università Bocconi di Milano, specializzazione in Corporate governance all’International Institute for manager development (Imd) di Losanna, in Svizzera, quindi la direzione di un grosso gruppo bancario: a un primo sguardo Roberto Gatti può sembrare il classico uomo di finanza tutto numeri e poco sentimento. Eppure, sotto la corazza del manager senza scrupoli, questo milanese originario di Cernusco sul Naviglio nasconde un cuore d’oro. Da qualche anno, infatti, Gatti si dedica al volontariato, affiancando la Fondazione Don Carlo Gnocchi nel supporto ai giovani disabili. Un impegno che il banchiere ha deciso di raccontare ne La baracca degli angeli, il libro pubblicato da Mursia (Milano 2011, 205 pagine, 18 euro), il cui ricavato andrà a sostenere i bambini della Fondazione Don Carlo Gnocchi: un intreccio di storie vere e riflessioni sul senso del dolore innocente, su come affrontarlo e combatterlo.

Per la sua impresa dietro la macchina da scrivere, Roberto Gatti ha avuto due sponsor d’eccezione: la prefazione al suo libro, infatti, è del cardinale Stanislao Dsiwisz, per quarant’anni segretario particolare del beato Giovanni Paolo II. La presentazione, invece, è firmata da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. Al lancio del volume, lo scorso novembre a Milano, poi, non ha voluto mancare, sebbene in audioconferenza da Roma, Corrado Passera, ministro italiano dello Sviluppo economico e delle infrastrutture.
 
Dolore innocente
Il dolore fa sempre paura, ma, quando colpisce gli innocenti, spaventa ancora di più. Ecco perché si rischia di allontanare lo sguardo, di nascondersi dietro le mille incombenze quotidiane, lasciando solo chi si trova a vivere la prova più grande: la disabilità, la malattia, la prospettiva della morte di un figlio. Eppure questo isolamento, che a volte si fa emarginazione, diventa il più potente amplificatore della sofferenza stessa, che invece richiederebbe solidarietà, vicinanza e conforto. Ne è convinto Roberto Gatti che nel suo libro racconta il motivo per cui «a quarant’anni si può aver voglia di sensibilizzare ulteriormente se stessi verso il dolore innocente».

E così, l’uomo di successo diventa un volontario fuori dal comune. L’incontro con la Fondazione Don Gnocchi risveglia in lui quei valori – come la fede e l’attenzione al prossimo – prima assopiti, ma mai abbandonati.
«Nato in una famiglia cattolica, come molti altri ho trascorso gran parte della mia infanzia e adolescenza in parrocchia, nel cortile dell’oratorio Sacer di Cernusco sul Naviglio, un paese della provincia di Milano», racconta Gatti che, oltre a ricoprire incarichi direttivi in un importante gruppo bancario europeo, è professore di Private equity e Corporate governance all’Università Cattolica di Milano.
Proprio in quella parrocchia dell’hinterland milanese il giovane Roberto viene a contatto con vari problemi sociali e si dedica all’assistenza di anziani e bambini disabili: «Ricordo le esperienze estive con i ragazzi del Cottolengo di Torino, o con altri piccoli disabili. Ogni domenica li andavamo a prendere a casa e li tenevamo a giocare con noi in oratorio. Ci aspettavano con ansia; per molti di loro era l’unica occasione di svago». L’attività di volontariato a Cernusco sul Naviglio è animata da un prete concreto e insieme molto idealista, don Angelo Viganò, un vero esempio per i giovani e non solo per loro. Il sacerdote è nativo di Montesiro, il paese lombardo dove Carlo Gnocchi visse con la madre, dopo la prematura scomparsa del padre, e la parrocchia è la stessa a cui era stato destinato per un anno, come coadiutore, un giovanissimo don Gnocchi, all’inizio del suo cammino sacerdotale. «Sono solo coincidenze, certo – puntualizza Roberto Gatti – eppure, quando rileggo il mio cammino mi sembra di vedere una strada già indirizzata, sin dalle origini, verso il “prete dei mutilatini”». Così, infatti, era chiamato don Carlo Gnocchi, con riferimento alle piccole vittime degli ordigni della Seconda guerra mondiale, a cui cercava di dare un futuro.

Tra le oltre 50 mila persone che gremivano piazza del Duomo a Milano, in una luminosa giornata d’autunno del 2009, quando il cardinale Dionigi Tettamanzi dichiarò don Gnocchi beato, molti erano quelli la cui vita era stata salvata o trasformata dall’opera di questo sacerdote. Nella sua breve esistenza – morì a soli 54 anni – partì da una missione di solidarietà circoscritta e la trasformò in un’opera grandiosa, diffusa in tutto il mondo. Una «baracca», come la chiamava lui, che, affidata ai suoi seguaci in punto di morte, oggi conta, solo in Italia, una trentina di strutture sanitarie d’avanguardia, specializzate nella cura di ogni forma di disabilità e nell’assistenza ai malati di cancro. In quest’ottica di assistenza proiettata al futuro, un ruolo di primo piano spetta alla ricerca, che deve alimentare sempre la speranza.
 
Economia e solidarietà
Quella di Roberto Gatti per il volontariato e, in particolare, per gli insegnamenti di don Gnocchi, è una vera folgorazione. «Fino a quando non sono stato invitato a entrare nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Don Gnocchi francamente non conoscevo più di tanto questa figura – ammette il banchiere –. Da quando ho cominciato a leggere di lui e a visitare i suoi centri, però, ho capito che quella che mi si offriva era una grande opportunità di servizio, la più grande opportunità che la Provvidenza mi avesse mai concesso. L’occasione di far parte di una rete di volontariato di prim’ordine, mettendo in campo tutte le mie competenze». Del resto, chi ha detto che finanza e volontariato non possano tendersi la mano? Per Mario Draghi, presidente della Bce, «il contributo del sistema bancario e finanziario italiano alle attività di assistenza e cura dei più bisognosi è significativo e articolato, ma può e deve essere migliorato per far sì che, assieme alle risorse, vengano messe a disposizione anche idee, competenze e capacità gestionali».

Mai sottovalutare, insomma, il potere della solidarietà. Se è vero che una parte degli utili delle banche e delle società finanziarie è destinato alla beneficenza, allo stesso modo le fondazioni di origine bancaria impegnate nel volontariato, nella ricerca, nell’assistenza e nella salute pubblica risultano tutt’oggi preziose. Per finire, non dimentichiamo i prestiti e i servizi erogati a condizioni di favore agli enti no profit. Ma tutto questo ancora non basta. «Sostenere il terzo settore con nuove idee e competenze prestate dalla finanza è, per il sistema bancario italiano, prima di tutto un dovere – commenta Roberto Gatti –: tra le priorità non possono mancare, infatti, la crescita del Paese e la volontà di dare un contributo determinante all’offerta dei servizi primari per la popolazione».
In un momento di difficoltà globale, assistiamo oggi alla riduzione delle donazioni, specie da parte delle fasce economiche medio basse, un tempo molto generose, ma oggi più provate dalla crisi economica. «Per sopperire a questa situazione non si può aspettare che tornino le “vacche grasse”, perché i malati non possono attendere – continua Gatti –. Ecco perché occorre sfruttare la contingenza offerta da un ministro (italiano, ndr) dello Sviluppo economico e un governatore della Banca centrale europea particolarmente sensibili a questi temi. L’obiettivo è studiare prodotti finanziari etici che sostengano lo sviluppo e la vita». Nei piani di Roberto Gatti c’è, quindi, un confronto tra gli operatori finanziari e quelli del terzo settore, per identificare un percorso virtuoso e creare un ponte tra queste realtà apparentemente così lontane.
 
Il senso della sofferenza
«Mi sono sempre chiesto come si possa dare il meglio di sé al servizio del dolore innocente», prosegue l’uomo di finanza la cui fede, in questi anni di volontariato, è stata messa a dura prova dalle tante sofferenze di cui è stato testimone. Nell’epoca secolarizzata in cui viviamo è ancora più difficile di un tempo dare un senso ai patimenti, alla luce della fede: «Il dolore degli innocenti, nella misteriosa economia cristiana, è anche per le manifestazioni delle opere di Dio e di quelle dell’uomo: opere di scienza, di pietà, di amore e di carità», scriveva don Gnocchi nel suo libro più famoso, intitolato appunto Pedagogia del dolore innocente, richiamando un’economia che non si misura solo in denaro. Né è facile, per chi cerca di essere cristiano, accettare la lezione lasciata da Maria ai tre pastorelli di Fatima. Nel grande corpo della Chiesa, per consentire a chi offende il Signore di poter un giorno raggiungere il Paradiso, coloro che amano Gesù devono fare sacrifici.

Dolorosi sacrifici che non furono risparmiati neppure a Francesco e Giacinta, i due veggenti di Fatima, di 7 e 9 anni, beatificati da Giovanni Paolo II il 13 maggio del 2000. «Ho conosciuto tante persone che davanti a questa prova hanno perso la fede – racconta Gatti –, per non parlare, poi, di coppie divise e famiglie distrutte». Non traspaiono granitiche certezze dalle parole del banchiere. Di fronte al mistero più grande – perché Dio Padre, che è amore e misericordia, permette questo male? – il manager risponde spontaneo: «Nessuno, nemmeno i grandi santi, sono riusciti a dare una risposta convincente in grado di soddisfare la fame di fede e di sapere degli uomini d’oggi. Molti, però, anche senza fornire questa spiegazione, si sono prodigati con la loro esistenza per sostenere le piccole vittime e lottare con e per loro».
Ma come si fa a coniugare il tempo sempre più ridotto, gli impegni familiari sempre più pressanti e la volontà di dare il proprio contributo? In fondo, basta offrire quello che si ha: denaro, minuti o competenze. «Nella pochezza di quanto oggi riesco a mettere a disposizione – conclude Gatti –, ho comunque ritrovato la strada del mio oratorio, lo spirito dei vent’anni, l’entusiasmo giovanile e la voglia di provare, per quanto possibile e partendo da se stessi, a cambiare il mondo. Già questo, per me, è un grande risultato».
  

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017