Beato Giovanni Paolo II

Con la beatificazione diventerà possibile il culto pubblico di Giovanni Paolo II. La festa liturgica del nuovo beato sarà, molto probabilmente, il 22 ottobre.
29 Marzo 2011 | di

Sugli altari in tempo da record, anche se la cosa non sorprende nessuno. Nelle Grotte Vaticane, dove si trova la tomba di Giovanni Paolo II, il flusso di gente è continuo e sembra quasi che la Basi­lica di San Pietro sia diventata il Santuario di questo singolare personaggio che ha traghettato la Chiesa nel Terzo millennio. Ogni giorno migliaia di persone provenienti da tutto il mondo sostano davanti alla lastra di marmo bianco con impresso il nome del Papa polacco e pregano, lasciano messaggi, fiori, oggetti, fotografie. Chiaro che Wojtyla è già santo nel cuore della gente, la quale con affetto si rivolge a lui per chiedere grazie, aiuti spirituali, incoraggiamento sulla via del bene; soprattutto i giovani che con questo Pontefice hanno sempre avuto un legame fortissimo e privilegiato. Lui li ha cercati ed essi hanno risposto con entusiasmo alle sue molte chiamate, anche quelle più esigenti. La beatificazione del primo maggio sarà quindi un tripudio di gente comune ma soprattutto di giovani, da tutti i continenti, per esprimere all’amico e maestro un segno di personale gratitudine.
 
Ma allora, se la gente ritiene già santo Giovanni Paolo II, cosa cambia a partire dal primo maggio prossimo? «Sino a ora – afferma monsignor Oder, postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione – è possibile solo la devozione personale, privata. Con la beatifi­cazione e con l’inserimento di Giovanni Paolo II nell’albo dei beati della Chiesa, diventerà possibile il culto pubblico, a livello delle diocesi, delle comunità parrocchiali, degli istituti religiosi. Sarà iscritto nel calendario dei santi e si potrà celebrare la messa votiva». La data della festa liturgica potrebbe essere, secondo indiscrezioni che mi sono giunte, quella del 22 ottobre, giorno in cui Giovanni Paolo II ha celebrato la messa di inizio pontificato.
C’è poi da scommettere che la beatificazione del Papa polacco inaugurerà nella Chiesa una stagione felice e contagiosa di intermediazione di beati e santi, che oggi la gente sente particolarmente vicini a un vissuto quotidiano diventato complesso e impervio. Non per devozionismi aggiuntivi alla vita cristiana, ma perché essere cristiani significa, di fatto, tendere alla santità. Che Giovanni Paolo II, nei ventisette anni del suo pontificato, abbia elevato agli onori degli altari 482 santi e 1.338 beati non è da considerare una forma di esibizio­nismo muscolare della santità, quasi una stravaganza (come pensa qualcuno), ma un gesto di coerenza con quanto il Con­cilio Vaticano II (1962-1965) ha proclamato con forza: la santità è la misura alta – ma anche per tutti e per ciascuno – della vita cristiana.
 
C’è un altro aspetto, tra i molti, che fa di Giovanni Paolo II un Pontefice straordinario. Il suo costante viaggiare, andare-incontro, andare-verso attraversando ogni frontiera, col desiderio di abbracciare tutti e di avvicinare Cristo a ogni situazione e volto. Anche qui la superficialità delle critiche, soprattutto nei primi anni di pontificato, è stata feroce, non comprendendo che il Papa, con il suo stile estroverso, intendeva realizzare l’immagine di Chiesa conciliare protesa verso il mondo, attiva e presente nella storia, nel superamento di ogni separatezza che non fosse motivata da un’identità propria da preservare. Dal «venite dentro» all’«andiamo verso», perché la vicinanza è una forma sublime di condivisione e fa «passare» Vangelo. In fondo la vita pubblica di Gesù è stata tutt’altro che stanziale e sedentaria. Oggi invece si parla troppo di lontani e si fa troppo poco per andare loro incontro. Lo stile di Giovanni Paolo II è stato quello di annunciare con forza, pubblicamente, «Aprite le porte a Cristo!», ma poi di andare in cerca di ogni singola persona, ai quattro angoli della Terra, per aiutarla a spalancare il cuore alla Salvezza.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017