Canada. Un romanzo per ritrovare le radici
Rita Amabili-Rivet, è una scrittrice il cui lavoro – letterario, poetico e teatrale – sta avendo un crescente successo non solo in Canada, ma anche in Italia. Figlia di un marchigiano, Guido Amabili, emigrato nel 1925 ad appena tredici anni, e di madre franco-canadese, Rita è nata e vissuta a Montreal, in Québec. È sposata e ha tre figli. La sua prima lingua è il francese, ma conosce bene anche l’inglese e l’italiano. La sua più recente opera letteraria, In mio figlio vivrai per sempre, è un romanzo storico che, narrando le vicende della famiglia del padre Guido, rivisita la cronaca di un secolo di emigrazione italiana, dal 1912 ai giorni nostri.
Msa. Che cosa rappresenta per lei la scrittura?
Rita Amabili. È un modo di esprimere il mio mondo, utilizzando la fantasia per mettere in scena situazioni osservate, o vissute da persone incontrate. La scrittura letteraria diventa così una maniera di descrivere la realtà. Avevo undici anni quando ho iniziato a scrivere. Da allora in poi, scrivere ha significato manifestare la mia inquietudine, le mie speranze e quelle del mondo che soffre, dimenticato e vittima d’ingiustizie.
Come definisce la sua identità?
Non so rispondere con sicurezza a questa domanda. Da sempre ho percepito la doppia nazionalità, italiana e francocanadese. Fin dai primi anni ero cosciente di essere diversa dalle mie amiche: un frammento di me era «altro». È questo «altro» che ho sempre perseguito: in Italia, cercando i miei parenti e, ultimamente, facendo le indagini storiche per questo racconto sull’emigrazione italiana in Canada. La mia identità è la sintesi delle mie parti canadese, quebecchese e italiana. Il che mi rende in un certo senso cittadina del mondo.
Parliamo della sua fede e dell’impegno comunitario.
Sono stata educata nella fede cattolica. Dio è sempre stato una costante nella mia vita, anche se ho dei dubbi su un certo diffuso maschilismo, che ho provato sulla mia pelle. So d’istinto che l’amore di Dio va al di là delle barriere umane. Dopo aver lavorato per qualche anno in parrocchia, ho deciso di iscrivermi a un corso universitario in teologia e ho conseguito un Master. Da teologa, desidero continuare a scrivere e tenere conferenze, per sottolineare alcuni punti poco noti del cristianesimo. Per me, la fede va giustapposta all’esistenza non come obbligo ma come essenza di vita. Il mio impegno va in questo senso. Da sempre mi sono preoccupata della sorte dei bambini, dell’esclusione delle donne, dei poveri, e di chi in genere non ha voce. Vorrei fare la mia piccola parte per cambiare le cose, perché credo con tutto il cuore alla solidarietà, alla mano che si tende verso la ferita dell’altro.