Con i NOMADI musica e solidarietà
Nella cornice di una tra le più suggestive piazze italiane, il padovano Prato della Valle, il prossimo sedici settembre si terrà il concerto dei Nomadi, complesso nazionale tra i più popolari e amati. L'evento, che si inserisce nell'ambito delle manifestazioni per i cent'anni del «Messaggero di sant'Antonio», sarà l'occasione per far conoscere e rilanciare le iniziative promosse quest'anno dalla Caritas antoniana a favore dei bambini del Ghana, Kenya e Guatemala. Elisabetta Gardini presenterà l'appuntamento che vedrà alternarsi sul palco anche tre missionari direttamente coinvolti nei progetti: il comboniano padre Renato «Kizito» Sesana, da tempo impegnato nelle periferie di Nairobi, ora anche al fianco dei «bambini di strada»; padre Giorgio Abram, francescano conventuale, missionario in Ghana, dove per vent'anni ha lottato contro la lebbra riuscendo praticamente a sconfiggerla (per questo suo impegno gli è stato assegnato il «Premio Raoul Follereau» dato anche, nel 1997, a padre Kizito); padre Luciano Massarotto, segretario della Caritas antoniana, che coordina tutti gli interventi da essa promossi e resi possibili dalla generosità dei lettori del «Messaggero di Sant'Antonio». Un incessante rivolo di generosità che non smette mai di sorprendere, lungo quanto la vita stessa del «Messaggero».
Musica e solidarietà , dunque: un'accoppiata sempre più presente sui palcoscenici italiani e che il pubblico sembra gradire, a giudicare dall'entusiasmo con cui accorre a queste manifestazioni nelle quali i Nomadi sono ormai dei veterani: Beppe Carletti, Cico Falzone, Daniele Campani e Danilo Sacco, ai quali dal gennaio scorso si sono aggregati Andrea Pozzoli e Massimo Vecchi, da anni sono impegnati sul versante della solidarietà .
«Il nostro impegno su questo fronte è cominciato quasi per caso - ammette Beppe Carletti, tastierista e unico reduce dei fondatori del gruppo - quando, durante una cena, degli amici ci hanno parlato di una situazione difficile e noi ci siamo detti: 'Beh, potremmo provare anche noi a fare qualcosa, no? Abbiamo davanti un pubblico meraviglioso, gente che ci ascolta: insieme a loro possiamo veramente realizzare qualcosa di bello'. Così siamo partiti: Cuba, Tibet, Palestina, India, Brasile, Mato Grosso per finire nel Chiapas, lo scorso dicembre. Noi siamo solo in sei, ma con noi ci sono migliaia di altre persone e insieme siamo riusciti a realizzare piccole grandi cose, che ci hanno appagato interiormente e forse hanno stimolato anche altri colleghi».
Quest'anno i Nomadi hanno festeggiato i trentacinque anni di attività artistica, con un concerto a Novellara (Reggio Emilia) alla presenza di oltre novemila fans. Anni di soddisfazioni e di difficoltà , nel corso dei quali il gruppo spesso si è trovato a dover ricominciare da zero (ben venti persone si sono alternate, a più riprese, nella formazione); come nel 1992, quando in pochi mesi sono scomparsi il bassista Dante Pergreffi e il leader e voce Augusto Daolio.
Ma qual è il segreto di un gruppo così longevo, che ha saputo rinnovarsi senza tradire se stesso e il pubblico, fedele a un progetto ideale e musicale più che alle personalità dei singoli componenti? «Non c'è nessun segreto - risponde Carletti - ci sono solo tanta voglia di fare e tanta passione, perché se mancano non ci si diverte, il pubblico lo recepisce e tutto può finire».
Forse proprio in un rapporto privilegiato con il pubblico può essere individuata una delle chiavi del successo dei Nomadi che nella loro carriera hanno collezionato dodici dischi di platino, centocinquanta concerti all'anno (con una media complessiva di oltre cinquecentomila presenze), centocinquanta club di ammiratori sparsi in tutta Italia. Un pubblico molto eterogeneo: tre generazioni di appassionati che ancora si emozionano per le suggestioni della loro musica sempreverde.
«Le nostre canzoni - prosegue Carletti - piacciono ai giovani e ai meno giovani, perché comunicano speranza. È importantissimo continuare a credere che esiste qualcosa di bello, che il mondo migliorerà . E questo messaggio c'è nelle nostre canzoni, il pubblico ce lo scrive nelle lettere, ce lo dice di persona: 'Grazie per le canzoni, grazie per quello che ci avete fatto capire'. In fondo noi cerchiamo solo di trasmettere quello che la gente sente: noi 'cantiamo la gente'».
Molti continuano a riconoscersi nelle canzoni dei Nomadi, in quelle piccole poesie quotidiane che raccontano timori, speranze, fiducia nell'uomo e nella sua capacità di cambiare la storia. Da Io vagabondo a Il vento del nord, da Canzone per un'amica a Dio è morto (prima contestato e poi eseguito nelle chiese), i Nomadi hanno sempre cantato la fiducia nell uomo che può superare i propri drammi guardando a un futuro migliore.
Per il loro impegno, lo scorso anno hanno ricevuto il premio «Artisti per la pace 1997», attribuito dalla «United Artists for Peace» nel corso di un concerto nella Rocca Maggiore di Assisi, riempita all'inverosimile di gente di tutte le età . Il doppio home video Le strade, gli amici, il concerto, registrato nel corso della serata, sta ottenendo grande successo e, soprattutto, colpisce per l'autenticità di tutto quello che le immagini propongono. A riempire gli occhi di tenerezza sono sicuramente quei regali semplici che i fans portano sul palco del concerto: olio, vino, cioccolatini, una poesia che confessa la voglia di vivere e lottare, tutte cose che solo gli amici possono donare.
«Siamo orgogliosi di essere stati scelti per l'importante appuntamento del sedici settembre - conclude Carletti - . La Chiesa è portatrice di un messaggio di speranza e con essa siamo in sintonia. Sentiamo vicini i ragazzi che ci seguono e loro avvertono questa nostra vicinanza».
Lo «spirito nomade», che simpaticamente i fans riconoscono al gruppo, forse si può identificare con quel cammino che i Nomadi stanno percorrendo e che, attraverso le note musicali, diffonde la speranza e la solidarietà . Parole che il «Messaggero di sant'Antonio» da cent'anni sta cercando di tradurre in realtà , veicolandole attraverso i più moderni mezzi di comunicazione che ne garantiscano una giusta risonanza. «Eventi come questo - sottolinea Elisabetta Gardini che presenterà la serata - nei quali compaiono artisti che prestano gratuitamente la loro popolarità a scopo benefico, richiamano molta gente e fanno conoscere ciò che i frati e il 'Messaggero di sant'Antonio' stanno facendo a favore dei poveri. Nella nostra società le cose non esistono se non se ne parla, e i frati, a mio parere, l'hanno capito».