Dobbiamo volare alto
Fede e ragione sono «le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità ». E Natale è la rivelazione divina che assicura all'uomo la salvezza.
«Il mistero dell'Incarnazione resterà sempre il centro a cui riferirsi per poter comprendere l'enigma dell'esistenza umana, del mondo creato e di Dio stesso». È un passo determinante dell'enciclica di Giovanni Paolo II: Fides et Ratio, Fede e Ragione, pubblicata lo scorso 15 Ottobre, che proponiamo all'attenzione dei nostri lettori in questo numero natalizio della rivista. Il documento è innanzitutto un messaggio di speranza che il papa rivolge a tutti gli uomini affinché riacquistino la fiducia in se stessi e nella capacità di raggiungere la verità .
Siamo invitati a volare alto, carichi di stupore per i doni di cui siamo portatori, e a donare un significato sempre più compiuto alla nostra vita. È con questo spirito che il papa guarda con preoccupazione al pensiero contemporaneo, al dominante «pensiero debole», incapace di orientare l'uomo verso la conoscenza della verità certa. Contro le scelte dei Paesi forti rivolte a salvaguardare innanzitutto lo sviluppo economico e tecnologico a scapito dei Paesi in via di sviluppo ancora una volta emarginati, egli riporta l'attenzione degli uomini sul valore del pensiero che ci fa persona; sul dono della fede che con la grazia scaturita dalla nascita, morte e resurrezione del Signore, ci libera da una delle maggiori minacce di questo scorcio di secolo: la tentazione della disperazione. Ogni popolo, di ogni continente ed epoca, ha percorso un cammino per incontrare la verità , il senso delle cose e dell'esistenza. Le domande di fondo di ogni cultura e religione: «chi sono? da dove vengo e dove vado? perché la presenza del male? cosa ci sarà dopo questa vita?», hanno motivato per millenni la ricerca dei pensatori. Ma hanno potuto trovare piena risposta solo con l'evento dell'Incarnazione di Gesù.
Qual è, dunque, il ruolo della fede in rapporto alla ragione? La fede può portare il pensiero dell'uomo ad andare «oltre» i suoi limiti, cercando nella rivelazione del Signore la risposta alle domande cui la ragione non può rispondere. Senza la prospettiva del mistero della morte e resurrezione di Cristo è infatti impossibile rispondere al perché del dolore, alla sofferenza degli innocenti, ai gravi interrogativi sul male morale e sulla morte: «in Gesù Cristo, che è la verità , la fede riconosce l'ultimo appello che viene rivolto all'umanità , perché possa dare compimento a ciò che sperimenta come desiderio e nostalgia».
Altri temi significativi dell'enciclica riguardano l'apertura a ogni popolo, l'attenzione a ogni cultura ai fini del rispetto e dell'amore per ogni persona. È compito della ragione, far vivere nella cultura e nella società un ideale universalistico, contro ogni mentalità o atteggiamento che riducono o negano il messaggio della rivelazione cristiana. C'è un richiamo anche ai valori della tradizione, tanto cari ai nostri lettori residenti in ogni continente. La tradizione non è solo mero ricordo del passato, ma anche «il riconoscimento di un patrimonio culturale che appartiene a tutta l'umanità . Proprio questo affondare le radici nella tradizione è ciò che permette a noi, oggi, di poter esprimere un pensiero originale, nuovo e progettuale per il futuro».
Il Natale, è una delle verità cristiane più care e una delle celebrazioni più radicate nelle nostre tradizioni familiari. È un evento che ci unisce anche a chi non ha le nostre possibilità di trascorre lietamente le festività natalizie o di Capodanno; ci rende anche più sensibili verso i problemi della pace, della giustizia, della convivenza tra uomini di razze, culture e religioni diverse, che assillano oggi il mondo. È con questo spirito di fraternità e di solidarietà che ci trasmettiamo il nostro augurio, ponendo il mistero dell'Incarnazione come punto di riferimento della vita.