Economia mondiale tra etica e globalizzazione. Wto, garante dello sviluppo
Ginevra
Al suo quarto anno di vita, la Wto (World Trade Organization), l'organizzazione mondiale del commercio che, con le intese di Marrakesh del 1994 ha sostituito il Gatt (General Agreement for Trade and Tariff: il precedente accordo internazionale sul commercio e sulle tariffe che proprio quest'anno compie il suo cinquantenario), sembra aver ormai acquisito una reale statura di garante dell'interscambio globale e di promotore della liberalizzazione del commercio. Lo scorso anno, forte del successo della sua prima conferenza ministeriale, tenuta nel dicembre de 1996 a Singapore, l'Organizzazione ginevrina, guidata dall'italiano Renato Ruggiero, ha affrontato con maggiore sicurezza le sfide della 'globalizzazione', a cominciare dall'accordo raggiunto nel febbraio del 1997 sulla liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione di base, un mercato globale da circa 600 miliardi di dollari all'anno.
Più in generale, il 1997 è stato l'anno della 'universalizzazione' della Wto che conta attualmente 130 membri, mentre bussano alla porta altri Paesi, compresi Russia e Cina. Con le nuove adesioni, sarà preponderante la presenza di Paesi in via di sviluppo o con economie in transizione che già rappresentano l'80 per cento dei membri - e rischia quindi di accentuarsi il conflitto tra le rivendicazioni di Paesi ricchi e di Paesi poveri. Tuttavia, Ruggiero sembra ottimista: per il direttore generale della Wto, solo la crescita e il commercio potranno migliorare la situazione dei Paesi poveri. A suo giudizio, inoltre, è stato ormai lanciato 'un messaggio chiaro sulla supremazia del sistema multilaterale del commercio regolato dalla Wto rispetto ai regionalismi che rischiano di dividere il mondo tra chi è dentro e chi è fuori'.
La Wto è dunque impegnata a gettare le basi del sistema commerciale del XXI secolo affinché questo sia in grado di rispondere alle sfide della mondializzazione. In particolare, la Wto sta creando gruppi di lavoro per esaminare la trasparenza negli appalti pubblici, i legami tra commercio e investimenti e quelli tra commercio e concorrenza. Questi studi saranno il primo passo verso un'estensione dei settori assoggettati al sistema di regole e di sorveglianza.
Per quanto riguarda la cooperazione internazionale, la Wto ha tenuto di recente un'inedita riunione in favore dei Paesi più poveri. Nell'occasione sono state definite strategie mai perseguite prima per aiutare i Paesi meno avanzati a trarre maggiore vantaggio dal commercio internazionale. La riunione ha coin volto esponenti di tutti i Paesi membri e rappresentanti di sei importanti organizzazioni: oltre alla Wto, hanno partecipato infatti la Banca mondiale, la Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unotad), il Fondo monetario internazionale (Fini), il Centro internazionale del commercio (Ite) e Undp, il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo.
Tutti i 48 Paesi che figurano nella lista Onu dei meno avanzati, e non solo i 29 tra essi che sono membri della Wto, erano stati invitati a partecipare. La mancanza di competitività dipende, infatti, da molti fattori: dalla carenza di capitali a quella di infrastrutture. Nell'incontro di Ginevra ci sono state distinte tavole rotonde dedicate a ognuno dei Paesi che hanno risposto al questionario, fino a quel momento dodici: i bisogni elencati nella lista sono serviti da base per elaborare un approccio integrato d'assistenza tecnica da parte delle sei organizzazioni.
Sessioni più vaste sono state focalizzate su due temi: il miglioramento delle condizioni per attrarre gli investimenti stranieri e quello delle capacità di commercio. Una sessione plenaria è stata infine dedicata alle politiche dei Paesi ricchi e alle riforme dei sistemi preferenziali per l'accesso al mercato dei prodotti di quelli più poveri.
l'assistenza ai Paesi meno avanzati per favorire la loro integrazione nel commercio mondiale è parte degli accordi di Marrakesh. Un apposito piano d'azione era stato poi deciso a Singapore nel dicembre del '96 per lo sviluppo delle capacità umane e istituzionali dei singoli Paesi e l'accesso ai mercati per le esportazioni dei meno ricchi. Il piano prevedeva, tra l'altro, una collaborazione della Wto con le altre organizzazioni che assistono tali Paesi. Questo importante processo dovrà essere ulteriormente stimolato e definito nel corso della conferenza ministeriale della Wto, che si terrà a Ginevra il 18 e 19 maggio prossimi.
REGOLE E PRAGMATISMO
Sui compiti e sulle prospettive della Wto ha risposto ad alcune domande il suo direttore generale: l'italiano Renato Ruggiero, presentando la conferenza interministeriale che l'organizzazione terrà a Ginevra il mese prossimo, in occasione del cinquantenario del Gatt (General Agreement for Trade and Tariff), l'accordo del quale è un po' 'figlia'.
Msa. Che ruolo assume la Wto in un mondo che ha visto crollare il bipolarismo, e quali sono le sue prospettive di favorire uno sviluppo del sistema economico che risponda ai bisogni globali?
Ruggiero. Ora che i muri fra Est e Ovest sono crollati, e che anche le divisioni fra Nord e Sud si sono fatte meno chiare con il minore protezionismo da parte dei Paesi avanzati, si può dire che quando Cina e Russia accederanno alla Wto, tutte le maggiori economie saranno riunite in un unico sistema fondato su una crescente interdipendenza. Si tratta ora di aiutare a promuovere e ancorare le riforme necessarie nei Paesi interessati e di proseguire nella marcia decisa verso l'inclusione di tutte le economie nel sistema, ovvero di completare le trattative per le 32 cause d'accesso in corso.
Le recenti crisi finanziarie e valutare delle cosiddette 'tigri asiatiche' pongono non pochi interrogativi sulla cosiddetta 'globalizzazione'. In che misura, oltre alle Borse, questi interrogativi riguardano il commercio?
La crisi finanziaria asiatica suggerisce la necessità di resistere allo 'strisciante protezionismo', tenendo i mercati aperti e mirando alla stabilità oltre i cieli di espansione accelerata e recessione finora tipici dello sviluppo. Le crisi finanziarie vanno e vengono in fretta, ma quelle commertali possono avere un impatto dannoso e di maggior durata. Di qui il ruolo della Wto che per riportare la fiducia in Asia deve mostrare come la soluzione ai problemi attuali debba essere una soluzione commerciale. Serve cioè un più ampio e fondamentale ruolo della Wto nel sistema multilaterale degli scambi, per offrire un corpo di norme coerenti e non discriminatorie che sappiano dare una miscela di principi e pragmatismo come impongono le esigenze globali.
Le celebrazioni che si terranno in maggio a Ginevra per il cinquantesimo dell'accordo mondiale sul commercio saranno dunque anche'un occasione di riflessione. Cosa chiede la Wto alla politica?
Mi auguro che in maggio a Ginevra siano presenti leader politici e di governo per riflettere insieme non solo sui successi del sistema, ma anche sulla sua futura direzione e collocazione nel contesto internazionale. Non abbiamo infatti raggiunto la fine del processo, ma siamo solo all'inizio di una nuova fase di internazionalismo. Tutti viviamo ora un'era di profonda e rapida transizione verso un mondo molto diverso. Ciò non ci risparmierà problemi, ma ci offrirà opportunità senza precedenti per un migliore sistema di norme globali, tanto per i Paesi avanzati quanto per quelli in via di sviluppo.
A questa economia senza frontiere non sono di ostacolo il processo di unificazione europea, segnatamente nei suoi aspetti monetari, e le ricorrenti tentazioni protezionistiche degli Usa?
L'Europa è incredibilmente presa da una rete di aree di scambi regionali e c'è una contraddizione fra questa rete e il sistema mondiale. Si tratta di una dispersione di energie che mina l'abilità dell'Unione europea di avanzare verso quello che credo debba essere il fine: un sistema mondiale che comprenda Cina e Russia. Anche gli Usa si servono delle reti di scambi regionali per scopi politici interni, ma sono meno preoccupato del regionalismo degli Usa di quanto non lo sia del regionalismo europeo.
La Wto proteggerà comunque chi rimarrà eventualmente fuori dalla moneta unica da eventuali tattiche protezioniste di chi invece ne farà par te. Ritengo mio dovere, imparare dalla storia e ricordare che un ritorno al protezionismo sarebbe un disastro.