Fondamento e prova

L’Anno della fede verrà inaugurato il prossimo ottobre, in concomitanza con i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. L’iniziativa, rappresenta un’opportunità per riaffermare il senso e il valore della fede cristiana nel mondo attuale.
14 Marzo 2012 | di

Tutti noi siamo eredi di una spiritualità che, nel passato, si è dedicata più allo Spirito che alla materia, a quello che è divino anziché a quello che è umano; più a quello che è religioso che a quello che è alla portata di tutti. Siamo eredi di una spiritualità che ha riguardato più l’eternità (dopo morte) piuttosto che questa vita. La stessa teologia si è occupata più della sofferenza che dell’allegria, più della mortificazione che del piacere, più del pianto che del riso. Oggi, in un’epoca in cui la trasmissione della fede cristiana alle generazioni future è in crisi, siamo costretti a porci alcuni interrogativi. Tra questi: quali sono le opportunità, i problemi, le modalità concrete che deve affrontare una nuova evangelizzazione? Quale contributo possono portare i cristiani in una società pluralista, in ricerca di valori? Quale deve essere il contenuto dell’annuncio della Chiesa perché sia al servizio dell’umanizzazione dell’uomo? Quali valori umani fondamentali la testimonianza della fede deve proteggere e vivificare?

Il ruolo della religione e della fede in Dio in una società sempre più secolarizzata sembrano essere oggi cambiati: di fronte alle nuove sfide molte certezze finora ovvie sembrano essere messe in discussione. Allora, in questo contesto culturale in continuo cambiamento ci chiediamo cosa significhi credere oggi. Molti dicono: «Abbiamo fede!» intendendo dire: «Abbiamo le nostre idee religiose, le nostre tradizioni tramandateci attraverso le generazioni. Non cercate di cambiarcele!». Alcuni affermano: «Sì, credo che Dio esista…»; altri: «Beato te che hai fede: il Signore a me non l’ha data!» come se della fede non fossimo noi i responsabili. Infine, c’è chi afferma: «Avevo tanta fede, ma poi mi è successo questo…» come se la fede fosse una sorta di assicurazione contro gli infortuni e, al primo rovescio della vita, la si possa perdere o abbandonare.
 
La domanda centrale
Che cos’è, allora, la fede? Come dice la lettera agli Ebrei (11,1) essa è «fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede». La fede fa accadere le cose e ci cambia la vita. I tempi di crisi spesso si pongono come momenti particolari di grazia. Essi fanno trasparire l’essenziale richiamando a una presa di coscienza e a una nuova risolutezza contro lo scoraggiamento e la rassegnazione. Proprio in questi momenti cresce spesso qualcosa di nuovo che prima non si intravvedeva. Molti sono i fedeli che vivono con fede, speranza e carità, ma il futuro della nostra Chiesa si giocherà ancor di più sui nostri giovani, su cristiani che vogliano e sappiano annunciare il Vangelo, senza proselitismi invadenti, ma con sicura certezza. In fondo nulla, se non il nostro peccato, può impedirci di essere cristiani con un cuore pieno di gioia e fiducia.
 
Fare esperienza dell’Amore di Dio
La novità che Gesù ha portato è che Dio è amore ed è al servizio degli uomini. La prova inconfutabile che il Cristo non solo è risorto, ma è vivo e operante all’interno della sua comunità, si ha quando nessuno dei suoi componenti è bisognoso, perché ciascuno si sente responsabile non solo del bene, ma anche del benessere del fratello. Una comunità dove nessuno è bisognoso, dove non esistono creditori e debitori, è la prova evidente che in essa c’è qualcosa di speciale. Scegliere il Regno significa aderire al programma di Gesù di cambiare le basi della società offrendole un’alternativa. La speranza della comunità cristiana sta nel saper cogliere la presenza di questo Gesù che non viene mai come ce lo aspettiamo (Mt 25,31-46). Ben venga, allora, lo speciale Anno della fede, voluto da Benedetto XVI, e che inizierà a ottobre 2012, (a cinquant’anni esatti dall’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II): un’opportunità per ribadire che la fede cristiana oggi ha ancora senso e valore, che sa ancora essere un punto di riferimento, che esige la responsabilità sociale di ciò che crede. Un’occasione per interrogarsi, ripensarsi, rinnovarsi, e presentarsi con nuova credibilità davanti all’uomo secolarizzato di oggi, che ha un bisogno irrinunciabile, anche se inespresso, di fare esperienza dell’Amore di Dio.
  

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017