Frate Antonio psicologo per amore
Il nostro sant'Antonio è un santo nazionale, internazionale, mondiale, dice con semplicità ma con convinzione, Giovanni. Anche lui ha sperimentato nella propria vita il legame di amicizia con sant'Antonio. C'è stato nella sua famiglia, anni fa, un momento molto drammatico. Fu quando nacque un bambino prematuro, al limite della sopravvivenza. Albertino era di sole 25 settimane: un cosino di poco più di sei etti. Era il nipote tanto atteso ma ebbe troppa fretta di rendere nonno il nostro Giovanni. E così nacque prematuro, quando ancora troppe parti del suo corpo non erano perfettamente formate. Incominciò un calvario lungo tre anni: tre anni di delicatissimi interventi chirurgici, ben sette interventi. La famiglia li visse nell'angoscia ma anche nella speranza, nell'incrollabile speranza dell'aiuto da parte del santo di tutti: quell'Antonio che non dice mai di no. Il bambino sopravvisse: non solo, crebbe e si sviluppò come un fiore e ora è un bravo ragazzino che frequenta le elementari.
Anche a Giovanni, che ha passato da tempo i sessanta, accadde quattro anni fa un guaio molto grave, quando si fratturò, per una brutta caduta, entrambi i piedi. E anche in quella circostanza, fu proprio la preghiera rivolta al Santo che non volta mai le spalle, ad aiutarlo. Sant'Antonio non gli riaggiustò i piedi prodigiosamente ma, ancor più prodigiosamente, lo sorresse nella sopportazione di una lunga, lunghissima prova di dolore. Tanto che oggi Giovanni è guarito perfettamente e si concede ancora lunghe gite e vere e proprie imprese sportive in bicicletta. Ma se riuscì a trascorrere tutto il lungo periodo della sua infermità senza prendere una sola pastiglia di analgesico fu, lui ne è convinto, perché la preghiera tenace, costante al Santo gli fornì la forza per resistere.
Questo ci fa capire che sant'Antonio non è un santo con la bacchetta magica. È un santo che ti sta vicino, che ti conosce, che capisce la tua psicologia.
Il dono del cingolo
Le sue doti di psicologo sant'Antonio le rivelò già nei suoi primi miracoli, i miracoli di quando era ancora in vita, quei miracoli che sono raccolti in spessi volumi, raccontati da antichi cronisti. Per esempio,ilLiber Miraculorum, cioè il Libro dei Miracoli è della fine del Trecento, scritto da un ignoto compilatore che raccolse le testimonianze circa centocinquant'anni dopo la morte di Antonio. Fate attenzione a questo racconto.
Una volta che sant'Antonio stava predicando si alzò di mezzo alla gente un folle, che disturbava sia il predicatore, sia gli ascoltatori. Il Santo lo pregò con dolcezza di stare quieto. Ma colui ribatté che non avrebbe taciuto finché non gli avesse dato la sua corda.
Il Santo si sciolse il cingolo e glielo diede. Il demente prese a stringersi al cuore e a baciare il cordiglio. Recuperò il senno e l'uso della ragione. I circostanti ne restarono stupiti. Prostrato davanti al Santo, quello ringraziò per l'ottenuta guarigione e il popolo tutto si mise a glorificare Dio nel suo servo.
È un racconto semplice, che sembrerebbe avere poco significato se noi ci aspettassimo prodigi spettacolari. Ma la santità non punta mai sull'effetto, e Antonio ce lo insegna anche in questa storia. La santità è, fra l'altro, vicinanza all'uomo e ai suoi problemi. Antonio prima cerca di convincere il disturbatore a starsene quieto, e lo fa con delicatezza. Poi, di fronte a una richiesta che avrebbe potuto sembrare irrispettosa, se non offensiva, sta al gioco. Quel folle, quel disturbato mentale, aveva bisogno di un segno di attenzione particolare da parte di Antonio. E Antonio gli dà il suo cingolo come un pegno.
A questo punto, ed ecco il miracolo, un dono così prezioso fatto da un uomo così importante, perché Antonio era già venerato in vita come famosissimo predicatore, fa scattare nella mente del povero folle una reazione violenta. Come il riappropriarsi di sé, della propria coscienza. E non è questa attenzione affettuosa, proprio il rimedio principale che anche la moderna psichiatria prescrive nel caso di tanti disturbati mentali? Con sette secoli e mezzo di anticipo Antonio mette in pratica questi principi della psichiatria moderna, e non lo fa perché è un anticipatore della scienza. Lo fa perché la sua santità gli permette d'intuire che la discriminazione, il disprezzo nel quale erano tenuti a quel tempo i malati di mente, vanno superati nel nome di un profondo amore per l'uomo. E ottiene il miracolo. Il dono del cingolo è per il pover uomo un segno forte di attenzione verso di lui, un segno che lo solleva dalla mortificazione alla quale la vita lo ha abituato, che lo fa sentire uomo appieno. È dunque un miracolo che avviene dall'interno: che si sviluppa cioè nell'intimo dell'anima di quell'uomo e dall'anima si trasmette al corpo.
Allo stesso modo, è un miracolo, oggi, fornire a un poveretto che s'è fratturato tutti e due i piedi la forza per sopportare, per combattere, accelerando, come c'insegna anche la medicina, il processo di guarigione. O come lo è il sostenere il coraggio di un'intera famiglia che combatte e spera e prega per aiutare un piccolo nato prematuramente a vincere la sua battaglia ed entrare nella vita di tutti.
Anche Diana Teresa, un'anziana amica di Grosseto, ci dà una testimonianza della presenza del Santo accanto a chi soffre. Scrive di aver sentito la pressione forte della mano del Santo su una gamba, mentre giaceva a letto per una dolorosa infermità , e di averla sentita dopo di aver tanto pregato; e di essersi sentita immediatamente sollevata: di aver anzi incominciato da allora a guarire. Cos'è in questo caso la mano di sant'Antonio? Nel linguaggio dello spirito, nel linguaggio della preghiera, la mano è il segno inconfondibile di una presenza invocata: la presenza del Santo accanto al letto dove Diana Teresa sta patendo. Un segno che ha l'efficacia di donarle, oltre alla speranza, anche la forza per intraprendere la via della guarigione.