31 Dicembre 2024

Giornata Mondiale della Pace: messaggio di papa Francesco

“Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace” è il tema del messaggio, con tre appelli alla comunità internazionale.
Colomba della pace

© Valentina Salmaso / Archivio MSA

Il messaggio di papa Francesco per la 58a giornata mondiale della pace si lega strettamente al Giubileo del 2025, cogliendo uno degli aspetti che sono propri di questo evento: la remissione del debito. Già nella cultura ebraica, come ci ricorda la Bibbia, l’anno giubilare era un tempo «di clemenza e liberazione per tutto il popolo» occasione di «ristabilire la giustizia di Dio in diversi ambiti della vita: nell’uso della terra, nel possesso dei beni, nella relazione con il prossimo, soprattutto nei confronti dei più poveri e di chi era caduto in disgrazia» (cfr. Messaggio n. 2). Tutti gli esseri umani sono destinatari dei beni della terra, non solo alcuni; purtroppo spesso emergono logiche di possesso, in base alle quali qualcuno «incomincia a covare il pensiero che le relazioni con gli altri possano essere governate da una logica di sfruttamento, dove il più forte pretende di avere il diritto di prevaricare sul più debole» (cfr. n. 6). La questione della giustizia non è astratta, ma ha a che fare con le relazioni tra le persone: questo è chiaro nella Bibbia, in cui il giusto non è anzitutto colui che osserva alla lettera tutte le leggi e le prescrizioni, ma piuttosto chi vive autenticamente la relazione con il Signore e con il prossimo. Molto spesso riduciamo la giustizia a una questione materiale, relativa a beni sui quali qualcuno ha il diritto di possesso; certamente questo è un aspetto importante, ma per poter avere una distribuzione equa è anzitutto necessario passare per il riconoscimento della relazione con l’altro.

Certamente questo si scontra con le “strutture di peccato” di cui parla il papa, riprendendo un termine usato da san Giovanni Paolo II, riferendosi a quelle situazioni di male che si sono strutturate all’interno delle società e dei Paesi, e che richiedono un’opera di conversione più ampia. Per questo, papa Francesco propone «tre azioni che possano ridare dignità alla vita di intere popolazioni e rimetterle in cammino sulla via della speranza, affinché si superi la crisi del debito e tutti possano ritornare a riconoscersi debitori perdonati» (cfr. n. 11). La prima riprende l’appello di san Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000 di pensare a una «consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale, che pesa sul destino di molte Nazioni»; tale debito estero pone molti Paesi in una condizione di sfruttamento e di controllo da parte dei creditori, impedendo dei passi in avanti. Importante, poi, è ricordare il debito ecologico che i Paesi più sviluppati hanno nei confronti degli altri: lo sfruttamento dei beni della Terra ha creato e continua a determinare danni ecologici che colpiscono chi già si trova in condizioni di miseria (basti pensare alla situazione del Sahel). Perché il condono non sia un «atto isolato di beneficienza», il papa chiede che si proceda allo «sviluppo di una nuova architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli». 

La seconda azione richiesta è «promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli». In particolare, il papa fa riferimento all’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni. Attualmente, nel mondo ci sono 55 Paesi che mantengono la pena di morte, tra di essi gli Stati Uniti (con differenze tra i vari Stati) e la Cina; Amnesty International ha registrato 1153 esecuzioni in 16 paesi nel 2023, in aumento rispetto alle 883 registrate nel 2022.

Infine, la terza richiesta è così formulata: «Oso anche rilanciare un altro appello, richiamandomi a S. Paolo VI e a Benedetto XVI, per le giovani generazioni, in questo tempo segnato dalle guerre: utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico».  Il verbo “osare” all’inizio indica quanto il tema sia delicato; ne parleremo in un dossier dedicato proprio alle spese per gli armamenti che uscirà nel mese di gennaio nel Messaggero di sant’Antonio, mettendo in luce come l’investimento in istruzione, salute o ambiente sarebbe molto più proficuo per tutti. Le motivazioni dell’appello guardano alla situazione attuale del mondo, sconvolto da guerre che ci toccano da vicino, e alla speranza per un futuro possibile (riferimento ai giovani).

La meta della pace si può raggiungere a partire dal «disarmo del cuore», dal riconoscersi come debitori gli uni degli altri.

 

Data di aggiornamento: 31 Dicembre 2024
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