Gran Bretagna. Italiani a Londra
28 Gennaio 2014
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Abbiamo già parlato in passato dell’attività dei Patronati in Inghilterra, per il loro indispensabile lavoro di sostegno ai concittadini italiani all’estero, lavoratori o pensionati, attraverso un servizio di consulenza su questioni previdenziali, lavorative, sociali e legali. L’attività del Patronato Ital Uil, che opera soprattutto nella zona sud di Londra, si rivolge alla locale popolazione italiana e, negli ultimi anni, con l’aumento dell’emigrazione legato alla crisi, rappresenta anche un punto di partenza e di riferimento per lo svolgimento delle pratiche più comuni per l’inserimento in questo Paese.
A parlarcene è Stefano Scalzo, responsabile del coordinamento nazionale che ha sede nel quartiere di Wimbledon.
«L’Ital Uil in Gran Bretagna – esordisce Scalzo – è presente dagli anni Ottanta e la sua attività è stata incrementata verso la metà degli anni Novanta. Esso nasce come sezione estera del Patronato Ital (Istituto di tutela e assistenza lavoratori) ed è convenzionato con la Uim (Unione italiani nel mondo). Per la sua collocazione geografica è stato particolarmente operoso nel sud e nel sud ovest di Londra ma estende la sua attività anche nelle contee del Surrey, del Sussex e dell’Essex». Una fitta rete di collaboratori garantisce la presenza anche in Galles, nel Nord dell’Inghilterra e in Scozia. Gli iscritti sono 300, ma il numero di italiani che si rivolgono all’Ital Uil è molto variabile e, soprattutto negli ultimi anni, ai giovani, protagonisti del fenomeno della nuova mobilità, garantisce informazioni su offerte di lavoro, sui sistemi scolastici, borse di studio…».
La comunità italiana del sud di Londra è poco omogenea e molti connazionali oggi sono impiegati in strutture pubbliche e private (contrariamente alla lunga tradizione che li vedeva impegnati in prevalenza nella ristorazione), avendo profili professionali molto ricercati.
Anche Stefano Scalzo è uno dei tanti italiani emigrati. Partito dalla Sicilia dopo un diploma al liceo classico, ha lavorato per la London Underground (la metropolitana più antica del mondo) ricoprendo posizioni di responsabilità e ricevendo riconoscimenti. Il suo coinvolgimento con la comunità italiana si estende anche all’Unione dei siciliani emigrati, al Comitato di assistenza scuole italiane e all’Associazione italo britannica di Wimbledon.
Il patronato Ital Uil riesce a svolgere il suo lavoro anche per la dedizione dei suoi operatori, la capacità di ascoltare e di aiutare gli italiani in necessità. «Abbiamo soltanto una persona che lavora a tempo pieno e una part time, ma riusciamo a evadere le diverse richieste che giungono puntualmente nel nostro ufficio – aggiunge Scalzo – anche in prossimità della dichiarazione dei redditi, che si deve presentare ad aprile, offrendo anche un aiuto per l’espletamento delle pratiche previdenziali in questo Paese».
Essendo a contatto con un pubblico essenzialmente italiano, chiediamo a Scalzo un ritratto degli italiani di prima e seconda generazione. «L’associazionismo tradizionale – risponde – è pressoché tramontato, poiché i giovani preferiscono incontrarsi liberamente e senza legami. Ma ovunque si trovano richiami al nostro Paese: sugli scaffali dei supermercati, nelle pubblicità, nei giornali italiani che si possono comprare in moltissime edicole, nei film, nei concerti di artisti italiani la nostra lingua è conosciuta e amata dagli inglesi. Non esiste più la nostalgia di un tempo e il desiderio di ricongiungimento con la madrepatria. La globalizzazione ha creato “cittadini del mondo”, e i giovani connazionali non sfuggono a questa categoria. Forse il nostro governo potrebbe far di più per promuovere la nostra cultura, potenziando, di riflesso, l’economia del nostro Paese che ha disperato bisogno di ossigeno in questo prolungato periodo di crisi».
Stefano Scalzo, che dedica gran parte della sua vita da pensionato al funzionamento e alla diffusione delle attività del Patronato in Gran Bretagna, ritiene che il futuro per gli emigrati italiani all’estero possa e debba essere di completa integrazione e, allo stesso tempo, di mutuo arricchimento rispetto al Paese ospite.
A parlarcene è Stefano Scalzo, responsabile del coordinamento nazionale che ha sede nel quartiere di Wimbledon.
«L’Ital Uil in Gran Bretagna – esordisce Scalzo – è presente dagli anni Ottanta e la sua attività è stata incrementata verso la metà degli anni Novanta. Esso nasce come sezione estera del Patronato Ital (Istituto di tutela e assistenza lavoratori) ed è convenzionato con la Uim (Unione italiani nel mondo). Per la sua collocazione geografica è stato particolarmente operoso nel sud e nel sud ovest di Londra ma estende la sua attività anche nelle contee del Surrey, del Sussex e dell’Essex». Una fitta rete di collaboratori garantisce la presenza anche in Galles, nel Nord dell’Inghilterra e in Scozia. Gli iscritti sono 300, ma il numero di italiani che si rivolgono all’Ital Uil è molto variabile e, soprattutto negli ultimi anni, ai giovani, protagonisti del fenomeno della nuova mobilità, garantisce informazioni su offerte di lavoro, sui sistemi scolastici, borse di studio…».
La comunità italiana del sud di Londra è poco omogenea e molti connazionali oggi sono impiegati in strutture pubbliche e private (contrariamente alla lunga tradizione che li vedeva impegnati in prevalenza nella ristorazione), avendo profili professionali molto ricercati.
Anche Stefano Scalzo è uno dei tanti italiani emigrati. Partito dalla Sicilia dopo un diploma al liceo classico, ha lavorato per la London Underground (la metropolitana più antica del mondo) ricoprendo posizioni di responsabilità e ricevendo riconoscimenti. Il suo coinvolgimento con la comunità italiana si estende anche all’Unione dei siciliani emigrati, al Comitato di assistenza scuole italiane e all’Associazione italo britannica di Wimbledon.
Il patronato Ital Uil riesce a svolgere il suo lavoro anche per la dedizione dei suoi operatori, la capacità di ascoltare e di aiutare gli italiani in necessità. «Abbiamo soltanto una persona che lavora a tempo pieno e una part time, ma riusciamo a evadere le diverse richieste che giungono puntualmente nel nostro ufficio – aggiunge Scalzo – anche in prossimità della dichiarazione dei redditi, che si deve presentare ad aprile, offrendo anche un aiuto per l’espletamento delle pratiche previdenziali in questo Paese».
Essendo a contatto con un pubblico essenzialmente italiano, chiediamo a Scalzo un ritratto degli italiani di prima e seconda generazione. «L’associazionismo tradizionale – risponde – è pressoché tramontato, poiché i giovani preferiscono incontrarsi liberamente e senza legami. Ma ovunque si trovano richiami al nostro Paese: sugli scaffali dei supermercati, nelle pubblicità, nei giornali italiani che si possono comprare in moltissime edicole, nei film, nei concerti di artisti italiani la nostra lingua è conosciuta e amata dagli inglesi. Non esiste più la nostalgia di un tempo e il desiderio di ricongiungimento con la madrepatria. La globalizzazione ha creato “cittadini del mondo”, e i giovani connazionali non sfuggono a questa categoria. Forse il nostro governo potrebbe far di più per promuovere la nostra cultura, potenziando, di riflesso, l’economia del nostro Paese che ha disperato bisogno di ossigeno in questo prolungato periodo di crisi».
Stefano Scalzo, che dedica gran parte della sua vita da pensionato al funzionamento e alla diffusione delle attività del Patronato in Gran Bretagna, ritiene che il futuro per gli emigrati italiani all’estero possa e debba essere di completa integrazione e, allo stesso tempo, di mutuo arricchimento rispetto al Paese ospite.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017