Gran Bretagna. La fede oltre le diversità
Un intreccio di culture che si arricchiscono a vicenda sul palcoscenico della società, della letteratura, dell’arte e della spiritualità. È il ritratto della Londra contemporanea, dove la Chiesa ha imparato a rispondere alle esigenze dei suoi fedeli indipendentemente dalla loro lingua. Perché la coesistenza di diverse culture e abitudini non crea barriere, ma anzi costruisce ponti. Un concetto ben radicato nella metropoli inglese dove il fedele cattolico – a prescindere dalla sua provenienza – può scegliere di ascoltare la messa in latino (ad esempio al Brompton Oratory) come anche nella propria lingua, sia essa l’inglese o l’italiano, il vietnamita, il portoghese o il polacco.
A parlare delle esigenze spirituali che interessano cinque milioni di fedeli in tutto il Regno Unito – di cui quasi un quinto vive nella capitale –, è il vescovo ausiliare della diocesi di Westminster, John Arnold. «Dal 2006 – racconta l’alto prelato – il primo lunedì di maggio la cattedrale di Westminster, che è il cuore pulsante del cattolicesimo di Londra, organizza una messa per gli emigrati. L’obiettivo? Celebrare la diversità culturale e riconoscere il contributo che gli stranieri hanno dato alla cultura anglosassone».
Per l’occasione i fedeli portano gli stendardi e indossano i costumi tipici del loro Paese d’origine. In breve la cattedrale, gremita di autorità istituzionali, ma soprattutto di emigrati, si trasforma in un tripudio di colori. È l’espressione di un cattolicesimo – quello inglese – aperto alla diversità e all’integrazione tra autoctoni e stranieri, compresi gli abitanti dello Stivale. «Da lungo tempo attivi nel campo della ristorazione e dell’orticoltura, gli italiani sono sempre stati molto presenti all’interno della compagine economica e culturale inglese» precisa il vescovo Arnold che, prima della chiamata religiosa, ha esercitato la professione legale. Assai attiva in passato anche sul piano religioso, oggi la comunità cattolica italiana (e non solo) sembra aver effettuato un’inversione di marcia: «A causa della secolarizzazione che caratterizza la nostra epoca, la partecipazione alle messe domenicali sta calando» avvisa il vescovo, che non sembra tuttavia preoccupato. Merito della sferzata di ottimismo che l’elezione di papa Francesco ha portato nella Chiesa. E merito anche degli oltre 830 mila bambini iscritti alle scuole cattoliche di Inghilterra e Galles che testimoniano come le tradizioni religiose nel Regno Unito sappiano ancora parlare a tutte le generazioni.
«Molte diocesi del Paese – continua il vescovo John Arnold – hanno un pastore che si dedica alla formazione della gioventù attraverso incontri di approfondimento e pellegrinaggi, come quello effettuato lo scorso luglio, in occasione della Giornata della Gioventù di Rio de Janeiro». L’accostamento di antica tradizione democratica e recente storia di flussi migratori ha reso la Gran Bretagna capace di accogliere ogni religione ed etnia. «I cattolici nel Regno Unito sono perlopiù d’origine caucasica. A seguire vengono gli oriundi dell’Europa centrale. Molti sono anche gli irlandesi, gli africani e i caraibici» elenca monsignor Arnold. Tante culture per un’unica Chiesa, quella cattolica, che – sensibile interprete dei nostri tempi – oggi più che mai, a qualsiasi latitudine si trovi, rappresenta un porto sicuro per ogni uomo di buona volontà.