Gran Bretagna. Professionisti a prova di PIL
18 Settembre 2015
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Il loro logo è una cravatta con il tricolore. La loro missione è di mettere in connessione professionisti italiani a Londra al fine di creare collaborazione, aiuto e opportunità. Il loro acronimo è PIL (Professionisti Italiani a Londra), nome del gruppo nato su Facebook nel 2011 per volere di due giovani ricercatrici italiane, quindi ereditato e coltivato negli anni da quattro moderatori che vivono nella capitale inglese.
Se, a prima vista, si potrebbe pensare a una tipologia abbastanza diffusa di gruppi per emigrati (cresciuti negli ultimi anni di pari passo col numero di nostri connazionali trasferitisi a Londra), presto si capisce come PIL sia in realtà un gruppo sui generis, che accorpa persone provenienti dalle più svariate categorie professionali.
Questa piattaforma si allontana dal tradizionale mondo della ristorazione e, nel contempo, non si limita a promuovere incontri tra persone che condividono la terra d’origine. Claudio Calogiuri, uno dei responsabili, ci conferma che l’obiettivo di questo social è creare business networking. Con 5 mila contatti su Facebook e 640 su Linkedin, il gruppo, intende «promuovere, connettere, collaborare», ovvero fare ciò di cui si occupano soprattutto le camere di commercio e che ora, in tempo reale e in modo più comodo ed economico, si può fare su Internet. I fruitori, continua ancora l’avvocato di origini romane trasferitosi nel Regno Unito quattordici anni fa, sono persone tra i 20 e i 40 anni, nel pieno della propria vita lavorativa, che abitano a Londra o che sono in procinto di trasferirsi. Per loro PIL è una miniera di informazioni pratiche: esperienze di altri emigrati, annunci di lavoro, consigli per orientarsi nel sistema della previdenza e della tassazione inglese.
Scorrendo tra le migliaia di post, emergono necessità proprie a tutti gli emigrati: la ricerca di un alloggio, del lavoro, di bravi medici. Colpisce, per esempio, che molte famiglie cerchino, attraverso il gruppo, i pediatri a cui affidare la salute dei propri piccoli. Allo stesso modo si evince come la difficoltà di trovare casa accomuni tanti giovani appena «sbarcati» nella capitale: molti lamentano la fatiscenza degli appartamenti e, soprattutto, i costi sproporzionati degli affitti. La ricerca del lavoro è il punto forte di PIL: sono tanti i membri che mettono le proprie conoscenze al servizio dei nuovi arrivati. Ad accomunare questi lavoratori è la grande creatività made in Italy. Qualche esempio? Una ragazza si è inventata una casa editrice di libri italiani che non riescono a entrare nel grande circuito internazionale. Altri informano di avere un piccolissimo ristorante a quattro ruote. Altri ancora vendono gioielli, mobili su misura, prodotti tipici.
E intanto PIL continua a crescere, testimoniando la forte vitalità della nuova comunità di emigrati nella metropoli britannica. Il successo del gruppo è tale che si pensa di replicarlo in altre città inglesi, come è già accaduto in America. Dall’Italia arrivano quotidianamente richieste di informazioni da parte di chi vuole trasferirsi. Per gli incerti vale la risposta formulata da un membro di PIL: «Buttati, altrimenti non darai mai il meglio di te stesso». Un consiglio che a molti giovani ha portato fortuna.
Se, a prima vista, si potrebbe pensare a una tipologia abbastanza diffusa di gruppi per emigrati (cresciuti negli ultimi anni di pari passo col numero di nostri connazionali trasferitisi a Londra), presto si capisce come PIL sia in realtà un gruppo sui generis, che accorpa persone provenienti dalle più svariate categorie professionali.
Questa piattaforma si allontana dal tradizionale mondo della ristorazione e, nel contempo, non si limita a promuovere incontri tra persone che condividono la terra d’origine. Claudio Calogiuri, uno dei responsabili, ci conferma che l’obiettivo di questo social è creare business networking. Con 5 mila contatti su Facebook e 640 su Linkedin, il gruppo, intende «promuovere, connettere, collaborare», ovvero fare ciò di cui si occupano soprattutto le camere di commercio e che ora, in tempo reale e in modo più comodo ed economico, si può fare su Internet. I fruitori, continua ancora l’avvocato di origini romane trasferitosi nel Regno Unito quattordici anni fa, sono persone tra i 20 e i 40 anni, nel pieno della propria vita lavorativa, che abitano a Londra o che sono in procinto di trasferirsi. Per loro PIL è una miniera di informazioni pratiche: esperienze di altri emigrati, annunci di lavoro, consigli per orientarsi nel sistema della previdenza e della tassazione inglese.
Scorrendo tra le migliaia di post, emergono necessità proprie a tutti gli emigrati: la ricerca di un alloggio, del lavoro, di bravi medici. Colpisce, per esempio, che molte famiglie cerchino, attraverso il gruppo, i pediatri a cui affidare la salute dei propri piccoli. Allo stesso modo si evince come la difficoltà di trovare casa accomuni tanti giovani appena «sbarcati» nella capitale: molti lamentano la fatiscenza degli appartamenti e, soprattutto, i costi sproporzionati degli affitti. La ricerca del lavoro è il punto forte di PIL: sono tanti i membri che mettono le proprie conoscenze al servizio dei nuovi arrivati. Ad accomunare questi lavoratori è la grande creatività made in Italy. Qualche esempio? Una ragazza si è inventata una casa editrice di libri italiani che non riescono a entrare nel grande circuito internazionale. Altri informano di avere un piccolissimo ristorante a quattro ruote. Altri ancora vendono gioielli, mobili su misura, prodotti tipici.
E intanto PIL continua a crescere, testimoniando la forte vitalità della nuova comunità di emigrati nella metropoli britannica. Il successo del gruppo è tale che si pensa di replicarlo in altre città inglesi, come è già accaduto in America. Dall’Italia arrivano quotidianamente richieste di informazioni da parte di chi vuole trasferirsi. Per gli incerti vale la risposta formulata da un membro di PIL: «Buttati, altrimenti non darai mai il meglio di te stesso». Un consiglio che a molti giovani ha portato fortuna.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017