Grandi vecchi, senza padroni
Quasi ogni settimana, in un ristorante milanese, Ottavio Missoni chiama a raccolta un piccolo e sempre diverso gruppo di amici per trascorrere insieme una serata piacevole dedicata soprattutto ai ricordi. Già , perché la caratteristica di questi amici è di essere più vicini agli ottanta che ai settanta ed essendo di solito persone che hanno avuto una vita intensa, di ricordi ne hanno tanti e straordinari.
In questa compagnia io, che ho da poco superato i sessant' anni, quando sono invitato vengo presentato come «il giovane», figuratevi un po' . Mi limito quindi, non fosse altro che per rispetto, ad ascoltare più che a parlare, anche quando alla mia memoria si affacciano immagini di tempi e luoghi lontani che forse potrebbero interessare i commensali. Così facendo, in questi anni ho avuto modo di conoscere non soltanto le persone sedute al tavolo ma indirettamente decine, forse centinaia, di uomini e donne di ogni paese, protagonisti delle storie raccontate dai miei amici. Questi ultimi, va sottolineato, sono o sono state persone di successo nei campi di attività più disparate, dallo sport alla letteratura, dalla moda al giornalismo, dalla musica al teatro e al cinema. Mancano soltanto, per antica diffidenza del «padrone di casa», i politici.
È vero che quando rievochiamo incontri ed esperienze molto distanti nel tempo tendiamo a romanzarle e ad arricchirle per stupire l' uditorio, ma gli ospiti di Missoni non hanno peli sulla lingua: quando avvertono, a naso o per diverse informazioni di prima mano, che la storia raccontata è un po' «gonfiata» intervengono e riportano il narratore alla realtà .
Un gran numero di protagonisti della vita italiana e internazionale rivivono così attraverso le testimonianze dirette di chi li ha conosciuti e frequentati. Quello che rende piacevoli i racconti è che sono esposti con una vivacità e un calore quali solo i vecchi riescono a tirare fuori quando si trovano in un ambiente favorevole. Ma non basta, lo scambio di memorie non è in alcun modo competitivo; non serve cioè a dimostrare agli altri quante persone importanti uno ha conosciuto e dunque a sottolineare quanto il narratore sia, o sia stato, importante a sua volta. Questi vecchi, che ho il piacere di incontrare di tanto in tanto, non hanno niente da dimostrare a nessuno, hanno soltanto voglia di alimentare la fiamma del ricordo e, purtroppo, non sempre trovano altrove chi abbia voglia e tempo di ascoltarli.
Con il passare degli anni e degli incontri al ristorante credo di avere capito un' altra cosa, ed è soprattutto di questo che voglio parlarvi. Questi vecchi divertenti, autoironici, a volte amari e malinconici nel rievocare una lunga vita che ha riservato loro successo, ma anche tante sofferenze e dolori, nutrono un reciproco rispetto che cementa il gruppo e trasmette un senso di appartenenza a una comunità . Ma, mi sono chiesto, cosa hanno in comune questi uomini e donne, diversi per professione, opinioni politiche, storie personali, a parte un bel po' di anni di vita operosa? Perché li accomuno in un gruppo ideale di amici al quale faccio spesso riferimento quando mi sento scoraggiato per la pochezza, la volgarità e l' opportunismo di certi personaggi pubblici? Per la verità , io posso dire di conoscere di persona soltanto pochi di loro, per primo Ottavio che ha festeggiato l' ottantesimo compleanno in febbraio. Ma di tutti gli altri, per lo più incontrati solo saltuariamente, è come se fossi amico, perché le loro opere fanno parte della mia vita da sempre. Tra i giornalisti invitati, ad esempio, ce ne sono alcuni che ammiro da quando ero ragazzo: non c' è avvenimento di una qualche importanza che non mi spinga a leggere la loro opinione prima di esprimere pubblicamente la mia. Spesso non la penso come loro, essi stessi sono molto diversi l' uno dall' altro, talvolta certe posizioni che assumono mi fanno perfino arrabbiare, ma il fatto è che di loro mi fido. È forse questa una delle ragioni che spiegano la grande stima che li circonda. A pensarci bene, ecco cosa hanno davvero in comune questi grandi vecchi: non hanno padroni da servire e compiacere, sono (o almeno così mi piace pensarli) liberi.
Oggi, cari lettori, essere liberi di testa non è cosa da poco. Non mancano, per nostra fortuna, donne e uomini, illustri o sconosciuti, dei quali ci si può fidare perché hanno il coraggio e l' orgoglio di parlare, scrivere e agire in proprio, prendendosi la responsabilità delle proprie azioni, nella certezza che quelle azioni non sono dettate per portare acqua al mulino dei potenti di turno. Non mancano, ma sono pochi e spesso hanno vita dura. Il fatto che questi amici abbiano tanto successo in tempi di piaggeria e conformismo dilagante, dimostra che al fondo di ciascuno di noi resta ancora l' aspirazione alla libertà di pensiero, l' ammirazione per chi è capace di dire pane al pane, il desiderio di ribellarsi al servilismo. Mi direte: bella forza, quei tuoi amici si possono permettere di non piegarsi al potere, sono già abbastanza potenti di loro. Non sono d' accordo. Io so cosa scrivevano e facevano in tempi non sospetti, quando non avevano ancora fama, gloria e successo e alcuni di loro sperimentavano di persona il prezzo della servitù ideologica e dei compromessi per la sopravvivenza. Erano scomodi, allora come oggi. Non sono eroi senza macchia e senza paura ma non li ringrazierò mai abbastanza per l' esempio offerto ai più giovani di un percorso che li ha condotti ad alzare la testa e a vivere senza paura e con il minor numero di macchie possibile.