I luoghi santi La terra di Gesù senza cristiani?
Il nostro secolo ha conosciuto un grande incremento dei pellegrinaggi in Terra Santa, sia per la facilità dei trasporti sia per un diffuso interesse per i testi biblici e il Vangelo. Natale e Pasqua poi, sono sempre occasioni in cui cresce l'interesse spirituale per quei luoghi. Tuttavia i cristiani, a differenza dei musulmani e degli ebrei, non esercitano alcun controllo politico sui luoghi delle loro origini, anche se vi è sempre stata una comunità cristiana. Proprio il rinnovato interesse verso la Terra Santa nel Novecento, coincide con una delle fasi più critiche della presenza dei cristiani in quella regione, dove, nella seconda metà del secolo, il numero dei cristiani abitanti ha conosciuto un precipitoso decremento, fino a fare temere che, nel giro di qualche decennio, non vi sarà più una comunità cristiana.
Nell'Ottocento, nel 1894, la percentuale dei cristiani in Palestina era una delle più alte del Medio Oriente, se si eccettua il Libano: i cristiani erano il 13,30 per cento degli abitanti, mentre in Siria erano il 10,88 per cento, in Irak il 2,16 per cento, in Giordania l'8,96 per cento e in Egitto meno del 10 per cento. Dopo la guerra del 1967 i cristiani palestinesi si erano ridotti a poco più del 2 per cento. Complessivamente, tutti i cristiani diminuiscono in percentuale rispetto alla popolazione musulmana in Medio Oriente, sia per il ridotto tasso di nascite sia per la forte tendenza migratoria. Ma il caso palestinese è particolare.
Chi sono i cristiani di Terra Santa? Il viaggiatore che entra in contatto con loro, si stupisce di scoprire che sono arabi. Mi ricordo che un giornalista italiano, qualche anno fa, chiese a un patriarca arabo (che tra l'altro era stato a lungo vescovo in Galilea), quando i cristiani arabi si erano convertiti dall'islam al cristianesimo. La risposta fu decisa: «Noi siamo cristiani da prima che l'islam esista». Le comunità cristiane in Terra Santa sono arabe e si sentono parte del popolo palestinese. Significativamente il leader della delegazione palestinese ai negoziati con Israele a Madrid, era una cristiana, Hanan Ashrawi (probabilmente questa scelta rappresentò anche un fatto di immagine nei confronti dell'Occidente).
I cristiani palestinesi non sono uniti, ma appartengono a differenti confessioni. Nei territori dello stato d'Israele la Chiesa più forte è quella greco-cattolica o melkita, con 39 mila fedeli (mentre ne conta 4 mila a Gerusalemme con una diocesi patriarcale): celebra in rito bizantino come gli ortodossi, in lingua araba, ma è unita a Roma. La Chiesa greco-cattolica è consistente anche in Siria e in Libano. L'altra Chiesa cattolica più forte è quella latina, attorno al patriarcato di Gerusalemme, che è stato fondato nel 1847 in ideale continuità con il patriarcato latino del tempo delle crociate. Giovanni Paolo II, nel 1987, ha nominato, per la prima volta dopo una serie ininterrotta di patriarchi italiani, un patriarca palestinese, monsignor Sabbah. I cattolici sono inseriti nella realtà palestinese. Essi godono, però, dell'appoggio di importanti strutture cattoliche internazionali, prima fra tutte la Custodia francescana di Terra Santa, che per secoli ha gestito i luoghi santi cattolici e ha avuto cura della minoranza cattolica.
L'altra Chiesa importante è la greco-ortodossa, maggioritaria a Gerusalemme e nei territori occupati, ma forte pure in Israele. Il patriarca ortodosso risiede a Gerusalemme, che è, con Costantinopoli, Alessandria e Antiochia (in realtà Damasco), una delle quattro sedi storiche e apostoliche dell'ortodossia. I fedeli del patriarcato ortodosso sono tutti arabi palestinesi, ma il suo patriarca, e la quasi totalità dei suoi vescovi, sono greci e controllano la vita ecclesiastica. Questa situazione è stata all'origine di frizioni tra i fedeli e la gerarchia, che limita l'accesso degli arabi al ministero episcopale. Il patriarcato ortodosso di Gerusalemme rappresenta la Chiesa più antica in Terra Santa. Ci sono, poi, altre comunità cristiane minori, come quella degli armeni, non numerosi ma da secoli radicati in Terra Santa. Piccole comunità , protestanti, maroniti, etiopi e altri costellano la Terra Santa. Un po' tutte le Chiese cristiane tengono ad avere una loro presenza in questi luoghi. Per le vie di Gerusalemme si nota proprio dall'abbigliamento la presenza di religiosi di diverse confessioni.
Manca un'unità di azione tra le Chiese cristiane, anche se negli ultimi tempi i rapporti sono migliorati. Per il restauro del Santo Sepolcro si è raggiunta una certa intesa tra le comunità cristiane, mentre per secoli i rapporti erano stati molto difficili per la contesa dei luoghi santi. Dal 1991 i vescovi cattolici si riuniscono in una conferenza, grazie anche all'azione del nunzio, monsignor Montezemolo. Il patriarcato latino conduce una politica ostile alla vendita di terreni agli ebrei e ai musulmani. D'altra parte, invece, il patriarcato ortodosso - come ha osservato Andrea Pacini - è stato al centro di molte vendite di terreni, che hanno fatto diminuire le disponibilità dei cristiani. Le Chiese, in particolare quelle cattoliche, sono impegnate a frenare l'esodo dei cristiani, tanto da favorire con la costruzione di nuove abitazioni la loro permanenza in Terra Santa.
I primi decenni del prossimo secolo vedranno spegnersi una presenza cristiana antica di due millenni, seppure passata attraverso scenari tanto differenti? È un interrogativo che resta aperto. De Valognes intitola il suo libro sui cristiani in Medio Oriente con questa suggestiva espressione: Vie et mort des chrétiens d'Orient (Vita e morte dei cristiani d'Oriente). Indubbiamente nei prossimi decenni si vedrà come saranno le condizioni di vita di questa piccola minoranza in Palestina. Il maggior pericolo per le Chiese, sta nella politica israeliana tendente ad aumentare lo spazio degli ebrei a danno dei palestinesi. Il patriarca Sabbah ha sempre sostenuto che in Terra Santa ci sono due popoli, gli israeliani e i palestinesi (di cui i cristiani sono parte), e tre religioni (ebraismo, cristianesimo e islam). Tuttavia, viene da chiedersi quale sarà lo spazio dei cristiani nella società musulmana palestinese, se il processo di pace continuerà , come si spera, nonostante le difficoltà . Alcune tensioni con i fondamentalisti sembrano profilare un nuovo fronte difficile per la piccola comunità cristiana. La pace tra ebrei e palestinesi, una maggiore coscienza della propria vocazione, la crescita dell'unità tra le Chiese, sono fatti che potranno aiutare a non interrompere il filo di questa presenza secolare, che pure ha conosciuto tanti momenti difficili nella sua storia.