I Mormoni: rigore e affari
Riprendendo la classificazione proposta nel precedente articolo (ottobre, p. 38-40), si può dire che un buon numero di nuovi movimenti religiosi di origine cristiana nascono dall'idea di «restaurare» o «restituire» la chiesa primitiva dei tempi degli apostoli. Un tempo chiamato «primitivista», questo filone viene oggi denominato di preferenza - per le possibili connotazioni negative del termine «primitivismo» - come «restaurazionista» o «restituzionista».
Fra i movimenti religiosi della corrente restituzionista spicca senz'altro quello dei Mormoni. I membri della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni - la denominazione principale fra quelle che si richiamano al Libro di Mormon - fanno parte di quella che oggi è una delle più grandi religioni mondiali. La loro crescita è stata particolarmente impressionante nel nostro secolo: 283 mila fedeli nel 1900, oltre un milione nel 1947, due milioni nel 1963, cinque milioni nel 1982, e oggi oltre nove milioni. Con una forza di circa quarantacinquemila missionari, i Mormoni hanno registrato incrementi numerici straordinari in paesi come il Brasile, il Messico e la Corea. In Italia, dopo una breve presenza nel secolo scorso, una missione è stata riaperta nel 1966 e i fedeli attuali sono circa diciottomila.
La storia
«Come una piccola setta perseguitata è diventata una delle maggiori denominazioni religiose americane». Questo sottotitolo della prima edizione del volume I Mormoni, un importante saggio del sociologo cattolico Thomas F. O'Dea, riassume in una frase tutta la storia del mormonismo. La storia delle origini del mormonismo si confonde con la biografia del suo fondatore, Joseph Smith Junior (1805-1844). Gli episodi della sua vita decisivi per la fondazione del mormonismo sono sostanzialmente quattro: la «prima visione», la «traduzione» del Libro di Mormon, la «restaurazione» del sacerdozio e l'organizzazione di una serie di comunità teocratiche, cioè governate simbolicamente da Dio e praticamente da uomini che si considerano i più attendibili interpreti della sua volontà .
Emigrato con la famiglia dallo stato del Vermont verso il Nord dello stato di New York - una zona chiamata «il distretto bruciato», dal fervore religioso di numerose confessioni in competizione fra loro - secondo il racconto che farà egli stesso più avanti, nella primavera del 1820 gli appaiono due «personaggi di luce»: il Padre e il Figlio. La «prima visione» prepara quella del settembre del 1823, in cui appare a Joseph Smith un nuovo messaggero celeste: l'angelo Moroni, che gli annuncia l'esistenza di «tavole d'oro» sepolte nella collina di Cumorah presso Manchester (New York), con la storia di un antico popolo e di antichi strumenti o pietre magiche chiamate urim e thummim, necessarie per tradurre le tavole dall'egiziano riformato in inglese.
Gli sarà permesso di portarle con sé solo il 22 settembre 1927, ed entro l'inizio del 1839 Joseph Smith «tradurrà » il Libro di Mormon, che svela l'origine ebraica degli antichi popoli dell'America - dapprima i giarediti, quindi i nefiti e i lamaniti, progenitori degli attuali indiani d'America - e contiene un resoconto del ministero svolto da Gesù Cristo, apparso, dopo l'ascensione, ai nefiti nel continente americano.
La vicenda di Joseph Smith non si ferma al Libro di Mormon. Anzi, è nelle rivelazioni successive che la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni acquista le sue caratteristiche più originali e distintive. Il 15 maggio 1829, per rivelazione celeste, viene restaurato sulla terra - dopo secoli di «interruzione» - l'autentico sacerdozio di Aronne, seguìto dal sacerdozio di Melchisedek. Il 6 aprile 1830 una nuova comunità viene fondata a Fayette (New York). Da questa data al 1844, l'anno dell'assassinio di Joseph Smith, si dipana una storia che va seguita su due piani diversi.
Il primo piano è quello delle rivelazioni e visioni celesti, che Joseph Smith continua a dettare e che articolano quella che diventerà la dottrina dei Mormoni, contenuta non solo nel Libro di Mormon. Fin dalle prime origini manteneva un ruolo centrale nello studio e nella predicazione anche la Bibbia, e più tardi si aggiunsero la Perla di gran prezzo e Dottrina e alleanze; oltre a una serie di rivelazioni occasionali. Quella che susciterà il maggiore clamore sarà il ristabilimento della poligamia, peraltro resa pubblica solo dopo la morte di Joseph Smith. Gli storici moderni, però, hanno ridimensionato l'importanza quantitativa e demografica della poligamia; comunque ufficialmente abbandonata nel 1890, e nella quale non furono mai coinvolti probabilmente più del cinque per cento dei fedeli maschi.
Il secondo piano della storia del primo mormonismo è quello della costruzione teocratica di una serie di comunità guidate dallo stesso Smith e che annunciano, nelle loro strutture, il regno futuro; non senza duri conflitti con gli abitanti delle contrade vicine, che temono la «diversità » dei Mormoni, e soprattutto la loro coesione economica e politica. Animati dalla visione teologica di una riunione in un unico luogo, letteralmente, delle tribù di Israele, come presagio del millennio, i Mormoni costruiscono comunità teocratiche dapprima a Kirtland, nell'Ohio, e in varie località del Missouri dove, secondo le rivelazioni di Joseph Smith, dovrà un giorno sorgere la nuova Sion.
Dopo avere terminato la costruzione di un grande tempio a Nauvoo (Illinois) e avere risolto una crisi, in cui almeno sei fazioni rivendicavano la successione di Joseph Smith, decidendo a grande maggioranza di seguire il presidente del collegio dei dodici apostoli, Brigham Young (1801-1877), fra il 1846 e il 1847 i Mormoni compiono il lungo esodo verso le terre ignote e lontane dello Utah, intorno al Grande Lago Salato (oggi Salt Lake City).
Nello Utah i Mormoni possono costituire una realtà politica semi indipendente, lo stato di Deseret, e realizzare il loro esperimento insieme religioso e sociale, che attira, fra l'altro, numerosi convertiti europei, soprattutto dalla Gran Bretagna e dalla Scandinavia. Con il miglioramento delle comunicazioni fra lo Utah e il resto degli Stati Uniti e l'«americanizzazione» simboleggiata dalla rinuncia alla poligamia - ribadita nel 1904 da una scomunica contenuta nel Secondo manifesto, che costa alla chiesa mormone qualche scisma di fondamentalisti poligamisti (ancora oggi presenti nell'Ovest degli Stati Uniti) - , nel 1896 lo Utah sarà accettato come stato degli Stati Uniti.
La trasformazione da denominazione solo americana in organizzazione religiosa autenticamente internazionale, ha comportato problemi di diverso genere. L'esclusione dei neri dal sacerdozio aveva suscitato controversie e difficoltà fino a quando, nel 1978, il presidente Spencer W. Kimball (1895-1985) ha annunciato una nuova rivelazione che ammette al sacerdozio tutti i fedeli maschi «senza alcuna considerazione di razza o colore». Questi problemi, assieme ad altri, non sono peculiari né unici, e mostrano come la chiesa mormone sia sociologicamente sempre più simile a molte denominazioni contemporanee, segnate da una dialettica fra «progressisti» e «conservatori» che è insieme un elemento di difficoltà e una caratteristica ineliminabile dello sviluppo e della crescita.
La dottrina
I Mormoni credono nel «canone aperto» e nella rivelazione continua. Per quanto importanti siano la Bibbia, il Libro di Mormon e le altre scritture, il mormonismo non è propriamente una religione «del libro». Insiste piuttosto sulla guida da parte di profeti viventi - il presidente della chiesa, «profeta, veggente e rivelatore», i suoi due consiglieri e il collegio dei dodici apostoli - che continuano l'opera della rivelazione nella storia. La visione del mondo tipica dei Mormoni presenta elementi di notevole originalità . Dio - che ha compiuto un cammino progressivo fino a giungere alla sua attuale esaltata condizione - coesiste fin dall'eternità con l'«intelligenza» o spirito e con gli «elementi» materiali, che sono anch'essi «eterni». Non c'è dunque creazione ex nihilo (dal nulla): gli spiriti in cielo sono letteralmente figli di Dio, che propone loro la possibilità di progredire prendendo un corpo sulla terra.
Questo piano viene accettato dalla maggioranza degli spiriti, guidati da Gesù Cristo, e rifiutato soltanto da satana e dai suoi seguaci che, privati della possibilità di incarnarsi, continuano a opporsi a Dio e agli uomini. Per i Mormoni, il peccato di Adamo è una «felix culpa», una trasgressione preordinata da Dio perché il suo piano potesse avere effetto. La dottrina del peccato originale è negata: «Gli uomini saranno puniti per i loro propri peccati, e non per la trasgressione di Adamo», recita il secondo articolo di fede.
Tra i precetti più importanti vanno segnalati il digiuno una volta al mese, il pagamento della decima - il dieci per cento delle proprie entrate - , l'impegno nell'attività missionaria (che contribuisce a spiegare la grande espansione mormone) e il rispetto dell'astensione dall'alcol, dal tabacco, dal caffè e dal tè. Le ordinanze sono il battesimo, l'imposizione delle mani per il dono dello Spirito Santo e la santa cena con pane e acqua. Le cerimonie più importanti sono la investitura, il matrimonio e il battesimo per i morti, in cui anche ai defunti viene offerta la possibilità di partecipare ai benefici della redenzione fino alla esaltazione.
A quest'ultimo aspetto è collegato un punto decisivo della dottrina dei Mormoni: l'escatologia, il discorso su ciò che succede dopo la morte di ognuno e la fine stessa del mondo. Dopo la morte gli spiriti degli uomini giusti e battezzati vanno in un luogo di riposo chiamato paradiso; gli altri spiriti rimangono in una «prigione» la cui parte inferiore, nota come inferno, è riservata a chi rifiuta esplicitamente la verità . Un primo gruppo di santi risorgerà alla seconda venuta di Cristo e regnerà con lui sulla terra durante il millennio, un periodo di pace senza malattie né morte. Alla fine del millennio satana potrà tentare ancora una volta gli uomini, e alcuni lo seguiranno. Quindi tutti risorgeranno per il giudizio finale, che dividerà gli uomini in quattro categorie: fra coloro che riceveranno la gloria celeste, alcuni, al termine di una «progressione eterna» che continuerà anche dopo la morte, potranno raggiungere l'esaltazione suprema: «Diventeranno dei», potranno «generare figli di spirito» e possederanno «ogni potere, gloria, dominio e conoscenza».
CIà CHE UNISCE E QUEL CHE DIVIDE
La posta in gioco della dottrina dell'esaltazione di coloro che «diventeranno dei» - che fonda l'accusa mossa da alcuni di «politeismo», peraltro fermamente respinta dai Mormoni - non è, in realtà , puramente teologica: l'aspirazione all'esaltazione pervade tutta la vita mormone e spinge a un impegno attivo, alle buone opere, talora anche all'acquisizione di conoscenze culturali e scientifiche che in qualche modo potranno aiutare il cammino del continuo autoperfezionamento.
In ogni caso, le peculiarità della dottrina dei Mormoni - come quella dell'esaltazione, del battesimo dei morti, della «eternità » dell'intelligenza e degli elementi materiali, e altre - comportano necessariamente una rottura con le altre chiese e comunità cristiane e mostrano tutta la lontananza fra il mormonismo e le credenze comuni del cristianesimo. D'altro canto, va sottolineata l'importanza di temi cristiani comuni e tradizionali nella vita spirituale quotidiana del fedele mormone di oggi, così come l'attaccamento alla Bibbia e ai grandi temi della storia cristiana della salvezza.
La possibilità di un dialogo interreligioso, quindi, deve tenere conto con attenzione - a fronte di una certa disponibilità mormone a un confronto dialogico - dell'uno e dell'altro aspetto; con questo atteggiamento i cattolici saranno docili all'ammonimento di Gesù Cristo, che chiedeva di essere candidi come colombe, ma anche prudenti come serpenti. P.Z.