I nonni? Per i nipoti meglio del corso di nuoto
«Io e mia moglie siamo infermieri; veramente io ero iscritto a Ingegneria quasi per forza d`inerzia: ero quello che avrebbe dovuto portare avanti la ditta di papà ; quando, però, ho conosciuto mia moglie, mi si è spalancato un nuovo orizzonte, un nuovo modo di vivere e sono felice di `aver lasciato tutto` per seguire lei. Mio padre, è ovvio, non era assolutamente d`accordo: sposare `solo` un`infermiera era soltanto un abbassarmi; quando poi ha capito che anch`io mi sarei `riciclato` infermiere, non voleva crederci. Ha fatto di tutto per metterci i bastoni tra le ruote.
Noi però ci siamo sposati, ma ` non avendo soldi ` ci siamo dovuti piegare ad abitare nell`appartamento che mio padre aveva destinato a me, contiguo al suo, nella bella villetta a due piani, dove abitano anche le mie due sorelle. Naturalmente, appena avremo un po` di soldi, ce ne andremo: ora siamo al secondo figlio e non siamo nell`abbondanza. Devo riconoscere che, quando sono nati i nipotini, mio padre ha lasciato cadere i suoi musi e, specie verso il primo, ha una simpatia sfrenata. Dal balcone gli allunga giocattoli, quando sa benissimo che noi non li ammettiamo, specie quelli così costosi. Se può, lo chiama di nascosto a vedere i cartoni animati (noi non abbiamo la tivù) e io (poiché mia moglie non osa) devo intervenire per strappargli il bambino. Un giorno gli ha perfino chiesto se voleva andare con lui e la sua convivente (che il bambino non chiama nonna, per mia volontà ) in montagna per una settimana!
«Il mio ometto ha cinque anni e io voglio sottrarlo alle cattive influenze del nonno: non voglio che mio padre rischi di tirarlo su come ha fatto con me! Christian, poi, il nipotino prediletto del nonno, è sempre più irrequieto, è aggressivo, esplode, morsica i compagni, oppure sta chiuso nel suo silenzio;le maestre della scuola materna ci hanno più volte avvisato che, se continua così, dovranno segnalarlo ai servizi sociali. Che assomigli al nonno? Oppure, perlomeno, che ne subisca la cattiva influenza?».
Papà Eugenio
Un proibizionismo davvero strano
Ed ecco un piccolo ometto di cinque anni consegnato al «proibizionismo» più innaturale e più inquinante: quello del nonno! Il nonno va proibito perché nocivo alla salute, pericoloso, chissà , può dare alla testa... il risultato è che più il nonno «è proibito» più diventa appetibile, desiderabile. E, dunque, il padre ottiene, anche solo per questo fatto, l`opposto di ciò che vorrebbe.
Ma c`è di più, molto di più: non ci dovrebbe essere nessun figlio/a che dichiara pericoloso/a un nonno/a. Non ci risulta che, per quante carenze, per quanti torti abbia un nonno, il contatto con lui possa essere pericoloso, possa provocare danni. Precisiamo: la possibile influenza negativa, talora assai dolorosa, che ci può essere stata tra genitore e figlio non si replica tra nonno e nipote. Perlomeno per due motivi: perché la relazione in atto è diversa, e perché la vita, lo stesso scorrere degli anni, hanno cambiato l`anziano genitore, magari senza che il figlio se ne sia accorto.
In altre parole, è troppo facile che il figlio che abbia dolorosi conti in sospeso e non abbia elaborato antiche ferite percepisca il rapporto del genitore divenuto nonno allo stesso modo con cui percepisce il proprio antico rapporto. E così «ruba» al figlio il diritto di avere un nonno e al vecchio genitore il diritto di avere un nipotino.
I nonni, infatti, sono un diritto dei bambini: molto più che (ci si perdoni il paragone!) il diritto alle attività parascolastiche, al corso di nuoto, ai giochi; poiché i nonni sono un po` tutto questo. Un nonno, per un nipotino, è il diritto a un rapporto disteso, senza affanno; a un adulto senza l`agenda zeppa di impegni; a uno che, con il passare degli anni, fa i conti con i propri limiti e perciò aiuta il nipotino, che gli vuole bene, a far amicizia con il dolore, con la pazienza.
«Tanto tu non vinci, caro nonno!» diceva un furbissimo quattrenne nel bel mezzo di una partita a domino. «E perché mai non dovrei vincere?», chiese il nonno sorpreso. «Perché i nonni sono lenti!», rispose gioioso il nipotino. La mamma lo sgridò. «Ma io gli voglio bene lo stesso!», esclamò il piccolo. Aveva ragione: e dove mai potrebbe imparare la grande lezione che la «prestazione» non decide sul rapporto affettivo?
La condizione di Christian
Entriamo ora in punta di piedi nel mondo interno di Christian e cerchiamo di immaginare che cosa giunge a lui di questa duratura incomprensione tra papà e nonno. «Il nonno ` pensa Christian ` ha tutte le cose che io desidero: una tv, dei giocattoli meravigliosi; mi viene a cercare, vuole la mia compagnia; potrei andare in montagna con lui; vuoi vedere che sono importante per lui? Ma perché il papà non vuole che io giochi con il nonno, che io dica grazie per i giocattoli che mi dà ... Perché è così arrabbiato quando mi trovo dal nonno? Che il papà sia arrabbiato con me? Forse io non mi merito i giocattoli del nonno? Ecco, forse sì, ho morsicato un compagno, non posso andare dal nonno! E se non morsico nessuno? Quante volte questo pensiero mi pesa, mi pesa così tanto che mi riempie tutta la testa, anche se non lo capisco. Il papà mi ha detto `è perché il nonno ti vizia e tu non devi crescere un bambino viziato`. Viziato? Vuol dire importante? Coccolato? Ecco, è vero, non posso andare dal nonno e così posso piacere a papà . Vero che piaccio papà se non mi lascio trovare dal nonno? Ma io sono arrabbiato! Tanto arrabbiato! Mi viene da morsicare qualcuno!».
Va da sé che simili «pensieri» per un ometto di cinque anni sono piuttosto percezioni, suoni di fondo dissonanti, emozioni: eppure, è ciò che gli succede dentro. In altre parole, Christian è messo in una condizione impossibile. Né può sparire, né può far finta che non esista il nonno.
Lo snodo è il cuore di papà Eugenio
Mettiamoci nei panni del nonno; il figlio ha colpito al cuore tutti i suoi valori: il denaro, il successo, l`avere. Lui non può capire un figlio così: ormai l`ha «perso»; forse si accanisce a pensare che è tutta colpa della nuora; in ogni caso, non se l`è sentita di non dargli la casa che aveva destinato a questo figlio «degenere». Ma la nascita del primo nipotino l`ha sorpreso, anzi l`ha «preso»; chissà , forse pensa che quel «povero bambino», per colpa di genitori così incomprensibili, non abbia quel che si merita, quel che dovrebbe avere per il nome che porta, o, perlomeno, quello che «tutti hanno». Va da sé che per un nonno così è assurdo che in casa del figlio non ci sia la tivù, che figlio e nuora si diano da fare per gli altri, «trascurando» i propri figli...
O forse, quasi senza saperlo nemmeno lui, sta cercando di raggiungere il figlio attraverso il nipotino, spera che i suoi doni al bambino siano un ponte per riallacciare rapporti col figlio... l`ipotesi che egli voglia «usare» il nipotino per metterlo contro il papà , per far del male al figlio, è da scartare. Perché nel cuore del nonno è l`ipotesi più nociva per il nipotino che allora sì, sarebbe davvero spezzato tra due affetti. Del resto, non si capirebbe perché il nonno, in questo caso, ha lasciato che il figlio abiti vicino a lui.
Che fare? Lo snodo di tutto questo è proprio il cuore di papà Eugenio: talvolta l`amore per il figlio può far superare mura invalicabili.
E di amore per Christian si tratta. Il papà potrebbe finalmente parlare col nonno, mettendo davanti un grazie per quello che lui fa per il nipotino. «Lo vedo che gli vuoi bene, che fai di tutto per accontentarlo! Sono contento che Christian abbia un nonno come te. Ho solo una richiesta da farti: che prima di dargli un giocattolo costoso o di invitarlo in montagna tu ne parli a noi, suo padre e sua madre. Christian deve sentire chenonènecessario schierarsi dalla parte del papà contro il nonno e viceversa. Solo così Christian sarà un bambino fortunato come io e te vogliamo».