I «nuovi barbari» sul nostro benessere
«Oggi, con sempre maggiore evidenza, emerge la realtà di una diseguaglianza nel mondo fra Nord ricco e Sud povero, che fa impallidire i sogni di uguaglianza e di giustizia di ieri. La mia esperienza con la Comunità di sant' Egidio sulle strade e sui viottoli nel Sud del mondo (in particolare in Africa e sul Mediterraneo) o nelle periferie della nostra società italiana mi ha portato sempre più a conoscere i diversi aspetti di questa diseguaglianza. Mi ha portato, se così vogliamo dire, sulle strade di tanti poveri. Sono passato attraverso la mia personale ribellione, lo sdegno, la comprensione, il realismo, il dolore per gli effetti devastanti di queste diseguaglianze in ogni parte del mondo, nelle periferie dei paesi industrializzati ma, soprattutto, nelle bidonvilles africane, dove non si riesce neppure a sopravvivere.
Mi sono convinto che la diseguaglianza sia non solo un grave dolore per gli esclusi, ma anche un problema per la sopravvivenza di chi è incluso. Se si scende oltre una soglia di diseguaglianza, c' è un rischio per l' intera comunità , per quella scricchiolante della nostra nazione, quanto per quella tanto più fragile del mondo.
Il caso Africa. L' Africa è, in questo senso, un caso emblematico. Per tre anni sono stato impegnato nel tentativo di riconciliare governo e guerriglia in Mozambico e porre termine a una guerra che ha causato più di un milione di morti. Ho visto la follia di un sistema afro-socialista come quello che si è sviluppato in Africa, la corruzione dei dirigenti africani, veri lords of poverty. Ma, tornata la pace, quale futuro per milioni di persone? Quale futuro quando ci sono 80 alunni in una classe della scuola primaria mozambicana con un vecchio libro per tutti e con tre penne? O quando in Uganda si spendono 3 dollari pro capite per la salute, e 17 per il debito internazionale?
D' altra parte, mi chiedo chi investirà in paesi dove il capitale umano è depauperato per l' ignoranza di gran parte della popolazione o per le malattie, o dove l' Aids è ormai un' epidemia che sta distruggendo il futuro di intere nazioni? La Banca mondiale sottolinea, in un suo rapporto, come l' educazione primaria sia stato uno dei fattori del decollo economico del Sud Est asiatico rispetto all' Africa. In Africa sembra non esserci futuro. Lo si vede dal calo di interesse degli investimenti ma anche degli aiuti occidentali che sono diminuiti del 12 per cento negli ultimi anni. Il Sud si consuma: le sue città , i suoi stati, la sua gente... Ma mentre diminuisce il nostro interesse, cresce la paura nella nostra società per un mondo che si imbarbarisce e vive nel disordine endemico.
Il fondamentalismo. Ma la diseguaglianza ha trovato ormai sui bordi dell' Africa mediterranea una sua espressione conturbante e violenta, quella del fondamentalismo. E non si tratta di un problema religioso: l' ho visto nascere nelle periferie di Algeri, mostruose costruzioni del socialismo, dove il 90 per cento dei giovani è disoccupato. I nostri destini sono troppo diseguali e dissociati da quelli dell' altra riva del Mediterraneo: la solidarietà significa anche saggezza e prudenza. Infatti, i problemi del Sud non si possono risolvere solo con misure di polizia o con un nuovo muro nel Mediterraneo.
C' è un vincolo che è anche geografico: secondo i dati della Banca mondiale, nel 1995 il reddito di un italiano per abitante era nella media europea dei 20 mila dollari. Ma, a 100 chilometri, al di là del canale di Sicilia, abbiamo nel Maghreb circa 1.750 dollari e in Egitto 660 dollari. Al di là del canale di Otranto c' è un' Albania con un reddito incerto tra i 300 e i 400 dollari e una ex Jugoslavia che prima della guerra era a 3 mila. Ovunque nel Mediterraneo si riceve e si ascolta la televisione italiana: si comunicano i nostri modelli di vita. È la prossimità della diseguaglianza. Mentre nascono quattro maghrebini per ogni francese e tre egiziani per un italiano.
Il nostro benessere è assediato dai nuovi «barbari» del Sud. Ma questo assedio lo rende una realtà debole e poco fruibile. Un Sud senza speranza di futuro è consegnato alla cultura della disperazione, terreno di crescita di terrorismo, di disordine, di insediamento di mafie e quant' altro. Tutto è contagioso nel mondo contemporaneo. Un nuovo Sud, sviluppato e prospero, è interesse anche del Nord. La solidarietà serve, alla lunga, anche l' interesse del Nord del mondo e non solo del Sud. La solidarietà rappresenta un investimento per i tempi lunghi. Anche se non è possibile fare miracoli, perché non tutto può essere fatto dalle risorse del Nord e non ogni progetto trova attori e interlocutori nel Sud.
Ma questo disordine non è lontano da noi: è un mondo troppo diseguale per non contagiare anche il nostro. C' è una soglia di diseguaglianza che diviene pericolosa. Tutto circola in un mondo globalizzato: non solo è caduto il muro di Berlino, ma si è diffuso l' Aids (due fatti che hanno quasi concluso il nostro Novecento). Per ora si nota solo la potente spinta migratoria dal Sud.
Il comune destino. Tuttavia, esiste una comunanza minima ma reale di destini tra parti diverse del mondo, superata la quale il clash, lo scontro, potrebbe essere inevitabile nel futuro. Non possiamo lasciare la nostra visione del mondo, quella del Mediterraneo, a una cultura di esclusione, di ipotetici muri o di polizia. Bisogna pensare a una realistica ma verace politica di inclusione. Il tema dell' emigrazione è ponte tra i problemi del lavoro nel Sud e le esigenze di manodopera nel Nord: bisogna ritornare a ragionare in maniera da non rinunciare, pur con regole, a questa mobilità dei lavoratori.
La solidarietà rappresenta anche - a mio avviso - uno dei valori che costituiscono l' identità nazionale: libertà , mercato... non vivono senza solidarietà . Ho idea - come scrive Touraine - che senza la solidarietà si imbarbarisce la società , il mercato perde le sue regole, la libertà diviene una condizione temibile. La mia esperienza di solidarietà e di contatto con il dramma di tanta gente nel nostro paese e nel Sud del mondo è nata da questa spinta alla solidarietà . Ebbene, credo che queste spinte alla solidarietà , con la loro cultura, con le loro domande, con il loro modo di vedere il mondo, rappresentino una parte di quell' orizzonte civile che vogliamo creare, nell' equilibrio tra libertà , solidarietà , mercato, senza mortificare nessuna componente. Ma per questo c' è bisogno di parlare e di pensare il futuro con più intelligenza e audacia.