Il Circeo: antiche magie

Istituito nel 1934, il piccolo parco riesce a darci un’idea di come doveva essere questo bel tratto di costa laziale, prima che (un secolo fa) la bonifica delle Paludi Pontine ne cambiasse vistosamente il volto. (Foto Agenzia Homo ambiens)
08 Settembre 2002 | di

Nonostante sia uno dei più piccoli parchi nazionali italiani e sia in parte intristito da un`€™urbanizzazione selvaggia, spesso anche abusiva, il parco del Circeo, istituito nel 1934 su un`€™area che oggi comprende oltre ottomila ettari, è riuscito a conservare angoli di grande bellezza, magnifico scampolo di natura mediterranea non ancora valorizzato come merita.

Circeo, il nome deriva dalla bella e perfida Circe, figlia del Sole, che un tempo aveva dimora sul promontorio che domina il parco. Maga ammaliatrice e beffarda, era riuscita a sedurre, con lascive profferte, i compagni di Ulisse, impegnati in un avventuroso e interminabile viaggio di ritorno a Itaca, dopo la vittoriosa guerra di Troia. Li sedusse per poi tramutarli in porci.

Andò meglio, invece, agli sconfitti di Troia, Enea e amici, anche loro per mare, ma in cerca di una nuova patria. In loro aiuto era intervenuto Nettuno che, essendo dio del mare, ebbe facile gioco nel tenere lontane le navi dalla costa delle seduzioni e dell`€™inganno.

Per i geologi questo territorio si è formato qualche milione di anni fa, venti forse, quando ciclopici sommovimenti della terra hanno schizzato verso l`€™alto i monti Lepini e i monti Ausoni, e formato la «panchina», una specie di piattaforma che è all`€™origine della laguna pontina, sulla quale s`€™è adagiata una grossa scaglia staccatasi dall`€™Appennino, il monte Circeo appunto.

Poi, il lavorio del tempo e del clima ha strutturato questo luogo in un succedersi di selve, laghetti, acquitrini, dune... Un territorio incantevole, dominato dal promontorio, unico rilievo del parco, nelle cui grotte, formate nella fascia costiera dall`€™erosione delle onde, trovarono rifugio, prima, antichissimi cacciatori neandertaliani e poi, via via, tanti altri che hanno abitato questi luoghi con sostanziale rispetto dell`€™ambiente naturale, modificandolo solo per aumentare gli spazi destinati a coltivazioni e pascoli.

 

La grande bonifica

Nel suo piccolo, il parco riesce a darci un`€™idea di come doveva essere questo bel tratto di costa laziale, prima che (un secolo fa) la bonifica delle Paludi Pontine ne cambiasse vistosamente il volto. La bonifica, un`€™impresa davvero titanica, aveva per fine anche la sconfitta della malaria, malattia allora molto diffusa e grave, trasmessa dalle zanzare che avevano negli stagni e nelle zone umide l`€™ambiente naturale in cui crescere e moltiplicarsi. a danno di chi abitava da quelle parti.

Per sottrarre spazio vitale all`€™infida anofele e ricavare altre terre coltivabili per un Paese che non se la passava affatto bene, a partire dal 1928 furono cancellati migliaia di ettari di foresta, prosciugati stagni e zone umide: il tutto componeva un variegato mosaico ambientale che, quando d`€™inverno le zanzare sparivano, si popolava di gruppi di carbonai e di cacciatori.

La volontà  risanatrice avrebbe forse fatto sparire tutto se, nel 1934, l`€™amministrazione forestale non avesse acquistato oltre tremila ettari della Selva di Terracina per salvare almeno un frammento di quel «pestifero», ma splendido, incanto. Nell`€™area bonificata nel 1932 nasceva Littoria, ora Latina, e, due anni dopo, il parco nazionale.

 

Quattro ambienti diversi

Agli inizi il parco era di dimensioni più ridotte. Con gli ampliamenti effettuati successivamente, oggi esso racchiude quattro ambienti diversi: la verde foresta, i piccoli e splendidi laghi, le aspre rupi del promontorio e, infine, la costa con la vicina isola di Zannone. Certo, la foresta è oggi solo un ricordo della folta Selva di Terracina che si estendeva su oltre undicimila ettari, ma è pur sempre il più grande bosco di pianura in Italia.

La vegetazione è molto varia, accanto a farnie, cerri e altri alberi indigeni che si susseguono ora ordinatamente ora a creare un denso e ombroso intrico, crescono gli esotici e profumati eucalipti. Il sottobosco è formato da una coltre variegata di prugnoli, pungitopi e rovi, caprifogli e felci. Nelle radure pascolano i cinghiali, corrono veloci piccoli roditori, lepri e conigli selvatici. Sugli alberi vive e cinguetta una moltitudine di uccelli: qui, picchi e poiane trovano un rifugio sicuro.

 

I laghi

Da nord a sud, oltre la duna, si estendono i laghi di Fogliano, dei Monaci, Caprolace e Sabaudia, entrati nella zona preclusa del parco solo nel 1975: con i loro undicimila ettari di estensione compongono la più importante zona umida del litorale laziale.

Per lo più salmastri, laghi e stagni sono rifugio di numerosi animali acquatici, come anatre e aironi, cormorani, limicoli, rapaci diurni, folaghe che vi svernano a migliaia. Nelle loro acque guizzano le anguille, i veloci cefali, e poi spigole, orate, saraghi tinche e carpe.

Sulle terre, lungo le rive dei laghi e dei canali, dove crescono canne di palude, giunchi tamerici e salici, pascolano mandrie di bufali. Introdotti da tempo, si sono adattati facilmente nell`€™area pontina e più a sud lungo la costa campana, e danno agli allevatori il prezioso latte con il quale si fanno le note e gustose mozzarelle`€¦ di bufala, appunto.

Nell`€™ambiente delle rupi crescono, tutelati, la palma nana e il finocchio marino. Sulle ripide pareti meridionali `€“ chiamate il Quarto Caldo `€“ del monte Circeo, alto 541 metri, nidifica il falco pellegrino. Alle falde del monte, in uno dei tanti anfratti dove si insediarono i primi abitanti, la grotta Guattari, poco distante dal porto di San Felice, nel 1939 sono stati rinvenuti un cranio di uomo di Neanderthal (paleolitico medio, circa 200 mila anni fa) oggi custodito al museo Pigorini di Roma, alcuni utensili in pietra e le ossa di alcuni mammiferi.

Ma vi sono anche altre cavità  lungo la costa rocciosa, come la grotta delle Capre, il Riparo Blanc, le grotte del Presepio, dell`€™Impiso e della Maga Circe. Il versante settentrionale del promontorio, o Quarto Freddo, ospita invece una fitta boscaglia di lecci e, verso la foresta di pianura, la bella sughereta di Mezzomonte.                             

 

Quando andare

Il parco può essere visitato in qualsiasi stagione, ma preferibilmente nei periodi del passo migratorio, mentre d`€™inverno si possono osservare i numerosi uccelli.

 

Beni culturali

Affacciata sul lago di Sabaudia, la villa di Domiziano risale al I secolo d.C. e oggi mostra i resti di diversi ambienti e un quadriportico. Presso l`€™omonimo lago si trova la villa di Fogliano, complesso di costruzioni edificate nel Settecento e nell`€™Ottocento: ne fa parte il singolare Casino inglese e l`€™attiguo giardino. I paesi inclusi nei confini del parco sono due: Sabaudia, dagli scorci metafisici, conserva pressoché integro il disegno urbanistico degli anni Trenta; d`€™altro genere, l`€™interesse di San Felice, ai piedi del promontorio, dove il centro storico è caratterizzato da vicoli e stradine, ancora cinti, in parte, dalle mura d`€™età  romana. A poca distanza dal porto di San Felice si trova la grotta Guattari, dove, nel 1939, sono stati ritrovati il cranio di un uomo di Neanderthal, utensili in pietra e ossa di mammiferi. A Zannone sono i resti di un convento benedettino e di una peschiera romana.

Affacciata sul lago di Sabaudia, la Villa di Domiziano risale al I secolo d.C. e oggi mostra i resti di diversi ambienti e un quadriportico. Presso l`€™omonimo lago si trova la villa di Fogliano, complesso di costruzioni edificate nel Settecento e nell`€™Ottocento: ne fa parte il singolare Casino inglese e l`€™attiguo giardino. I paesi inclusi nei confini del parco sono due: Sabaudia, dagli scorci metafisici, conserva pressoché integro il disegno urbanistico degli anni Trenta; d`€™altro genere, l`€™interesse di San Felice, ai piedi del promontorio, dove il centro storico è caratterizzato da vicoli e stradine, ancora cinti, in parte, dalle mura d`€™età  romana. A poca distanza dal porto di San Felice si trova la grotta Guattari, dove, nel 1939, sono stati ritrovati il cranio di un uomo di Neandertal, utensili in pietra e ossa di mammiferi. A Zannone sono i resti di un convento benedettino e di una peschiera romana.

  

A spasso per il Circeo

I sentieri più impegnativi salgono al monte Circeo partendo da Torre Paola o da San Felice. Lungo la pianeggiante duna o nella selva, meglio passeggiare in bicicletta. Il tratto di strada asfaltata che costeggia il lago dei Monaci è chiuso al traffico automobilistico, e dunque si presta benissimo alle gite in bici. La cooperativa «Melacotogna» (Sabaudia, via Carlo Alberto, tel. 0773 511206) organizza visite guidate, tra l`€™altro, alla Grotta Guattari e alla Grotta delle Capre, nonché visite notturne alla Foresta demaniale nei mesi estivi.

Ma si può anche scoprire l`€™ambiente dei laghi andando in canoa (Circolo canottieri, tel. 0773 517951 oppure 0339 2023134).

Gli amanti delle passeggiate a cavallo possono rivolgersi ai centri ippici «Lucullo» (tel. 0773 596042) e «Pontino» (tel. 0773 534491), entrambi a Sabaudia.

 

 

 

 

Musei

Museo naturalistico presso il centro visita a Sabaudia

Museo civico Antiquarium (tel. 0773 661348/466532)

Museo della bonifica a Latina (tel. 0773 637005)

Pinacoteca civica d`€™Arte moderna a Latina (tel. 0773 661348)

Museo del mare e della costa a Sabaudia (tel. 0773 511340)

Mostra «Homo sapiens e habitat» a San Felice Circeo (tel. 0773 5480)

 

Senza barriere

Il museo naturalistico, la biblioteca e la sala proiezioni presso il centro visita di Sabaudia sono dotati di sollevatori, per superare le barriere architettoniche esistenti. Essendo privi di dislivelli, anche i sentieri in foresta sono percorribili dai portatori di handicap con accompagnatori.

A Villa Fogliano, inoltre, è stato allestito un sentiero con tabelle in Braille per non vedenti.

 

 

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017