Il digiuno come preghiera per la pace
Il 5 di marzo è da considerarsi, in ogni caso, una «data storica». Cinquant`anni fa, quel giorno, morì (sembra pei postumi di una sbornia da wodka) Stalin, il Dittatore. Un rullio di tamburi aprì sinistramente l`annuncio di Radio Mosca. Poi seguirono, a piena orchestra, le Sinfonie predilette dal Tiranno: la Patetica di Chaikovski e la Nona di Beethoven. Ci fu chi pianse, ci fu chi gioì nel suo intimo, epperò la Paura che Stalin aveva diffuso tutt`ingiro non s`estinse con la sua morte. I medici chiamati al capezzale del Dittatore già in coma, pietrificati dal timore di far qualcosa di non corretto (che Lui avrebbe considerato «un errore», passibile di funeste conseguenze), traccheggiarono a lungo prima di decidersi a visitare il terribile paziente. A loro volta, i medici legali comandati dell`autopsia esitarono lungamente prima di dare di scalpello sul dittatoriale cranio.
Altro accadimento «storico», il Digiuno delle Ceneri voluto dal Papa; gesto simbolico in difesa della Pace. Come estrema protesta contro il neofondamentalismo di chi pretende di trovare nella Bibbia non già il sentiero che indica la Pace bensì l`incitamento a far la guerra, beninteso «santa».
Sappiamo dell`ironia di Stalin: «quante divisioni ha il Papa?» e possiamo rispondere che l`Uomo caldo venuto dal Freddo ha visto arruolarsi nell`Esercito della Pace gente diversa e di diversi luoghi, in proporzioni inimmaginabili. E questo Esercito della Pace, senza armi che non fossero il digiuno e la preghiera, ha certamente toccato il cuore del vecchio Papa che fu operaio, che l`orrore della guerra lui, polacco, conosce per averlo sperimentato sulla propria pelle. Nella austera Basilica di Santa Sabina, sull`Aventino, il Papa ha ricordato che la liturgia quaresimale «impegna i credenti a fare tutto il possibile per anticipare nel tempo presente qualcosa della Pace futura». Ma digiunare non basta, non basta recitare il Rosario o battersi il petto: occorrono «opere di giustizia» ha gridato il Papa ricordando il Profeta Isaja quando afferma come Dio al digiuno preferisca la liberazione degli oppressi.
Su «Avvenire» l`ispirato suo direttore, Dino Boffo, ha scritto un articolo di fondo al quale fa da pendant una toccante, acuta riflessione (sul digiuno) dell`ebreo Gad Lerner. «Nel digiuno ` scrive Gad `, si esprime una visione dell`Occidente più laica e moderna di certi suoi paladini armati». E Dino Boffo osserva come la notizia non sia il digiuno del Papa bensì la preghiera: del Pontefice, del suo esercito di pacificatori. «La preghiera come atto semplice e superiore, semplice ma non semplicista». «Certi demoni si cacciano solo con il digiuno e la preghiera». La guerra è certamente tra questi, il terrorismo pure, la miseria`¦ La preghiera come filtro convertitore, che raddrizza e ri-orienta».
Anche forma, la preghiera, di pressione politica? si domanda Boffo. «Di più, molto di più. Come intrusione nei piani di Dio. Ha detto un giorno il Papa: «Ecco una icona di straordinaria forma espressiva: l`icona del pastore orante`¦ In certo senso tutto dipende dalle mani di Mosé tese verso l`alto».
Verso la Storia, nel tentativo santo di avviarla incontro alla pace che fa sorridere la vita.