Il fascino antico del Celeste Impero
Italia e Cina incrementano gli scambi, non solo commerciali, ma anche attraverso la cultura e l'arte. Due grandi mostre archeologiche espongono opere della civiltà cinese dalla nascita del Celeste Impero (221 avanti Cristo) alla caduta della dinastia Tang, alle soglie dell'anno Mille. Sono arrivati in Italia autentici capolavori, dal sapore orientale e dall'eleganza indiscutibile, provenienti direttamente dagli scavi archeologici o dai musei cinesi.
Visitare il Museo archeologico nazionale, a Napoli, o la Casa dei Carraresi, a Treviso, garantisce emozioni mozzafiato, perché fa scoprire un volto della Cina sconosciuto e affascinante. Le due mostre, preziose e ricercate, raffinate negli allestimenti, sono la testimonianza di scambi sempre più fitti con la Cina.
La mostra di Napoli («Tang. Arte e cultura nell'antica Cina») segue quella sulla civiltà dell'Antica Roma, allestita nel giugno del 2004 a Pechino, e ha come motivo di interesse e novità assoluta molti pezzi provenienti dallo scavo italiano di Luoyang.
Quella di Treviso («La via della seta e la civiltà cinese») inaugura un percorso di conoscenza della Cina antica il cui punto di partenza è la via della Seta, che è un po' l'emblema dei rapporti tra Oriente e Occidente.
Gli scambi tra Italia e Cina hanno i loro lontani precursori in eccezionali viaggiatori entrati nella leggenda, da Marco Polo al francescano Odorico da Pordenone. Si pensi che nel XIII secolo Pechino aveva un vescovo cattolico, il primo, il francescano Giovanni da Montecorvino. Il gesuita Matteo Ricci fu insignito dell'onorificenza di mandarino, mentre Giuseppe Castiglione, con il nome di Lang Shining, fu tra i più noti pittori del Settecento cinese.
L'avvento del Celeste Impero, ad opera della dinastia Qin, risale al 221 prima di Cristo, data che segna anche la nascita della Cina come Paese. Qin Shi Huang ha avuto il sopravvento su sette Stati in lotta tra loro. A Treviso fanno bella mostra di sé I guerrieri di Xi'an : realizzati durante la dinastia Qin, alti oltre un metro, sono il simbolo della Cina di ventidue secoli fa. Il curatore della mostra, Adriano Mà daro, è giustamente orgoglioso di averli portati nella Casa dei Carraresi. Alla dinastia Qin seguirono le dinastie degli Han occidentali e orientali, che regnarono per quattro secoli, ricordati a Treviso anche attraverso modellini che riproducono le abitazioni di quel tempo lontano.
A Napoli, i Tang: l'età dell'oro
Il buddismo è arrivato in Cina dall'India ed è ampiamente rappresentato nella seconda sezione della mostra di Napoli, come spiega la curatrice, Lucia Caterina, docente di archeologia cinese all'«Orientale», l'università partenopea che dal 1997 partecipa agli scavi di Luoyang, dove sorgeva un monastero buddista.
Siamo nel pieno fulgore della dinastia Tang, di cui si occupa, in esclusiva, la mostra di Napoli. I Tang sono stati i protagonisti della cosiddetta «età dell'oro», una specie di rinascimento cinese durante il quale alla stabilità politica si accompagnarono eccellenti espressioni artistiche, propiziate da generosi mecenati: regge e palazzi nelle due capitali, Chanhg'an e Luoyang, tombe imperiali, monasteri...
Dal VII al X secolo in Cina, e cioè con la dinastia Tang, c'erano quattro religioni: il buddismo, il manicheismo, il cristianesimo e lo zoroastrismo. Il buddismo era la religione dominante e i sovrani Tang ne favorirono lo sviluppo facendo costruire molti templi, però, proprio in epoca Tang, nel 638, con un editto Li Shimin autorizzava anche la diffusione del cristianesimo.
La dinastia Tang cessò ufficialmente nel 907 dopo Cristo, ma le statue eseguite durante questo periodo non hanno perso nulla del loro fascino.
La via della Seta un'eterna leggenda
La via della Seta è un'idea prima ancora che una realtà . È un'idea perché è simbolo ed emblema della volontà dell'uomo di andare, di esplorare, spinto dall'ansia intellettuale di conoscere e da quella più concreta del commercio. Nella realtà , poi, la via della Seta è il lungo intreccio di vie carovaniere che collegavano l'Oriente con l'Occidente, l'impero cinese al mondo mediterraneo, greco e poi romano, con la Persia a fare da cerniera e, in mezzo, il Taklimakan, uno dei deserti più spettrali della Terra, detto il «luogo dal quale non si torna».
A farne una via commerciale furono probabilmente gli sciiti, almeno sette od otto secoli prima della nostra era, quando portavano in Occidente la novità della seta, tanto apprezzata dai greci e che i romani - come si legge negli annali cinesi - volevano comprare cruda, direttamente in Cina.
A Treviso sono in mostra abiti cinesi di seta purissima, finemente ricamati, risalenti a ventidue secoli fa! Ci sono indumenti tessuti con fiori e con draghi che paiono quadri: niente di simile ci è pervenuto di quel periodo, invece, da Roma.
Un grande drago, simbolo del potere della dinastia Qin, apre la mostra. Eccezionale la presenza del Corteo di guardie d'onore di Zhang (dinastia Han), che per la prima volta esce dalla Cina. Il gruppo bronzeo è composto da trentotto cavalli, quattordici carri, un bue, diciassette guerrieri e ventotto servitori. Le iscrizioni impresse sulle statue fanno ritenere che proprietario della tomba fosse il generale Zhang. Tutti insieme, i guerrieri rappresentano una spettacolare scena di un corteo in movimento.
Altro pezzo di una bellezza mozzafiato è la Ragazza addormentata su cammello. C'è poi la Donna Paffuta , una terracotta che testimonia il modello di bellezza femminile Tang.
«Le donne dell'aristocrazia, in epoca Tang, - spiega Lucia Caterina - erano abbastanza libere». Le vediamo, vestite in abiti maschili, correre a cavallo o giocare a polo. La favorita dell'imperatore, Yang Guifei, impose anche una nuova moda, basata sulla sua bellezza prosperosa. Le donne Tang, che vestivano scollate ed erano truccatissime, sono rappresentate in stupende sculture: basti, come esempio, la splendida Dama giunta a Napoli dal museo nazionale di Pechino o, a Treviso, la già citata Donna Paffuta in terracotta colorata o l'altrettanto bella Offerente .
Sempre alla dinastia Tang appartengono statue di cammelli da trasporto turchi, perché i cinesi non percorrevano la via della Seta e utilizzavano gli occidentali per questo lungo e insidioso viaggio.
Le statue che raffigurano stranieri sono presenti in entrambe le mostre: un Cammelliere straniero su cammello, un Palafreniere straniero , con capelli ricci e sembianze non certo cinesi, stanno a testimoniare la grande apertura della Cina verso l'Occidente: caucasici, semiti, armeni con cui ci furono intensi scambi commerciali.
Le tombe Tang erano vere dimore sotterranee, piene di tesori, dipinti murali, statue, splendidi oggetti d'argento, terrecotte dipinte o dorate.
Suonatori, danzatrici, musicisti su cammello, palafrenieri di terracotta invetriata, guerrieri in marmo dorato, persino i dodici animali dello zodiaco cinese e tantissime altre statue provengono dalle tombe, e rispecchiano la condizione sociale del defunto.
Gli oggetti rinvenuti dimostrano che il defunto si garantiva nel viaggio e nell'aldilà gli stessi privilegi goduti in vita.
Info
La via della Seta e la civiltà cinese
Treviso, Casa dei Carraresi fino al 30 aprile 2006
Info: tel. 0422 513150 - www.laviadellaseta.info
Arte e cultura in Cina prima dell'anno Mille
Napoli, Museo archeologico nazionale fino al 22 aprile 2006
Info: numero verde 848 800288 - www.civita.it/tang