Il futuro dell’Inas-Cisl. La riforma del patronato
Secondo il nuovo presidente Panero, 'oggi, vivendo un tempo caratterizzato dalla complessità , dobbiamo essere capaci di tradurre in modo appropriato i valori che ci appartengono'.
Roma
Dal 1 febbraio 1998, Giancarlo Panero, 49 anni, è il nuovo presidente dell'Inas-Cisl. Panero ha iniziato l'attività sindacale quale attivista della Cisl e, poi, come delegato del consiglio di fabbrica alla Cartiera Burgo di Verzuolo. Nel 1973 è stato segretario provinciale della Federlibro (grafici e cartai della Cisl) e nel '77 è entrato a far parte della segreteria dell'Unione provinciale Cisl di Cuneo. Due anni dopo, con l'istituzione dei comprensori, è stato eletto segretario generale della Cisl di Saluzzo. Nel 1981 è entrato nella segreteria regionale piemontese della Cisl, e nel 1989 è divenuto segretario generale dell'Unione sindacale regionale Cisl Piemonte, carica che ha ricoperto fino alla nomina a presidente dell'Inas.
In questa intervista, Panero fa un bilancio dell'attività dell'Inas, anticipando alcuni degli obiettivi che intende perseguire durante il suo mandato.
Msa. Lei ha assunto la presidenza di un ente di patrocinio sociale in un momento storico caratterizzato dalla complessità . A quali valori solidaristici si ispira oggi l'Inas-Cisl?
Panero. I valori dell'Inas di oggi sono quelli che da sempre caratterizzano la solidarietà , l'uguaglianza, la partecipazione e la democrazia. L'Inas è stato creato dalla Cisl per attuare concretamente questi valori nel suo lavoro di assistenza, tutela e consulenza nei campi della previdenza, della sanità , della famiglia, del lavoro. I patronati sono infatti una parte importante dei sindacati di cui sono emanazione. Siamo tutti sindacalisti, pur se con ruoli differenti.
La modernità e l'attualità di un istituto quale il nostro, è data dalla capacità di adeguare strutture e metodi di lavoro al contesto che varia. Oggi, infatti, la solidarietà non è più solo semplice assistenza ma diviene consulenza personalizzata. La tutela, che è sinonimo di giustizia, deve sapersi coniugare con professionalità ed efficienza. Alla vigilia del nuovo millennio, dunque, l'Inas eredita dal secolo della sua fondazione i principi e i valori di riferimento che costituiscono la ragione storica della sua esistenza e li adegua ai cambiamenti in atto, confermando così la sua funzione anche per gli anni a venire.
Quali sono le nuove domande sociali che stimolano la riforma dei patronati operanti in Italia e all'estero?
I cambiamenti sociali ed economici a cui stiamo assistendo sono di tale portata che stanno radicalmente cambiando il nostro orizzonte di riferimento. Prendiamo ad esempio il mercato del lavoro. Appare evidente che oggi il lavoro si presenta, sempre più, in modo precario, flessibile, sommerso, e che questo genera insicurezza circa il proprio futuro previdenziale, circa le scelte da operare.
Cambia, dunque, il lavoro; cambiano lo stato sociale e la previdenza. Deve cambiare anche il patronato. Per questo abbiamo sollecitato, e aspettiamo a breve termine, una legge di riforma del sistema dei patronati che ci metta in condizione di operare al meglio, alla luce dei cambiamenti in corso. Una riforma che confermi il tradizionale ruolo di patrocinio gratuito in materia previdenziale e assistenziale, aprendo al contempo il patronato a un sistema di contribuzione privato in un quadro di allargamento di compiti e servizi per i quali può essere chiesta una quota anche al 'cliente'. Una riforma che apre l'era del sistema misto facendo del patronato un soggetto importante e decisivo nella riorganizzazione dello stato sociale, un punto di riferimento per tutti i lavoratori e i pensionati.
Di fronte alle prospettive dell'Unione europea e tenendo presente il fenomeno della globalizzazione, quali sono le sfide che l'Inas-Cisl dovrà affrontare per continuare il suo servizio di tutela degli italiani all'estero e degli immigrati ?
All'interno di questo nuovo scenario, anche l'emigrazione non è più la stessa. Quella di un tempo si è ormai integrata e stabilizzata, e oggi chiede alle 103 strutture dell'Inas presenti in tutto il mondo nuovi servizi, quali, ad esempio, la previdenza complementare o la consulenza in materia fiscale. La 'nuova' emigrazione, invece, è costituita dai lavoratori a seguito di imprese, ed è un fenomeno in piena espansione in tutta Europa. In Germania, ad esempio, sono oltre 50.000 i lavoratori italiani a seguito di imprese. Per ciò che riguarda il fenomeno dell'emigrazione, c'è da dire che anche questo è importante e in piena evoluzione. Sarà una delle sfide del futuro e l'Inas, in accordo con la Cisl sta adeguatamente preparando da tempo i suoi operatori per far fronte alle sempre più numerose istanze di quanti ci chiedono assistenza per un permesso di soggiorno, o per un ricongiungimento familiare o per il diritto alla cittadinanza. Siamo tra quelli che considerano l'azione una grande ricchezza per il Paese e non un 'problema'.
Abbiamo detto che ormai i bisogni sociali cambiano rapidamente: quali saranno le richieste delle fasce deboli della società del 2000?
Gli operatori dell'Inas, negli anni Cinquanta venivano chiamati gli 'avvocati dei poveri' perché con il loro lavoro quotidiano aiutavano chi aveva bisogno di tutela e assistenza. Certo domani sarà diverso e forse più complesso il tipo di povertà a cui andiamo incontro, comunque ci sarà sempre bisogno di qualcuno che stia dalla parte di chi è più debole e indifeso, che sia per loro un punto di riferimento certo, diffuso capillarmente sul territorio, e che sappia tradurre il complesso delle normative, dei regolamenti, delle disposizioni in continuo cambiamento, in vantaggi pratici, trasformando l'incertezza e l'insicurezza in risposte concrete e certe.
I regolamenti comunitari del 1972 vanno aggiornati
Tutela europea per i lavoratori
Il mondo del lavoro, a seguito dell'apertura dei mercati e della libera circolazione delle imprese, manifesta in Europa un fenomeno nuovo (anche se da alcuni anni esiste in Paesi extracomunitari): quello dei lavoratori italiani a seguito di imprese italiane, fenomeno in aumento costante, in particolare nel campo dell'edilizia e della metallurgia. Lavoratori che pur mantenendo legami con il mercato del lavoro italiano, e quindi percependo uno stipendio italiano (contribuendo così al nostro sistema previdenziale e fiscale) lavorano però in Paesi diversi dall'Italia. Mentre la normativa contrattuale e previdenziale rimane quella italiana, le 'regole' del lavoro e della sicurezza sono di pertinenza del Paese ospitante.
Vi è in materia una difficoltà gestionale e di tutela di questi lavoratori definiti 'nuovi migranti'. Per quanto riguarda la Germania, il sindacato italiano Cgil-Cisl-Uil degli edili ha recentemente firmato un accordo di collaborazione con il sindacato degli edili Dgb.
La tutela di questi lavoratori inizierà già dalla partenza dall'Italia e troverà concretezza in Germania nei cantieri e nei luoghi di lavoro. I nostri lavoratori si troveranno a fianco di altri lavoratori comunitari non tedeschi, in quanto un numero sempre più alto di imprese portoghesi e spagnole operano nell'ambito del grande mercato europeo.
Va da sé che, in un momento così importante e significativo di apertura del mondo del lavoro, la sicurezza sociale ferma ai regolamenti del 1972, e successivi, non possa più regolare in modo soddisfacente le esigenze dei lavoratori che si spostano all'interno dell'Unione europea.
Occorre aggiungere che troppi cambiamenti sono avvenuti in questi ultimi anni nelle legislazioni di sicurezza sociale nazionali. Anche se i lavoratori a seguito di imprese, per le loro pensioni faranno sempre riferimento al Paese di provenienza, cosa succederà invece per gli infortuni sul lavoro? Chi sarà responsabile? Si parla già di 'nuova emigrazione' e si concretizza sempre di più l'idea di una terza Conferenza dell'emigrazione.
Ma la novità vera, per quanto concerne la sicurezza sociale, sta nella presa di coscienza che i regolamenti comunitari stipulati nel 1972 (e successive disposizioni) devono essere modernizzati e adeguati alle legislazioni dei singoli Paesi che negli anni sono naturalmente mutate. Nuove categorie di destinatari delle prestazioni vanno inseriti nel 'campo di applicazione'. Un esempio per tutti: gli studenti che si muovono all'interno dell'Unione europea e i lavoratori extracomunitari, fenomeno nuovo che si sta sempre più allargando nell'Europa 'ricca'. In questo contesto il Parlamento europeo ha già iniziato a discutere, e un comitato di tecnici (di cui fa parte anche l'Inas con il sottoscritto in rappresentanza, con altri colleghi, del Cepa) ha già iniziato a lavorare a Bruxelles e concluderà la prima fase dei lavori nel prossimo autunno.
Gianni Tosini