Il futuro in una carta
Sono tante le superstizioni legate a un nuovo anno: per esempio, che l’andamento del giorno di Capodanno caratterizzi tutti gli altri 364 giorni, che mangiare lenticchie favorisca la prosperità economica, che indossare un indumento rosso porti fortuna. Ma come sarà l’anno appena iniziato? Sembra che in tanti vogliano saperlo. Per conoscere il futuro molti italiani, di tutti i ceti sociali, pare consultino oroscopi, cartomanti e tarocchi. Secondo una ricerca del Codacons, si stima siano circa 13 milioni gli italiani che si rivolgono a 160 mila operatori dell’occulto.
«L’interesse per magia e occultismo, negli ultimi anni, è cresciuto in modo spaventoso. Trova terreno fertile soprattutto nella vita di molti giovani, spesso caratterizzata da una profonda solitudine, da situazioni familiari difficili e da incertezze per il futuro», spiega Carlo Climati, direttore del Laboratorio di comunicazione dell’Università Europea di Roma e autore, tra l’altro, del libro I giovani e l’esoterismo (Paoline). «L’occultismo, proposto come soluzione immediata dei problemi quotidiani, può causare danni enormi nella mente delle persone. Può contribuire a creare una generazione di “nuovi schiavi”, intrappolati nei loro stessi comportamenti».
Ma come si diffonde il «virus» dell’esoterismo? E quali sono le cause dell’«epidemia esoterica» che colpisce le nuove generazioni? Tutto nasce da un grande equivoco, osserva Climati. «Le persone pensano che il ricorso alla magia sia qualcosa di bello, di simpatico, di affascinante. Credono di trovare nell’occultismo un alleato per risolvere i propri problemi. E così, si avvicinano con fiducia alle pratiche magiche, senza accorgersi che stanno scherzando col fuoco». Il «virus» dell’occultismo, della magia e della superstizione si diffonde anche perché, tra le persone, mancano sempre di più gli anticorpi per affrontarlo. «Non ci sono difese immunitarie. Tutto nasce anche da una certa “non-cultura del non-impegno”. Credere nel potere delle carte o di un amuleto significa affidarsi a qualcosa di estraneo alla propria vita per risolvere un problema. Significa rinunciare a impegnarsi per raggiungere un obiettivo, delegando tutto al presunto “potere” di un talismano, di un filtro magico o del mago di turno».
Quando si è soli, sottolinea ancora l’autore de I giovani e l’esoterismo, è molto facile essere schiavizzati, strumentalizzati, indottrinati da qualcuno. E questo, ricorda Climati, alimenta un grande mercato. «Magia, esoterismo e superstizione muovono un giro d’affari di milioni di euro. L’esoterismo – prosegue – è spesso un modo per esercitare un potere nei confronti degli altri. E questi “altri”, in genere, sono persone deboli, fragili, in crisi, in difficoltà. Sono persone che stanno attraversando un momento critico nella loro vita, che cercano delle risposte immediate ai propri interrogativi o una soluzione ai propri problemi. E il “sedicente mago”, che ben conosce la psicologia degli individui più fragili, proprio a loro dice: “Io ho il potere di guarirti”; “Ho la formula magica che ti permetterà di trovare l’amore che stai cercando”. Oppure: “Attraverso la lettura delle carte posso aiutarti a conoscere il tuo destino”. O ancora: “Questo amuleto ha un potere immenso e cambierà completamente la tua vita”».
«Il fatto più grave – dice ancora Climati – è la strumentalizzazione del dolore da parte degli spiritisti. Questi, per colpire, approfittano dei momenti di debolezza di chi soffre per la perdita di una persona cara. Propongono una strada che, inizialmente, sembra donare sollievo, ma che con il tempo conduce sul terreno della dipendenza e dell’alienazione». Magia, tra solitudine e rassegnazione La conferma viene anche dal dottor Cesare Guerreschi, psicologo-psicoterapeuta, fondatore e presidente della Società italiana interventi sulle patologie compulsive (S.I.I.Pa.C.), responsabile della Comunità terapeutica per il gioco d’azzardo patologico, autore di diversi libri su questo tema: «Quando ai momenti di sofferenza si somma la solitudine è molto facile essere attratti da esperienze di questo tipo. L’esempio classico è quello della madre che ha perso un figlio e, nella disperazione, cerca forza aggrappandosi all’illusione di poter comunicare ancora con lui. Questa donna è facile preda di persone che strumentalizzano la sofferenza degli altri a proprio vantaggio, con l’unico obiettivo di trasformarla in una fonte di reddito».
Affidarsi alla magia può avere anche un’altra valenza: il rifiuto di assumere con responsabilità l’impegno della propria vita, sposando un atteggiamento rinunciatario e passivo e aspettando che qualcuno o qualcosa risolva i problemi.
Guerreschi inoltre sottolinea come in questo periodo storico, a differenza del passato, «la convinzione di lasciare un mondo migliore alle generazioni future è sparita, facendo spazio alla disperazione. I continui cambiamenti sociali e tecnologici hanno creato una situazione di confusione, di caos, alla quale si reagisce aggrappandosi alle vecchie convinzioni. Infine, la diffusione della tecnologia, che favorisce i contatti virtuali più che quelli reali, ha aumentato la solitudine e la conseguente difficoltà di condividere le proprie sofferenze. L’insieme di queste situazioni dolorose porta spesso l’individuo ad affidarsi a chi offre l’aiuto più semplice, immediato, quello che non richiede sforzi da parte sua perché giunge dall’esterno, magari grazie a una particolare “energia” o alla semplice fortuna. L’accessibilità a questi canali magici è in aumento anche grazie a internet, che è sempre più alla portata di tutti – continua l’esperto di patologie compulsive –. Ma anche la televisione viene molto utilizzata dai “professionisti” del magico: grazie a essa, infatti, si raggiunge una porzione considerevole della popolazione italiana, composta soprattutto da anziani e casalinghe. Costoro, sentendo parlare di soluzioni semplici e immediate ai loro problemi, sono naturalmente portati a cedere alle lusinghe di questi “venditori di speranza”, i quali utilizzano sempre con tutti la stessa strategia: offrire risposte molto vaghe agli interrogativi posti, dando così l’impressione di conoscere davvero i problemi delle persone».
Guerreschi riferisce un caso. «Ultimamente abbiamo accolto presso la nostra struttura una donna di 40 anni, dipendente affettiva e da cartomanti. Il suo unico scopo nella vita era diventato quello di conoscere, attraverso le carte, il proprio futuro, con particolare riguardo alla sua situazione sentimentale. Aveva quindi messo in atto una strategia inconsapevole per far fronte alla forte paura di rimanere sola».
Come uscire da questa spirale? «È molto difficile dare consigli pratici – dice Guerreschi –, in quanto, spesso, il comportamento problematico è solo la punta di un iceberg. La causa scatenante è molto più profonda. Si tratta di persone in genere fragili, in cerca di continue conferme e bisognose di controllare l’ambiente esterno».
Che cosa possono fare i parenti di una persona che si avvicina a questo mondo rimanendone psicologicamente dipendente? «Il ruolo dei parenti sarebbe soprattutto quello di accorgersi del problema e di spingere il loro caro, senza però colpevolizzarlo, a intraprendere un percorso terapeutico che lo conduca verso un pensiero più funzionale». La consapevolezza di avere un problema, infatti, quasi sempre si manifesta nell’individuo dipendente solo tardi, quando il danno è già fatto.
«Occorre ricordare – conclude Cesare Guerreschi – che il destino non è fissato, ma è legato alle azioni della persona e, solo in minima parte, al caso che non è influenzabile. Nemmeno il passato si può modificare, quindi è necessario imparare ad accettare i propri errori e le perdite subite in modo da continuare a vivere una vita piena. Non dobbiamo accontentarci di sopravvivere».
Ma stampa e tv, oltre a essere utilizzati dai sedicenti maghi, quali reali responsabilità hanno nella diffusione di questo fenomeno? «Un tempo – spiega ancora Carlo Climati – l’educazione era il frutto di pochi maestri: i genitori, gli insegnanti della scuola e gli educatori religiosi. Era un’educazione diversa e più controllata. Oggi i tempi sono cambiati e c’è più “concorrenza”. I ragazzi sono “educati” anche dalla televisione, da internet, dai testi delle canzoni che ascoltano, da certe riviste che leggono. Sono bombardati da messaggi che contribuiscono a creare conflitti e stati di disagio. E tra questi ci sono messaggi che incoraggiano la magia, l’occultismo, la superstizione».
Purtroppo, tra quanti sono collegati al mondo dell’occultismo si possono trovare anche cristiani molto praticanti. «Può esistere, in effetti, una specie di doppia appartenenza – precisa Climati –. Ovvero, ci si definisce cristiani ma al contempo si frequentano maghi o cartomanti. Quante volte capita, ad esempio, di incontrare persone che si definiscono cattoliche, ma poi affermano di credere nello spiritismo o nell’astrologia?». E questo non è l’unico esempio di quella religiosità «fai da te» che è dilagata negli ultimi decenni. «Pensiamo ai vari “surrogati” di cristianesimo che ci vengono proposti», insiste Climati facendo un esempio concreto: la dilagante moda degli angeli. «Molti negozi vendono pupazzetti decorativi o quadretti di angioletti, da tenere in casa. Ma questi angeli non hanno nulla in comune con quelli cristiani. Hanno nomi strani e presunti poteri simili a quelli di talismani e amuleti». Gesù l’anti-esoterico A fronte di ciò, Climati è molto chiaro: «Storicamente, l’esoterismo è sempre stato in contrapposizione al cristianesimo. Gesù è l’anti-esoterico per eccellenza. È l’uomo che combatte i rituali vuoti, i mercanti del sacro e gli sprechi di parole dei pagani. È un Dio che semplifica tutto e che dichiara d’essere presente ovunque ci siano persone riunite nel suo nome. Negli insegnamenti di Gesù non c’è nulla di segreto. Cristo desidera far conoscere il più possibile il suo messaggio. Non a caso, il suo invito è: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura”. Nessuno è escluso. L’esoterismo, invece, è qualcosa di nascosto, di oscuro, che viene svelato soltanto a pochi “iniziati”. Quindi, è esattamente il contrario del cristianesimo. È nella semplicità del messaggio evangelico che bisogna trovare le risposte agli interrogativi della vita. Non nei sedicenti maghi, nei cartomanti o negli spiritisti. Questi signori – conclude Climati – si presentano con il volto sorridente e amichevole di chi finge di alleviare il dolore delle persone. Ma spesso non sono altro che lupi travestiti da agnelli».
NOTESCosa dice la Chiesa
Papa Francesco in un’omelia a Casa Santa Marta nell’aprile 2013 ricordava una sua esperienza personale: un uomo di Buenos Aires, padre di otto figli, sussurrava sempre il nome di Gesù prima di uscire o di fare qualsiasi cosa. Invece, a volte, gli uomini – notava il Papa – non si affidano a Gesù, ma ad altre realtà, ricorrendo magari a sedicenti maghi perché risolvano le situazioni, oppure vanno a consultare i tarocchi. Ma la salvezza è «nel nome di Gesù».Anche il Catechismo della Chiesa cattolica è chiaro: «Dio può rivelare l’avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell’abbandonarsi con fiducia nelle mani della provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo» (CCC 2115).
E don Gabriele Amorth, noto esorcista, nel volume Racconti di un esorcista, appena edito da EDB, affrontando il tema della magia conclude: «La nostra forza è la croce di Gesù Cristo, il suo sangue, le sue piaghe, l’obbedienza alle sue parole e alla sua istituzione, che è la Chiesa». (L.P.)
LUIGINO BRUNIIl mondo ha bisogno di grandi sogni
Luigino Bruni è docente di economia politica all’Università Lumsa di Roma. Fu sollecitato da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, a «dare dignità scientifica» all’Economia di Comunione. È autore di numerosi volumi e di saggi in cui, partendo dalla Bibbia, fornisce chiavi di lettura per il mondo di oggi.
Msa. Superstizione, cartomanzia… possono togliere libertà all’uomo?Bruni. Certo, perché – per usare il linguaggio biblico – sono espressione di «culti idolatrici», e tutti gli idoli hanno come scopo il legare gli uomini e il renderli schiavi e servi. Il grande messaggio biblico sull’idolatria è molto semplice: gli idoli vanno eliminati.
Eppure, la Bibbia ci parla di divinazione: per esempio, lei si è occupato di Giuseppe che interpreta i sogni nella Genesi. La vocazione di Giuseppe, la sua vita e la sua giovinezza furono segnati in negativo dal fatto di aver ricevuto il «dono dei sogni». Giuseppe sognava, raccontava i sogni, fu gettato in una cisterna dai fratelli invidiosi, venduto e condotto in Egitto. Rinchiuso in carcere (perché era stato onesto), vide due funzionari che erano tristi e interpretò i loro sogni. Uno di questi, il coppiere, si ricordò di Giuseppe quando il faraone fece dei sogni cupi con le vacche grasse e le vacche magre che i divinatori d’Egitto non riuscivano a interpretare. Giuseppe venne chiamato e disse una frase molto bella: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone». Qui inizia, secondo me, una fase nuova per l’umanità che è quella della profezia e non della divinazione. C’è sempre stato nell’umanità chi tende a utilizzare doni, talenti, tecniche per poter manipolare le persone, ma la Bibbia è molto dura verso queste figure. Il Dio biblico libera da queste cose.
Perché oggi non abbiamo più grandi sogni? Non abbiamo più sogni perché la scienza ci ha «disincantati». Il mondo antico aveva più registri per accedere alla realtà: uno di questi era il sogno. L’uomo antico è simbolico, non gli basta il mondo che vede, vuole l’invisibile. Oggi ci mancano anche interpreti dei sogni che svolgano questo ruolo per gratuità. Ho una grande stima delle guide spirituali, di persone sagge che, per vocazione, accompagnino il prossimo a capire la propria strada, da cui andare magari durante una crisi o quando si ha un sogno grande, un grande progetto da realizzare. Mancano «interpreti dei sogni» per vocazione (e non per mestiere). Il mondo educativo (scuola, università) dovrebbe essere molto più popolato da persone sagge che sanno ascoltare i giovani e interpretare i loro sogni per gratuità.
La poesia, la bellezza possono essere risposte alla diffusa paura del futuro? La poesia e tutta l’arte vera non fanno altro che ricordarci che non siamo noi i padroni della nostra vita. Ci sono dimensioni come la bellezza, la poesia, che apparentemente non «servono» ma hanno un valore intrinseco, ricordando «l’eccedenza» del mondo rispetto all’utile e, quindi, sono profondamente legate alla speranza. Se vogliamo avere, in futuro, una generazione di persone capaci di vita spirituale, e non solo di clienti o consumatori, dobbiamo instillare nei giovani il senso della poesia, della bellezza e dell’arte. Il formare una generazione, dopo la nostra, ancora capace di grandi sogni dipende dall’educazione che oggi siamo in grado di dare ai giovani.