Il Giubileo dei devoti
Un Giubileo per i devoti per un abbraccio ideale con il loro santo. Anche la famiglia antoniana ha voluto celebrare quest`anno giubilare con un indimenticabile momento di preghiera, di incontro e di festa.
Lo scorso 19 febbraio, i fedeli, giunti numerosi dall`Italia e dall`estero, si sono dati appuntamento nella basilica del Santo, per una solenne celebrazione eucaristica presieduta da padre Luciano Fanin, ministro provinciale dei francescani conventuali.
Ad accoglierli, assieme ai frati del Santo e del «Messaggero di sant`Antonio», c`era anche l`arcivescovo Marcello Costalunga, delegato pontificio per la basilica, che, nel suo saluto, ha ricordato il significato di questo Giubileo, «tempo di grazia; una grazia ` ha detto ` che in questa basilica, definita da Paolo VI 'clinica spirituale', deve passare attraverso la gioia della riconciliazione. Una grazia che porta il cristiano a essere testimone del primato di Dio, invisibile in un mondo cieco e proteso verso il consumismo».
Una testimonianza che trae forza dallo stesso esempio di Antonio, «uomo del Vangelo e della carità » . Lo ha ricordato padre Fanin durante la messa concelebrata assieme a padre Domenico Carminati, rettore della basilica, padre Agostino Varotto, direttore generale del «Messaggero di sant`Antonio» e a numerosi confratelli.
«La famiglia antoniana ` ha affermato ` è rappresentata da migliaia di persone di ogni parte del mondo, che guardano a sant`Antonio con speranza, con attenzione amorosa, con trepida attesa. Il motivo di questo momento giubilare è racchiuso in un desiderio e in una segreta aspirazione del cuore: riascoltare ancora, se fosse possibile, la voce del Santo, che è riecheggiata in questa terra molti anni fa, nella Quaresima del 1231, ma che continua a farsi sentire in mille modi e mille maniere; una voce che richiama all`essenziale, cioè al Signore e alla sua parola.
Ma questo Giubileo ` ha proseguito `, è anche un motivo per rinsaldare la nostra amicizia e il legame spirituale con il Santo. Quello che compiamo oggi è un solenne atto di fede nel Signore, per ritrovare la gioia del cuore purificato e rinnovato dal suo amore. La gioia del cristiano e del devoto di sant`Antonio è la gioia del contadino nel tempo di semina: getta la semente e attende con speranza il frutto che Dio gli dona. Questa gioia ritrovata, che è riconciliazione profonda con noi stessi ` ha concluso ` ci rende capaci e ci chiama anche alla riconciliazione fra di noi, con i fratelli. Ci chiama e ci rende capaci, sull`esempio di san Francesco e di sant`Antonio, di divenire e di essere uomini di pace e di perdono».
Al termine della celebrazione, sacerdoti e fedeli hanno raggiunto in processione l`Arca del Santo, dove hanno pronunciato la preghiera dei devoti e ricevuto la benedizione con la reliquia. Successivamente, è stata consegnata a tutti i partecipanti una pergamena a ricordo di questo Giubileo. A conclusione della Giornata, nel pomeriggio, si è tenuto un incontro con i frati del «Messaggero» e della basilica durante il quale è stato presentato anche il video «Cento anni del 'Messaggero di sant`Antonio'. Volti e immagini di un centenario».
Basilica affollatissima anche il giorno successivo, domenica 20 febbraio, per il solenne pontificale, celebrato da monsignor Marcello Costalunga, in occasione della festa della Lingua di sant`Antonio. Quella della Lingua del Santo è una festa che ha origine da un evento prodigioso: nel 1263, 32 anni dopo la morte di Antonio, durante la traslazione delle spoglie dalla piccola chiesa di santa Maria Mater Domini alla basilica, la lingua del Santo venne trovata incorrotta da san Bonaventura da Bagnoregio. Un miracolo che testimonia ancor oggi il grande talento di un predicatore come Antonio, «uomo del Vangelo e della carità ».
PELLEGRINAGGI NEL 1999
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GIUBILEO IN BASILICA
Maggio 2000
5-11 maggio - Peregrinatio delle Reliquie di Santa Teresa di Gesù Bambino.
Per informazioni: |
La domanda sul senso del dolore è uno dei grandi interrogativi dell`uomo di sempre. Il dolore pone problemi, apre interrogativi, può creare scandalo. Occorre, però, riflettere sul significato profondo della sofferenza, per passare dal grido dello scandalo allo stupore del mistero di Cristo che ha assunto su di sé la nostra umanità per illuminarla. Con questa certezza, più di duemila persone hanno preso parte al «Giubileo dei malati e degli operatori sanitari», celebrato nella basilica del Santo di Padova con una solenne celebrazione eucaristica presieduta dall`arcivescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo e concelebrata da oltre una cinquantina di sacerdoti e religiosi. L`arcivescovo ha ricordato che nel progetto di Dio la sofferenza non è un fine, ma un cammino che ci porta verso la gloria della risurrezione. Egli vuole associare ciascun sofferente, ciascun ammalato alla sua opera di redenzione del mondo. La vostra sofferenza ` ha aggiunto monsignor Mattiazzo ` è il vero tesoro della Chiesa, un bene prezioso che si unisce al sacrificio di Cristo». La malattia e la sofferenza offrono un forte messaggio all`uomo d`oggi, a un mondo che guarda soprattutto al benessere, all`efficienza, dove non si accetta l`imperfezione. Se questa fosse la logica della nostra società ` ha aggiunto monsignor Mattiazzo `, essa sarebbe disumana. Il male vero dell`umanità è l`egoismo. La vostra presenza è, dunque, un richiamo forte alla società perché punti all`amore, alla carità , alla speranza. Sono queste virtù che formano la vera, unica ricchezza».
IL GIUBILEO DEI MALATI «L A VOSTRA SOFFERENZA È UN VERO TESORO PER LA CHIESA»
È stata una grande emozione vedere persone segnate nella sofferenza pregare, ringraziare Dio, cantare durante la solenne liturgia. Come pure commovente è stato l`amore con cui i volontari e gli operatori sanitari hanno assistito e accompagnato i malati in questo loro Giubileo.
Durante l`omelia, monsignor Mattiazzo si è soffermato sul senso cristiano della sofferenza. «Celebrare il Giubileo ` ha detto ` significa accogliere e incontrare Gesù Cristo. Per noi, oggi, si tratta di incontrarlo nel mistero della sua sofferenza, passione e gloriosa risurrezione. Dio si è fatto uomo per noi, per la nostra salvezza. Ha assunto la nostra umanità , la nostra condizione umana; si è fatto l`uomo dei dolori, il servo sofferente di Dio e dell`umanità . Se Cristo ha voluto soffrire e patire la sua passione è per essere ancora più vicino a noi: Gesù ci è vicino come colui che porta la croce e che aiuta ciascuno di noi a portare la propria croce. Preghiamo dunque, perché questo Giubileo del malato ravvivi in noi questa grande fede che diventa fiducia e speranza».