Il Papa ai giornalisti: scrivete la verità
Giovanni Paolo II, Sommo Pontefice, non poteva non raccogliere intorno a sé, in questo incalzante Giubileo del 2000, 'anche' i giornalisti. I lettori del 'Messaggero di sant' Antonio' avranno certamente letto gli ampi resoconti che all' accadimento han dedicato i quotidiani, i settimanali, la radio-tv, eccetera. Tutti, senza eccezione alcuna. Come suol dirsi nel nostro gergo professionale, 'il Papa fa notizia': meglio, 'fa sempre notizia'.
(Un sapido inciso: anche durante la dittatura fascista i quotidiani di allora non mancavano di seguire l' attività del Santo Padre dandone conto ai propri lettori. Lo facevano con tanto e tale scrupolo che Mussolini, egocentrico com' era, finì con l' irritarsi. E poiché, in quel tempo amaro, esisteva un ministero (il cosiddetto Minculpop) che sera dopo sera impartiva disposizioni ai direttori, arrivando al punto di ordinar loro cosa doveva andare in apertura, come si doveva titolare quella notizia e via dicendo, ebbene una sera giunse perentorio a tutti i giornali italiani il seguente ukase: 'Da lunedì, meno Papa').
Fa dunque sempre notizia il Papa, in particolare Giovanni Paolo II, poiché ha rotto infiniti tabù, facendo del suo sacerdozio una catechesi itinerante, parlando agli uomini con calda partecipazione, tanto da imporre attenzione non soltanto al miliardo e passa di figli della Chiesa di Roma bensì a tutti. Dico tutti. La sua buona parola arriva ovunque, grazie anche all' utilizzo intelligente dei media, in primo luogo la tv, e altresì perché il Papa può valersi di bravi esperti in comunicazione: qui ne citerò due soli (senza con ciò far torto agli altri) e cioè il Sostituto G. B. Re e l' hidalgo professor Joacquin Navarro-Valls, il portavoce vaticano già a lungo giornalista professionista. Rivolgendosi alla composita ciurma del giornalismo internazionale, credente o non, cattolica o musulmana eccetera, il Santo Padre ha soprattutto insistito su di un punto che potremo così sintetizzare: cari giornalisti, siate onesti: scrivete la verità . Qualche firma pesante del nostro giornalismo ha osservato, col dovuto rispetto epperò con visibile stizza polemica, che il Papa aveva scoperto l' acqua calda. Di più: ha sottolineato che non basta 'genericamente indicare principi etici tanto forti da risultare ovvà®'.
Dirò subito, banalità per banalità , che il Sommo Pontefice non è il Minculpop. Egli è il portatore della Parola e la Parola scuote, ammonisce, puntando soprattutto a far riflettere. Ma cosa volevate, cari colleghi, che il Papa vi dettasse come e in che modo fare il giornale? Giovanni Paolo II è un profeta postmoderno, aggiornatissimo, sa bene che il giornale è 'un prodotto' e se non è accattivante codesto prodotto rimane in edicola. Egli, il Papa, sa benissimo che se i giornali si limitassero a riportar solo notizie d' agenzia, fallirebbero. Detto che il giornalismo italiano è diverso da tutti gli altri, poiché sforna ogni giorno un quotidiano-omnibus dove il pubblico pretende di trovare e il Papa ma anche la Ferrari, l' atto di bontà ma altresì il delitto, la consacrazione del tal vescovo e il gay-pride, aggiungeremo che l' esortazione del Papa va intesa per quello che è: un invito a rispettare la Persona, il Fatto, insomma la Vita. Giovanni Paolo II sa benissimo che la verità non è alla portata della povera mano d' un giornalista qualunque ma sa del pari, per esperienza storica, per divinazione, che esortando il cronista a inseguire la Verità gli ricorda come il suo - quello del giornalista - non sia un mestiere come un altro.
Noi giornalisti non siamo più il Quarto Potere ma abbiamo tuttora il potere di fare del bene, di fare del male. Nel primo caso, sforzandoci di non stravolgere la realtà rispettando l' uomo al centro della notizia, chiunque esso sia: un buono o un tristo. Nel secondo caso, torturando i fatti per ricavarne una 'morale' di comodo, quasi sempre al servizio del potente di turno.
'Chi è sapiente? Chi impara da chiunque. Chi è un eroe? Chi vince il suo istinto. Chi è ricco? Chi è contento della sua parte. Chi è onorato? Chi onora l' uomo' (Capitolo dei Padri: 4-1).