Il papa del sorriso
Papa Giovanni ha un posto prestigioso nella storia per aver pensato e organizzato il Concilio Vaticano II e un incancellabile ricordo nel cuore di milioni di credenti per la sua bontà , tanto da essere chiamato «Papa buono». Qualcuno ha scritto che è stato il Papa che ha cambiato il mondo. Non è un'affermazione esagerata. Con il Concilio, con i rapporti fuori etichetta con i potenti della terra, in particolare con John Kennedy, presidente degli Stati Uniti, e Nikita Kruscà«v, presidente dell'Urss, in momenti cruciali per il mondo, ha portato la Chiesa a essere protagonista anche delle scelte non religiose, avviando una nuova stagione del cattolicesimo.
Nato a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, il futuro Papa Giovanni XXIII apparteneva a una famiglia di contadini: i Roncalli. Gli fu dato il nome di Angelo. Ricevette una solida educazione religiosa. Angelo era un bambino vivace. Poiché la sua vocazione era tanto palese, la famiglia decise di assecondarla e, a 11 anni, Angelo entrò nel seminario vescovile di Bergamo. Studiando i dati biografici di Angelo Roncalli, si rimane colpiti dall'assenza di avvenimenti importanti. Egli non ebbe particolari doni mistici. Non aveva visioni, non era dotato di carismi, non prevedeva il futuro, non guariva le persone. Anche la carriera ecclesiastica. Non ricevette incarichi che facessero prevedere la grande ascesa.
In seminario era diligente, e la sua resa scolastica dava buoni frutti. A 19 anni aveva quasi finito gli studi teologici, ma non poteva essere ordinato sacerdote perché il Codice di Diritto Canonico stabiliva che bisognava avere 24 anni. Allora fu mandato a Roma, per conseguire il dottorato in teologia in una delle università vaticane, e si laureò nel 1904. Il 10 agosto di quell'anno fu ordinato sacerdote.
L'anno successivo fu scelto come segretario dal nuovo vescovo di Bergamo, monsignor Giacomo Radini Tedeschi, e tornò così nella sua città , dove rimase fino al 1920. Oltre ad essere segretario del vescovo, insegnava in seminario. Quando scoppiò la guerra partì come cappellano militare. A contatto con i feriti e i morti palesò le sue grandi doti di umanità , dedicandosi con amore profondo ai giovani feriti e alle famiglie di coloro che erano morti tra le sue braccia.
All'inizio degli anni Venti fu rimandato a Roma con l'incarico di Presidente del Consiglio centrale per l'Italia delle Pontificie opere missionarie. Nel 1925, Pio XI, che era stato nunzio apostolico in Polonia e aveva imparato a conoscere i gravi problemi della Chiesa cattolica nei Paesi dell'Est, decise di intraprendere un'azione di avvicinamento di quei problemi e scelse Angelo Roncalli per quel compito. Lo nominò vescovo e lo inviò come visitatore apostolico in Bulgaria.
L'85 per cento della popolazione era ortodossa e tra ortodossi e cattolici la rottura era totale. Rimase in Bulgaria dieci anni. Poi passò in Turchia e in Grecia. In quegli ambienti difficili, tra ortodossi, musulmani, caldei, protestanti, formò la sua mentalità ecumenica. Si impratichì di una diplomazia sottile. Sapeva trattare con tutti. Era attento, guardingo, prudente. Aveva amicizie di ogni tendenza, ma restò sempre un uomo libero. Per questo poté, durante la guerra, salvare migliaia di ebrei.
Al termine del conflitto mondiale, in Francia c'era una delicata situazione tra Chiesa e Stato. Occorreva un nunzio astuto, al di sopra delle parti. Pio XII pensò a Roncalli. Dopo pochi mesi aveva conquistato le autorità , i politici, gli intellettuali, soprattutto quelli dei Paesi dell'Est, essendo un esperto di quei luoghi. Era l'uomo di punta della gerarchia cattolica in Europa. Risolse problemi spinosi, agganciò amicizie importanti, fece un gran lavoro per la Chiesa.
Nel 1953 fu mandato a Venezia come Patriarca. Tornava in Italia, dopo oltre trent'anni di lavoro all'estero. Aveva 72 anni. Pensava che quell'incarico fosse l'ultima spiaggia del suo servizio alla Chiesa. Cominciò ad organizzarsi il tempo della pensione costruendosi una residenza a Sotto il Monte, paese natale, dove sognava di trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Ma ecco che il 9 ottobre 1958 arriva la notizia della morte di Pio XII. Roncalli ha 77 anni. Si sente stanco e accusa dolori reumatici. Dice al segretario: «Metti in valigia poca roba. Il necessario per andare e tornare in fretta. Non mi piace stare lontano da Venezia». A Roma, all'undicesima votazione, i cardinali lo elessero papa. Accettò dicendo: «Mi chiamerò Giovanni. Questo nome mi è molto caro perché è il nome di mio padre».
Il giorno dopo l'elezione ricevette il redattore dell'Osservatore Romano, professor Cesidio Lolli, per dettargli il testo di un messaggio alla Francia. Appena entrato nella stanza del papa, Lolli, come era abituato, si inginocchiò. «Ma che fa?» - disse Giovanni XXIII - . Si alzi e si metta su quella sedia». «Non posso, Santità . Questa è l'etichetta». « Si sta in ginocchio per pregare, non per lavorare», ribatté il Papa. Si alzi, altrimenti mi alzo io e me ne vado», disse Giovanni XXIII.
In Vaticano, Giovanni XXIII si muoveva in continuazione. In attesa che gli operai mettessero a posto le sue stanze andava in giro per i sacri palazzi. Entrava negli uffici a sorpresa, si fermava a parlare con tutti. Roncalli piangeva e rideva con la gente, si sentiva rappresentante di Dio, di Gesù che aveva amato la gente fino a morire in croce. E tutto questo nella più assoluta semplicità .
Qual è il segreto della santità di papa Giovanni? Nel comandamento dato a Gesù ai discepoli: «Ama Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente. E ama il prossimo tuo come te stesso». Papa Roncalli ha messo in pratica tutto questo. È stato un fedele servitore della Chiesa e un padre amorosissimo per i figli che la Chiesa gli aveva dato.