Italia. Daniele Manni, prof mondiale
23 Gennaio 2015
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Daniele Manni è uno dei due professori italiani in lizza per il premio di migliore insegnante del mondo della Varkey Gems Foundation, l’ente di beneficenza della Gems foundation, un colosso dell’istruzione privata presente in diciannove Paesi e partner dell’Unesco. Una prima selezione è avvenuta tra 5 mila nomi. Poi la rosa si è ristretta a cinquanta. La Top 10 sarà resa nota a metà febbraio. Il vincitore, il 16 marzo a Dubai. Nel 2004 la scommessa del prof Manni su creatività e intraprendenza degli studenti è diventata una cooperativa: Arianoa («aria nuova» in dialetto salentino). Dall’incubatore sono nate venti startup.
Msa. Professor Manni, si sente un’eccezione o la regola?
Manni. Non nascondo un certo orgoglio, anche perché non è stato valutato un singolo progetto, ma gli ultimi quindici anni di attività. Non sono la «regola»: fino alla notizia dei finalisti sono stato visto spesso come una sorta di «fuorilegge», che non rispettava le regole canoniche dell’istruzione in Italia. Non mi sento nemmeno un’eccezione: sono convinto che in ogni regione d’Italia ci siano centinaia di colleghi altrettanto meritevoli.
Tra i requisiti valutati: capacità di innovazione, saper aprire la mente dei propri alunni, contributo offerto alla comunità e spinta verso l’insegnamento. Quale sente più suo?
Di più i primi tre. È dal 2000 che seguo programmi non convenzionali e dedico dal 30 al 50 per cento delle mie ore in classe ad argomenti quali innovazione, cambiamento, sperimentazione, microimprenditoria. Mentre sul piano del contributo offerto alla comunità, nel 2007 abbiamo ideato un movimento denominato «Repubblica Salentina» (una res publica per il bene della collettività) con la quale abbiamo promosso turismo, enogastronomia ed ecosostenibilità del nostro territorio, coinvolgendo le istituzioni locali.
Qual è stato il progetto che le ha dato maggiore soddisfazione?
Forse hanno avuto più impatto le iniziative realizzate con i ragazzi attraverso il movimento «GPace – Giovani per la pace» (bandiera della pace più grande del mondo, la protesta in piazza San Pietro e le tre Giornate di musica e arte) e le emozioni ricevute con i successi delle micro attività economiche degli studenti, appunto le startup.
Tra i tanti progetti, la pagina Facebook «Salentini Sparpagghiati» con oltre 12 mila contatti. Chi sono questi follower?
I Salentini «sparpagghiati» (sparsi) sono una grande comunità virtuale di persone reali. Condividono la terra d’origine, ma vivono, studiano e lavorano in città, nazioni e continenti diversi. Sono on line ogni ora del giorno e della notte. In italiano, in dialetto e, a volte, in inglese (nel caso di nuove generazioni che hanno perso l’uso dell’italiano) scambiano ricordi, esperienze, usanze e anche piatti della gastronomia tipica del territorio, con antiche ricette che volano dall’Europa all’America e all’Australia. Teniamo molto a questo grande e affiatato gruppo.
Quali i prossimi progetti?
Nuove startup in diversi settori, dall’informatica ai trasporti, dal turismo all’agroalimentare. Tutte attività che mirano a due obiettivi: sperimentare esperienze mentre si frequenta la scuola superiore e tentare di crearsi un lavoro senza dover obbligatoriamente bussare a porte altrui.
Insegnanti forse lo si rimane a vita: che progetti ha per il suo futuro?
Onestamente non riesco a pensare a un «dopo la scuola», è troppo lontano. Però, da vecchietto, probabilmente riprenderò in mano il mestiere di mio padre: era falegname e mi ha insegnato l’arte. Credo che mi metterò a fabbricare giocattoli in legno da regalare ai bambini. È un mio sogno da sempre.
Che cosa le piacerebbe sentirsi dire da un suo alunno?
«Grazie prof, adesso riesco a vedere le persone, le cose, il mondo da più angolazioni, do poco valore alle cose da poco e molto valore alle cose davvero importanti».
Msa. Professor Manni, si sente un’eccezione o la regola?
Manni. Non nascondo un certo orgoglio, anche perché non è stato valutato un singolo progetto, ma gli ultimi quindici anni di attività. Non sono la «regola»: fino alla notizia dei finalisti sono stato visto spesso come una sorta di «fuorilegge», che non rispettava le regole canoniche dell’istruzione in Italia. Non mi sento nemmeno un’eccezione: sono convinto che in ogni regione d’Italia ci siano centinaia di colleghi altrettanto meritevoli.
Tra i requisiti valutati: capacità di innovazione, saper aprire la mente dei propri alunni, contributo offerto alla comunità e spinta verso l’insegnamento. Quale sente più suo?
Di più i primi tre. È dal 2000 che seguo programmi non convenzionali e dedico dal 30 al 50 per cento delle mie ore in classe ad argomenti quali innovazione, cambiamento, sperimentazione, microimprenditoria. Mentre sul piano del contributo offerto alla comunità, nel 2007 abbiamo ideato un movimento denominato «Repubblica Salentina» (una res publica per il bene della collettività) con la quale abbiamo promosso turismo, enogastronomia ed ecosostenibilità del nostro territorio, coinvolgendo le istituzioni locali.
Qual è stato il progetto che le ha dato maggiore soddisfazione?
Forse hanno avuto più impatto le iniziative realizzate con i ragazzi attraverso il movimento «GPace – Giovani per la pace» (bandiera della pace più grande del mondo, la protesta in piazza San Pietro e le tre Giornate di musica e arte) e le emozioni ricevute con i successi delle micro attività economiche degli studenti, appunto le startup.
Tra i tanti progetti, la pagina Facebook «Salentini Sparpagghiati» con oltre 12 mila contatti. Chi sono questi follower?
I Salentini «sparpagghiati» (sparsi) sono una grande comunità virtuale di persone reali. Condividono la terra d’origine, ma vivono, studiano e lavorano in città, nazioni e continenti diversi. Sono on line ogni ora del giorno e della notte. In italiano, in dialetto e, a volte, in inglese (nel caso di nuove generazioni che hanno perso l’uso dell’italiano) scambiano ricordi, esperienze, usanze e anche piatti della gastronomia tipica del territorio, con antiche ricette che volano dall’Europa all’America e all’Australia. Teniamo molto a questo grande e affiatato gruppo.
Quali i prossimi progetti?
Nuove startup in diversi settori, dall’informatica ai trasporti, dal turismo all’agroalimentare. Tutte attività che mirano a due obiettivi: sperimentare esperienze mentre si frequenta la scuola superiore e tentare di crearsi un lavoro senza dover obbligatoriamente bussare a porte altrui.
Insegnanti forse lo si rimane a vita: che progetti ha per il suo futuro?
Onestamente non riesco a pensare a un «dopo la scuola», è troppo lontano. Però, da vecchietto, probabilmente riprenderò in mano il mestiere di mio padre: era falegname e mi ha insegnato l’arte. Credo che mi metterò a fabbricare giocattoli in legno da regalare ai bambini. È un mio sogno da sempre.
Che cosa le piacerebbe sentirsi dire da un suo alunno?
«Grazie prof, adesso riesco a vedere le persone, le cose, il mondo da più angolazioni, do poco valore alle cose da poco e molto valore alle cose davvero importanti».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017