«La famiglia:il lavoro e la festa»

Sarà questo il tema del prossimo Incontro mondiale delle famiglie, che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno prossimi. Ne parliamo con monsignor Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione organizzatrice dell’evento.
27 Dicembre 2011 | di

Salendo al ventisettesimo piano del Pirellone, il grattacielo più famoso d’Italia, che si staglia proprio dinanzi alla stazione centrale di Milano, oltre che di un panorama mozzafiato si gode anche di un fermento vitale contagioso. A diffonderlo sono i tanti giovani impegnati nell’organizzazione di quella che sarà la più grande kermesse, cattolica ma non solo, di avvio estate (dal 30 maggio al 3 giugno), il VII Incontro mondiale delle famiglie, che proprio qui ha il suo quartiere generale. È stata la Regione Lombardia a mettere a disposizione per l’evento un intero piano di quella che fino a pochi mesi fa è stata la sua sede storica: segno che all’incontro guarda con interesse anche la società civile.
Un ufficio del piano ha una targhetta luccicante: «Fondazione Milano Famiglie 2012». A presiederla è monsignor Erminio De Scalzi, vescovo ausiliare della metropoli lombarda, il quale, attraverso questo organismo, ha il compito di garantire che tutto avvenga in trasparenza, anche da un punto di vista amministrativo. «Trasparenza, insieme a sobrietà ed ecosostenibilità, saranno tre elementi imprescindibili della cinque giorni» sottolinea subito monsignor De Scalzi che, ligio al suo mandato di «uomo della chiarezza», precisa subito come a organizzare l’Incontro sia il Pontificio Consiglio per la Famiglia, insieme con la diocesi di Milano la quale ha coinvolto tutte le diocesi lombarde.

Msa. Eccellenza, l’attendono tempi di intenso lavoro…
De Scalzi. Eh sì. Il nostro arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, oltre alla presidenza della Fondazione mi ha affidato la delega per i tre grandi eventi che nell’immediato futuro metteranno a dura prova la tradizionale laboriosità lombarda: dopo il prossimo Incontro delle famiglie, infatti, nel 2013 ricorrerà l’anniversario dei millesettecento anni dall’editto di Costantino (conosciuto anche come Editto di Milano, 313 d.C.) e, nel 2015, il grande Expo. Per fortuna sono anche abate di Sant’Ambrogio e questo mi consente di non perdere il contatto con la dimensione più strettamente pastorale del mio ministero.

Ma parliamo dell’appuntamento più imminente, l’Incontro mondiale delle famiglie. Qual è il suo significato?
Il significato sta nel nome stesso: un incontro di famiglie che vengono da tutto il mondo per stringersi attorno al Santo Padre. Si tratta di un evento di Chiesa, capace però di parlare a tutti, dal momento che la famiglia è patrimonio di umanità, e che il tema scelto, «Famiglia: il lavoro e la festa», interpella la società civile oltre che la famiglia in quanto tale. Sarà anche una preziosa opportunità per favorire un effettivo incontro dei partecipanti con la Parola del Signore, e per dare voce a tutte le famiglie, anche a quelle del Sud del mondo, che potranno raccontarsi e insegnare stili di vita, spesso molto diversi dai nostri, che favoriscano la riscoperta di alcune virtù tipicamente familiari. Insomma, sarà uno spazio di confronto tra famiglie e tra famiglie e Parola di Dio.

Come si sta preparando la diocesi di Milano a questo evento?
Innanzitutto non si sta preparando solo la diocesi: abbiamo coinvolto le istituzioni civili (Regione, Provincia, Comune) con le quali abbiamo instaurato un clima di profonda e virtuosa collaborazione. Le tre parole-guida – famiglia, festa e lavoro – hanno attratto tutte le realtà sociali attente ai problemi e alle fatiche dell’uomo contemporaneo. Il tema scelto è, infatti, trasversale, perché va ben oltre il perimetro di una visione intra-ecclesiale e religiosa della famiglia.
Il Papa, nella lettera di indizione che ha inviato alla diocesi il 23 agosto 2010, ha chiesto che l’incontro mondiale si collocasse dentro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale. Quindi l’evento non vivrà solo nei quattro-cinque giorni tra maggio e giugno, ma sarà preparato da un cammino formativo che è già cominciato. In tale contesto centrali sono le dieci catechesi, che declinano il tema dell’incontro cercando di incrociare la Parola con il vissuto delle famiglie di oggi, così da far emergere la pluralità di ambiti e stili di vita nei quali la famiglia può testimoniare la differenza cristiana. Accanto alle catechesi, poi, sono stati pensati dei percorsi culturali: rassegne cinematografiche, convegni di studio, incontri pubblici…

Come sarà strutturato l’incontro milanese?
Lo abbiamo voluto suddividere in tre momenti differenti.
Il primo l’abbiamo chiamato Verso Milano 2012, il tempo della preparazione. In questo tempo, ci siamo posti come obiettivo quello di conoscere e far conoscere l’evento, invitando a partecipare e a far partecipare, cercando anche di far convergere il carisma di ciascun gruppo, associazione o movimento in un lavoro comune.
Il secondo riguarderà invece la fase più strettamente celebrativa dell’evento. A fare da sfondo alla cinque giorni milanese sarà, come sempre, il Congresso teologico pastorale, che inizierà il giorno 29 con l’accoglienza dei circa 5 mila partecipanti previsti nel Palazzo nuovo dei Congressi alla Fiera di Milano. Il Congresso sarà strutturato in due momenti: al mattino si terranno le relazioni fondamentali e nel pomeriggio le tavole rotonde e i seminari specifici. Si toccheranno temi molto concreti: si va da La conciliazione di famiglia, lavoro e festa a Il fenomeno migratorio e la famiglia; da Le politiche per la famiglia e per il lavoro a La libera professione e la vita famigliare; da Famiglia e impresa a Progetto di vita dei giovani e futuro del lavoro; da L’originalità del lavoro della donna fra tradizione ed evoluzione a Il turismo e la festa.

Accanto al Convegno major, se così si può dire, si terrà una sorta di Convegno minor, organizzato dall’associazione Animatema, pensato solo per i ragazzi. In questa seconda fase rientra anche la visita del Papa, il quale sarà presente almeno dal sabato: alla sera del 2 giugno ci sarà infatti la «Festa delle testimonianze», nel corso della quale famiglie dei vari continenti si stringeranno attorno al Pontefice narrando le loro storie; il giorno dopo, domenica 3 giugno, avrà luogo la Messa presieduta dal Santo Padre (500 mila almeno i fedeli attesi) al Parco nord dell’aeroporto di Bresso.
Infine, il terzo momento, il dopo Congresso. Questa fase sarà caratterizzata da un segno visibile che vorremmo lasciare alla diocesi e sul quale ci stiamo ancora interrogando.

Il cardinale Angelo Scola e il sindaco Giuliano Pisapia di recente hanno invitato le famiglie milanesi ad aprirsi all’accoglienza dei partecipanti al Convegno…
Vorremmo accogliere tutti e accoglierli nel migliore dei modi. Non sarà facile, però, perché accanto all’accoglienza «fisica» a misura di famiglia dovremo predisporre un’accoglienza interiore, vale a dire quel lasciarsi interpellare da quanti arriveranno e dai loro stili di vita personali e familiari. Scenderanno in campo anche le parrocchie, le associazioni, gli istituti religiosi e i movimenti che metteranno a disposizione le loro strutture. Un’idea interessante è stata messa in atto da alcune parrocchie che hanno proposto ai giovani nei giorni del Convegno un’esperienza di vita comunitaria in parrocchia, per lasciare le loro camere alle coppie che giungeranno in città, magari con figli piccoli. Infine, ci sarà la sistemazione alberghiera sulla quale stiamo ancora lavorando per garantire il calmieramento dei prezzi.

Lei ha parlato di stili di vita familiari. C’è uno stile di vita capace di fare la differenza per una famiglia cristiana?
Esiste, ma non è una ricetta preconfezionata, bensì una tensione. Ogni famiglia vive condizioni peculiari e nel tempo si trova a fare i conti con situazioni sempre nuove, talvolta anche con prove impensate. La famiglia cristiana in quanto tale non è preservata da difficoltà, rischi o fatiche; la differenza è che essa è chiamata a vivere tutto questo nella fede. I discepoli del Signore sono coloro che, vivendo nella concretezza delle situazioni, sanno dare sapore a ogni cosa, anche a quello che non riescono a cambiare; sono il sale della terra e la luce del mondo anche nelle situazioni di difficoltà e fra­gilità.

A che cosa è imputabile questa fragilità?
Dobbiamo ricordare sempre che l’amore non è soltanto un sentimento, perché se così fosse con il suo passare finirebbe anche il legame. L’amore è fatica e impegno, va difeso e custodito. Due persone che si sono promesse un amore per sempre nella fede non sono tutelate più di altre, però sanno che la fede è un aiuto e che la sofferenza e le fatiche sono parte della felicità e dell’amore. Un rapporto in difficoltà, quindi, nella fede può essere rigenerato.
Oggi si privilegiano i sentimenti rispetto ai legami, la libertà rispetto alla responsabilità. E si fatica a comprendere che non c’è vero sentimento senza impegno così come non c’è vera libertà senza responsabilità: occorre imparare a coniugare passione e ragione e avere un progetto di vita. Devo dire che l’aver trasformato i cosiddetti «corsi per fidanzati» in «itinerari di fede» è stata una delle scelte più interessanti fatte dalla Chiesa negli ultimi anni: questo consente di parlare ai fidanzati non solo dell’educazione del carattere (perché, bisogna ammetterlo, ci sono caratteri che dopo il matrimonio esplodono) ma anche di proporre esperienze che favoriscono la riscoperta della fede, perché la fede aiuterà poi questi ragazzi nel cammino insieme. Il fidanzamento è un momento topico: questi giovani nel volersi bene stanno facendo per analogia una esperienza di fede. L’amore è infatti un affidarsi reciproco all’altro, così come la fede è un affidarsi fiducioso al Signore.

È possibile, secondo lei, educare le giovani generazioni alla famiglia?
Personalmente credo che tutti quelli che si vogliono sposare dovrebbero fare dei corsi, non solo quelli che scelgono di sposarsi in Chiesa. L’aspetto educativo è fondamentale. Un ragazzo può imparare molte cose, oggi, da educative (scuola, strada, televisione, amici, internet…) ma ciò che è e sarà lo apprende in famiglia. E quello che educa di più un ragazzo in una famiglia è il fare esperienza in modo sereno dell’amore coniugale del papà e della mamma in quanto sposi. Io dico sempre ai genitori: coltivate la vostra coniugalità, lasciate ogni tanto i vostri figli a casa con i nonni o la baby-sitter e uscite da soli, andate a farvi un bel week-end insieme. E poi non dimenticate mai di educare i vostri figli alla socialità: spingeteli fuori casa, fate loro sperimentare la vita associativa.

La Chiesa è sempre più attenta alla sofferenza delle persone provate da un legame spezzato. Ci sarà uno spazio per riflettere anche su questo nei giorni dell’Incontro?
Uno dei temi affrontati nel corso del Congresso teologico pastorale sarà proprio La famiglia dal cuore ferito, tra lavoro e festa. Anche chi ha vissuto l’esperienza di una separazione o di un divorzio deve sentirsi parte della comunità ecclesiale. Su questo aspetto la diocesi di Milano si interroga già da qualche anno: a parte la bellissima Lettera pastorale scritta nel 2008 dal cardinale Tettamanzi, sono stati messi a disposizione dei papà separati (tra i quali si contano molti nuovi poveri) alcuni appartamenti. Noi non vogliamo e non dobbiamo ghettizzare nessuno: la Chiesa deve avere uno sguardo attento e accogliente anche nei confronti di questi suoi figli.tante agenzie
 
notes
L’Incontro in pillole

Il primo Incontro mondiale delle famiglie si tenne a Roma nel 1994 per volontà di Giovanni Paolo II. L’appuntamento ha cadenza triennale. Lo scopo dell’Incontro è di far riflettere, condividere e pregare insieme le famiglie di tutto il mondo, nella convinzione che la famiglia è patrimonio di tutti e contribuisce all’umanizzazione dell’esistenza. La diocesi di Milano ha creato il sito www.family2012.comche vuole fungere da collettore di tutte le iniziative che saranno organizzate fino ai giorni dell’Incontro. Qui trovano spazio riflessioni, approfondimenti, segnalazioni di appuntamenti, iscrizioni (tutti, infatti, dovranno iscriversi, anche chi parteciperà solo alla Messa con il Santo Padre, perché per accedervi sarà necessario avere un pass). Nel sito sono disponibili anche le catechesi: articolate in tre gruppi (la famiglia, il lavoro e la festa)e introdotte da una riflessione sullo stile della vita familiare, esse rappresentano il motore dell’incontro e del cammino verso Milano 2012.

Per informazioni:

info@family2012.com;
www.family2012.com;
02 87213180
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017