La felicità promessa
Siamo alla vigilia di una nuova nascita e di una nuova speranza. Che cosa ci porterà il Natale di quest'anno? Il cammino della storia dell'uomo, sia pure con le accelerazioni dovute alla recente facilità di comunicazione e di movimento, appare tuttora lungo e tortuoso. La condizione umana non è facilmente riconducibile a formule algebriche o chimiche, più o meno leggibili, e nemmeno può essere incapsulata in congegni e tecnologie futuristiche già appartenenti al terzo e ai seguenti millenni.
Abbiamo iniziato a contare gli anni della nostra storia, ricominciando da zero, quando è venuto al mondo un uomo simile in tutto e per tutto a noi, ma che insieme alla condizione umana possedeva anche la natura divina. Gesù uomo-Dio, accettato o rifiutato, è stato in questi duemila anni la pietra di paragone della nostra storia. Il messaggio cristiano - bisognerebbe essere falsi e ciechi per negarlo - ha permeato, anche se inconsapevolmente, la nostra realtà e l'evoluzione della società civile. Siamo ancora lontani dal traguardo finale, ma la nostra è una strada in ascesa, sia pure irta di difficoltà e impedimenti. La felicità non è così facile da raggiungere, ma per chi ci crede, e non solo, è un'aspirazione e una promessa. In questa visione di felicità sono comprese giustizia, libertà e pace: condizioni indispensabili perché si possa vivere una vita degna di essere definita «umana».
Scoraggia, è vero, assistere tuttora a soprusi e violenze contro individui e gruppi, specialmente se deboli ed emarginati. Fanno male l'ingiustizia, la discriminazione, il razzismo. Turba il grande contrasto esistente tra ricchi e poveri. Senza andare tanto lontano, troviamo tanti esempi anche nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità , nelle società apparentemente opulente in cui viviamo. Conforta nello stesso tempo l'accresciuta consapevolezza, a tutti i livelli - da quello individuale e familiare a quello più ampio delle nazioni e della comunità internazionale - di dover intervenire per correggere e sanare situazioni contrarie all'armonico sviluppo dell'uomo e della società . Ci sono, però, interpretazioni di fatti ed eventi che non donano speranza e prospettive di vita. Ricordate i commenti giornalistici sulla nascita del sesto miliardesimo uomo? Dalla loro lettura, sorgeva spontanea la domanda: c'è ancora spazio per la nascita di un altro bambino?
Senza nessun accenno ai segnali di rallentamento delle nascite, che si riscontra non solo nei Paesi ad alto profilo di benessere, e all'opposto problema del fenomeno mondiale dell'invecchiamento, tanti media hanno espresso solo forte preoccupazione per la crescita smisurata della popolazione mondiale e per la gravità della diminuzione di risorse naturali, dimenticando che gli stessi demografi oggi affermano che sottosviluppo e crescita demografica non sono direttamente collegati. La povertà e la miseria dominanti nei Paesi a rischio, sono conseguenza di squilibrati progetti politici ed economici, che hanno investito ingenti risorse in campagne di sterilizzazioni umane e a sostegno di movimenti per il controllo delle nascite, invece di promuovere lo sviluppo culturale e sociale dei popoli del terzo mondo.
Ma non è vero che il male prevalga. Duemila anni di cristianesimo, al di là di pessimismi, materialismi, consumismi e globalismi che bombardano il mondo, non sono trascorsi invano. Uno dei segni è il recente conferimento del «Premio Nobel per la pace» all'organizzazione «Médecins sans frontières». Viene riconosciuto uno stile di aggregazione di volontari e la loro attività che superano ogni barriera per togliere divisioni e odio tra popoli ed etnie diverse. La loro testimonianza è segno dei valori della vita e della speranza di cui è intriso il messaggio cristiano.
È in questo clima di speranza, che a nome dei frati del «Messaggero di sant'Antonio», dei nostri giornalisti e collaboratori, rivolgo a tutti voi, amici e lettori della rivista, un cordiale augurio natalizio.