La speranza che illumina i nostri passi

Santuari, luoghi biblici, cammini sacri. Tutto testimonia il bisogno secolare dell'uomo di ritrovare Dio come compagno di viaggio nel cammino verso la salvezza.
28 Luglio 2010 | di
I pellegrinaggi e i cammini verso i santuari della Terra Santa, verso le basiliche mariane o le tombe dei santi, conservano la loro suggestiva attualità. Ma esprimono anche la disponibilità a intraprendere un cammino spirituale, ispirato da una ricerca interiore e da una chiamata di Dio, come si riscontra nella storia d’Israele e nelle testimonianze di altre religioni. In parecchi casi, l’azione del «partire» è motivata da una ricerca di più profondi significati della vita. Può richiedere un distacco temporaneo dai propri familiari e amici per abbracciare un’esperienza di interiorità vissuta in luoghi che muovono all’incontro con Dio, il proposito di un rafforzamento spirituale e un rinnovamento di vita.
Sono diverse le testimonianze di gratitudine a Dio che pervengono alla nostra redazione da molti amici e lettori che hanno fatto pellegrinaggi in Terra Santa, ai santuari mariani o alle basiliche di sant’Antonio a Padova, e di san Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo. In quest’anno giubilare compostelano, molti sono i giovani che hanno percorso, a piedi, gli itinerari giacobei verso Santiago de Compostela. È un segno che, a dispetto della società e della cultura laicista del nostro tempo che rifiutano il patrimonio di verità e le norme morali che s’ispirano all’insegnamento del vangelo e della Chiesa, testimonia il bisogno sempre attuale di porsi in cammino, come via verso Dio e occasione per un rinnovamento della propria vita. La preliminare condizione di intraprendere quest’esperienza richiede la disponibilità e la volontà di compiere questo itinerario con libertà interiore e nella convinzione che la vita è orientata verso una patria che la nostra fede definisce «eterna», non avendo qui una fissa dimora. Siamo pellegrini, ma non succubi della pesantezza dei nostri impegni quotidiani.
Sant’Agostino ci insegna, nel suo Sermone n. 256, che il nostro peregrinare deve essere accompagnato da un canto di lode. Anche se la vita dell’uomo è un’esistenza in terra straniera, il santo dottore ci invita a pregustare nel canto l’alleluia dei redenti in cielo: «Qui nella speranza, là nel compimento. Qui sulla strada, là in patria. Oggi cantiamo, non per allontanarci dal riposo, ma per trovare consolazione nella tribolazione. Cantiamo come sono soliti cantare i pellegrini: canta, ma cammina! Cantando, consolati nella sofferenza, non amare la tristezza! Canta e cammina! Non smarrirti, non tornare indietro, non restare indietro!».
Oltre ai giovani che hanno effettuato quest’anno il «Cammino di Santiago», mi ha colpito la testimonianza di un altro gruppo giovanile che ha partecipato al «Cammino di sant’Antonio», da Camposampiero a Padova: un pellegrinaggio notturno promosso da anni all’inizio delle celebrazioni in preparazione alla festa del Santo. «Parlare di come abbiamo vissuto il pellegrinaggio alla Basilica del Santo significa entrare nella profonda gioia di una delle più belle pagine della nostra vita: ripercorrerne gli umori, la serenità, l’armonia, il senso di profonda fede e di reale vicinanza a Gesù che fin dal primo passo abbiamo sperimentato. Ci è stato chiesto quale fosse la motivazione che ci ha spinti a partire. Penso che ognuno di noi la serbasse nel proprio cuore, e per questo avesse da chiedere qualcosa a Dio per intercessione di sant’Antonio: un aiuto per superare un momento difficile, per riuscire a tirare avanti tra difficoltà, spesso amare e contraddittorie che la vita ci mette ogni giorno davanti, o un ringraziamento profondo per la gioia di vivere e di avere accanto a sé tante persone che ci amano».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017