L’America in un miglio quadrato

«Noi italoamericani ci conosceremo sempre di più se le nostre associazioni sapranno promuovere i rapporti tra i soci e l’Italia, con particolare riguardo ai giovani».
04 Novembre 2000 | di

Hoboken
Incontro Antonio Pasquale, esponente della collettività  italoamericana, al «Monte San Giacomo Club», un'associazione italiana che ha sede a Hoboken, popoloso centro cosmopolita del New Jersey, sulla sponda destra del fiume Hudson che lo separa dall'isola di Manhattan. In questa «città  del miglio quadrato», risiedono molte famiglie provenienti dai paesi del centro agricolo del Vallo di Diano, alle pendici del gruppo del monte Cervati, in provincia di Salerno. La loro emigrazione iniziò subito dopo l'Unità  d'Italia quando, soprattutto nelle regioni del Sud, le mancate riforme agricole, le pesanti tasse e l'aggravarsi del fenomeno del brigantaggio costrinsero tanti connazionali ad abbandonare la patria. Anche dai paesi del Vallo di Diano: Monte San Giacomo, Teggiano, Sala Consolina, Caggiano e Sant'Arsenio furono molti a partire, per ricostruirsi una vita e donare un avvenire migliore ai loro figli. Si stabilirono negli Stati Uniti, in Canada, Brasile e Argentina, nel Sud Africa e in Australia. Si calcola che i sangiacomesi, solo negli Stati del New Jersey e di New York, siano più di duemila e molti altri risiedano negli Stati del Connecticut e del Massachusetts.
Il club di Hoboken, fondato nel 1935 e registrato un anno dopo, è, per più di cento famiglie associate, un punto di riferimento, un luogo d'incontro e un motore di tante iniziative culturali e sociali. Antonio, eletto solo da un anno presidente, è nato a Monte San Giacomo nel 1954 e ha lasciato con la sua famiglia l'Italia all'età  di dodici anni. Sono ancora vivi i ricordi della partenza dal porto di Napoli con la Michelangelo e il giorno dell'arrivo negli Stati Uniti, il 4 settembre 1968. Si è subito inserito nelle scuole americane fino a divenire un attivo agente immobiliare. Sposatosi con Nancy D'Elia, ebbe da lei due figlie: Maryellen, universitaria, con corsi all'università  di Siena, e Jackline, di soli 12 anni. Chi lo incontra, coglie subito in lui l'italiano bene inserito nella società  americana, ma ancora legato ai valori della sua identità  originaria. Per l'impegno di promuovere l'italianità  e i valori dell'associazionismo, nel 1997 ha ricevuto il «Premio della Comunità Â» da parte de «Il Ponte Italo-Americano».
La serata trascorsa con gli amici sangiacomesi a Hoboken, rimarrà  a lungo nella mia memoria: sia per l'affetto dimostrato da tutti i soci, sia per i segni di stima per tutto quello che il «Messaggero di sant'Antonio» fa per promuovere i valori della fede e dell'identità  italiana presso le nostre comunità  all'estero. All'incontro erano presenti due religiosi di Hoboken e alcuni organizzatori del mio viaggio: padre Francesco, parroco a Sant'Anna; padre Michele Guglielmelli, parroco a San Francesco; gli amici Giuseppe Torcivia, Federico Taurozzi e il professor Orazio Tanelli, a cui va il merito di avere animato la serata. Tra un canto e l'altro, ho potuto rivolgere al presidente alcune domande.

Msa. Quali sono gli impegni prioritari del Club?
Pasquale. Quello di collegarci maggiormente con il paese, con la regione d'origine e con tanti altri club e associazioni sangiacomesi sparsi nel mondo. Abbiamo iniziato a contattare i più lontani attraverso Internet, e già  arrivano le prime richieste d'informazioni e di collegamento. Quest'anno c'è stata una grande manifestazione dei montesangiacomesi in Brasile con la partecipazione di una delegazione di sessanta persone, guidata dal sindaco e dal parroco di Monte San Giacomo, e di altri venti amici di Hoboken che ho avuto la gioia di accompagnare. L'incontro, organizzato dal «Club San Giacomo» di San Paolo, è stato un evento straordinario, perché ci ha dato la possibilità  di mettere in comune tante storie legate alle nostre radici. Ma oltre agli amici del Brasile, siamo in contatto con tanti compaesani residenti in Sud Africa, in Germania e in Svizzera. Qui, negli Stati Uniti, viviamo in un grande Paese che merita la nostra riconoscenza, tutto il nostro rispetto e stima per aver accolto i nostri nonni o i nostri genitori. Però non possiamo dimenticare il nostro paese che amiamo e fa parte del nostro retaggio culturale.

Quali sono le attività  annuali più significative?
Siamo tutti impegnati a mantenere la nostra identità  e la nostra cultura legate all'Italia e alla nostra terra campana, rivolgendo una particolare attenzione ai nostri giovani. Nati e integrati in una nazione come gli Stati Uniti d'America, è difficile mantenerli uniti e interessarli alle nostre attività . Programmiamo ogni anno degli incontri e delle manifestazioni anche per loro, sia a livello culturale come a livello sociale. È già  bello constatare che quasi tutti i nostri figli parlano non solo il nostro dialetto, ma anche l'italiano. Nel nostro club tutto parla di Monte san Giacomo e dell'Italia: le stampe che riproducono le sue vie, le sue chiese e la nostra valle; le foto storiche e quelle sugli eventi più significativi, come la nascita, nel 1892, della «Società  di mutuo soccorso fra i cittadini di Monte San Giacomo, Fratellanza di sant'Anna» o quella del primo comitato direttivo del «Monte San Giacomo Democratic Club» formato da un nuovo nucleo di emigrati sangiacomesi i quali, staccandosi dalla prima Società  con sede presso la chiesa di Sant'Anna e desiderosi di allargare le attività  del club, il primo aprile 1936 aprirono la nuova sede sociale al 409 di Jefferson Street a Hoboken. Nel 1951, la sede si è trasferita, in locali più spaziosi, al 531 di Adams Street: è qui che oggi teniamo i nostri incontri associativi, i ricevimenti, i banchetti e i pic-nic per le famiglie dei soci e dei paesani; ma è anche qui che ogni giorno, chi vuole bere un buon caffé italiano, viene a trovarci, respirando aria di casa. Occasioni di aggregazione e di gioia comunitaria sono le feste del paese e dei santi patroni. In febbraio continuiamo a rivivere la «Sagra del maiale» che ricorda una tradizione secolare del nostro paese d'origine, con il caratteristico piatto del  'rr patan' e cicc. Ogni 25-26 luglio partecipiamo sempre numerosi alle feste di Sant'Anna e di San Giacomo e, in ottobre, al «Dinnerfest», a cui sono invitati i membri dei club della Comunità  montana del Vallo di Diano residenti nel New Jersey e a New York. Infine, negli scorsi mesi di luglio-agosto, in collaborazione con l'«Hoboken Historical Museum» abbiamo organizzato una mostra fotografica, con documentari e filmati sulla storia del nostro paese d'origine e del nostro club.

Perché, nonostante i tuoi impegni professionali, hai accettato la presidenza?
Mi interessa molto la comunità  e il mio impegno è quello di mantenerla unita, rafforzandola con il coinvolgimento dei nostri giovani. Faccio molto affidamento, per la continuità  del mio impegno, sull'aiuto dei membri del direttivo e dei soci del club; ma devo anche aggiungere la preziosità  dell'apporto della sezione femminile formata da un dinamico gruppo di donne, sempre attive e disponibili quando organizziamo i nostri incontri e le nostre feste. Lo scopo del nostro club - e delle altre associazioni presenti a Hoboken: dei «Caggianesi d'America», di «S. Arsenio in America», di «San Michele», dei «Molfettesi», ecc. - è di mantenere i soci legati alle nostre radici. Anno dopo anno, il nostro impegno è facilitato dai nuovi mezzi di comunicazione sociale, dai collegamenti radio e tv. Nelle nostre case seguiamo continuamente i telegiornali e tanti altri programmi della televisione italiana, che incentivano i rapporti e il mantenimento della nostra lingua e cultura.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017