L'Europa si fa a scuola
L'Europa dei mercati è una realtà che si sta tangibilmente realizzando, a suon di Euro. L'Europa dei cervelli è una realtà più imponderabile, ma non meno importante. E se è vero che la trasmissione del sapere passa attraverso la scuola è proprio tra i banchi che si formano i cittadini europei.
Il trattato di Maastricht (1992) ha segnato un passaggio importante con tre articoli (126, 127 e 128) dedicati all'istruzione, alla formazione dei giovani e alla cultura. Articoli che impegnano gli stati membri dell'Unione a una istruzione di qualità , incentivando la cooperazione, sviluppando la dimensione europea dell'educazione, anche attraverso la diffusione delle lingue.
Prima ancora dell'università - dove da anni il nome di Erasmus autorizza studenti universitari a trascorrere un periodo di studio in una università straniera (400 mila gli studenti europei che lo hanno fatto dal 1987, 31 mila insegnanti e 1440 atenei saranno coinvolti nel prossimo anno accademico) - ci sono le scuole superiori dove altre parole magiche aprono le porte dell'Europa. Si tratta dei programmi Socrates (che nasce il 14 marzo 1995 e compie il suo primo ciclo il 31 dicembre 1999. Ma è già previsto un secondo ciclo fino al 2004) e Leonardo, destinato agli istituti professionali.
La scuola italiana ha risposto con entusiasmo al richiamo dell'Europa; il nostro infatti è il primo paese per numero di scuole coinvolte: nel 1997, 125 scuole coordinatrici e 345 scuole partner hanno aderito al Comenius - Azione 1, altro termine che consente partenariati tra istituti scolastici di paesi diversi. Possono partecipare al programma i paesi dell'Unione europea, quelli dell'Accordo sullo spazio economico europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia); dal 1997 anche Cipro, Repubblica Ceca, Romania, Ungheria, e dal 1998 Polonia e Slovacchia.
Siamo andati in alcune scuole, che stanno per riaprire i battenti, a farci raccontare cosa significhi fare l'Europa a scuola.
Al Liceo «Aristosseno» di Taranto (scuola sperimentale con diversi indirizzi: classico tradizionale, classico Brocca, scientifico, linguistico, scientifico internazionale e linguistico internazionale; 140 insegnanti e 1400 studenti) lavorano per i progetti europei Vanda Romanò e Barbara Marenco, supportate dal preside Antonio Michele Sportelli.
La scuola è coinvolta in quattro progetti Comenius - Azione 1, insieme a ben quindici paesi diversi. Numerosi incontri si sono svolti tra soli insegnanti; infatti, il Comenius propriamente prevede la mobilità e il confronto tra gli insegnanti. «Inoltre - spiega Barbara Marenco - in virtù delle relazioni acquisite nel progetto Comenius, abbiamo portato i ragazzi in Spagna, Olanda e a ottobre andranno a Salonicco (Grecia) e a Debrecem (Ungheria). A nostra volta abbiamo ospitato in famiglia ragazzi greci, spagnoli e tedeschi. A Rotterdam, nell'ambito del progetto Taras (dal nome del fondatore di Taranto) abbiamo smosso un radicato atteggiamento di diffidenza nei confronti degli italiani, tanto che i colleghi olandesi hanno cambiato la loro idea su di noi. In realtà - osserva ancora la professoressa - dopo che i ragazzi hanno lavorato un anno su un argomento comune, per esempio sulle radici della cultura europea, la condizione della gioventù in Europa o sul folklore locale, risulta molto gratificante anche l'incontro tra di loro».
Come avete incominciato? «Le prime informazioni - risponde ancora Barbara Marenco - le abbiamo ottenute per contatti personali, tramite studenti stranieri venuti nella nostra scuola. Poi abbiamo scritto oltre duecento lettere alle scuole europee per trovare partner; adesso il discorso è più semplice perché siamo in Internet». Infine, quali considerazioni le sembra di poter trarre da questa esperienza? «Abbiamo constatato con piacere che i nostri ragazzi sono a un livello culturale superiore a quello degli altri paesi. Speriamo che la riforma non ce lo abbassi troppo! È stato molto entusiasmante lavorare a questi progetti, conoscere colleghi che hanno gli stessi nostri problemi. In genere, noi insegnanti ci sentiamo molto soli: queste iniziative aiutano a creare dei legami».
Ci spostiamo all'Istituto tecnico industriale «Leonardo Da Vinci» di Trapani. A raccontare quanto sia europeo è il professor Giuseppe Basiricò. L'istituto è una scuola-polo, cioè di quelle preposte a dare informazioni alle altre. I progetti in corso sono Comenius con Spagna e Portogallo e Grecia; un altro con la Danimarca e, infine, un progetto Leonardo il cui obiettivo è quello di mettere in pratica un esempio di insegnamento modulare. Il lavoro da svolgere come scuola-polo è molto e il professor Basiricò lamenta che l'attività informativa sia lasciata alla buona volontà degli insegnanti (in Irlanda alcuni insegnanti sono «distaccati» per seguire questo settore): «Abbiamo chiesto di avere tre ore alla settimana da dedicare a quest'attività , ma non ci sono state riconosciute».
Anche l'Istituto magistrale «Bellini» di Novara è da anni all'avanguardia per quanto concerne le esperienze europee. «L'obiettivo di uno dei progetti Comenius - spiega la coordinatrice Franca Feliziani - era quello di mettere a confronto le prospettive delle adolescenti in tre paesi europei: Italia, Germania (Krefeld) e Irlanda (Athlone). Le scuole - continua Franca Feliziani - hanno lavorato con molto impegno attraverso visite preparatorie dei docenti, settimane di studio e seminari». Vi hanno partecipato circa quaranta allieve dell'istituto tra cui Tiziana Napoli, che è stata a Krefeld, in Germania, dove ha fatto anche un'esperienza lavorativa. Tiziana la ritiene un importante fattore di integrazione che serve a costruire l'Europa.
«Queste esperienze europee sono uno dei pochi canali, patrocinato dalla scuola, per un confronto diretto che lascia un segno», racconta Mariella Raccamari che, insieme alla collega Sonia Sonda, nell'ambito della sezione «Lingua» del programma Socrates, ha accompagnato gli allievi del Liceo «Giorgione» di Castelfranco Veneto a Carpentras in Provenza, dove hanno seguito le lezioni del Liceo «Henri Fabre». «Si parla tanto - dice Mariella Raccamari - di accettazione, di cancellazione delle frontiere. I ragazzi sono stati ospiti anche di famiglie di origine magrebina, hanno visto una realtà sociale multirazziale quale sarà probabilmente l'Italia tra trent'anni».
«Negli istituti professionali - spiega ancora Mariella Raccamari - la chiave per l'Europa prende il nome di programma Leonardo (il punto di riferimento nazionale è l'Isfol, Istituto nazionale per lo sviluppo della formazione professionale). L'Istituto professionale per i servizi sociali di Castefranco Veneto, in forte espansione, è stato un pioniere nell'ambito dei progetti europei, anche perché il preside, Silvio Toffolon, è un convinto sostenitore delle iniziative europee. L'istituto, nato nel 1988, è una risposta alle nuove esigenze del territorio, forma operatori socioassistenziali, il 98 per cento dei quali trova subito lavoro dopo il diploma.
«Obiettivo fondamentale di uno dei progetti pilota del programma Leonardo - spiega la professoressa Diana Saccardo - è arrivare alla trasparenza delle certificazioni, per l'equipollenza dei titoli delle scuole europee, che al momento non c'è. Questo consentirebbe una migliore gestione delle domande e delle offerte di lavoro all'estero, ma anche all'interno del paese in cui si vive». Questa scuola veneta fa parte di un consorzio di istituti dell'Emilia Romagna e questo ha reso più semplice l'inserimento in progetti europei, perché le informazioni da acquisire sono numerose e le procedure piuttosto lunghe.
Nonostante la difficoltà riscontrata nel reperire informazioni, anche Cristina Buonadonna, insegnante di lingua francese nella Scuola media «Canova» di Loreggia (PD), osserva che «queste esperienze fanno superare le paure che derivano dalla non conoscenza. L'Europa è più facile da fare partendo da qui». l
Intervista a Sebastiana Arico, responsabile del progetto «Comenius»
Costruire europei dalla base
«L'obiettivo del progetto Socrates è quello di favorire il potenziamento della dimensione europea dell'educazione e favorire, inoltre, l'innovazione scolastica», spiega Sebastiana Aricò, responsabile di Comenius - Azione 1 presso la Biblioteca pedagogica di Firenze (Agenzia nazionale).
Msa. Quante sono le scuole italiane e straniere che sono state coinvolte nell'anno scolastico scorso?
Aricò. Le scuole italiane coordinatrici sono state più di 300 e le scuole partner più di 900. Le scuole straniere sono circa 10 mila.
Quante si prevede partecipino nell'anno scolastico che sta per iniziare?
Per quanto riguarda l'Italia la richiesta di partecipazione è in crescita; la scuola italiana è molto interessata ai progetti educativi europei. Noi abbiamo addirittura un problema di fondi: all'inizio avevamo difficoltà a utilizzare tutti i fondi comunitari, oggi dobbiamo selezionare le scuole che li richiedono perché il numero va aumentando di anno in anno in maniera molto significativa.
Come vengono selezionate?
La selezione avviene in base a criteri stabiliti dall'Agenzia nazionale (BDP di Firenze) e dalla direzione generale per gli scambi culturali del ministero della Pubblica iIstruzione.
Cosa comportano questi progetti?
Comportano la creazione di un partenariato tra almeno tre scuole di tre diversi paesi europei che si mettono insieme per realizzare un progetto didattico in comune. In base al progetto didattico, se questo viene finanziato, possono incontrarsi, possono verificare periodicamente la loro attività e poi elaborate dei prodotti finali e diffonderli.
Questo lavorare comune aiuta a costruire l'Europa?
Direi proprio di sì. Anzi, è proprio un costruire l'Europa a partire dalla base. È un'attività estremamente interessante perché le scuole si mettono in contatto, conoscono i rispettivi sistemi educativi, soprattutto attraverso la mobilità di tipo virtuale, cioè via Internet, che sta diventando sempre più importante. E quindi cadono molti pregiudizi, si allargano le menti e si realizza veramente quella che è la finalità di una costruzione del futuro cittadino europeo.
Quali sono i paesi che si sono dimostrati finora più interessati?
All'inizio i paesi più interessati erano quelli del Nordeuropa (Finlandia, Danimarca), ma poi anche gli altri paesi, Francia, Germania, l'Italia stessa, hanno dimostrato maggior interesse. Direi che la partecipazione è stata altissima in tutti i paesi: l'Olanda l'anno scorso alla prima scadenza di marzo aveva già esaurito tutti i fondi perché le scuole avevano chiesto di partecipare in massa.
Cosa devono fare le scuole per partecipare?
Le scuole devono innanzi tutto trovare partner, poi presentare un formulario per la richiesta di fondi europei e quindi attendere di sapere se il progetto è stato approvato. Se la risposta è positiva possono disporre di un budget per incontrarsi, per fare pubblicazioni...
E gli insegnanti come rispondono?
All inizio sono molto timorosi e perplessi. Gli insegnanti italiani sentono molto il disagio derivante da una loro non approfondita conoscenza delle lingue, in particolare dell'inglese. Però poi la risposta è entusiastica, sono felici di verificare che la scuola italiana non è da meno rispetto alle altre.
Alcuni insegnanti lamentano la difficoltà di avere informazioni e di orientarsi...
La Biblioteca di documentazione pedagogica è Agenzia nazionale del programma Socrates per quanto riguarda l'istruzione scolastica, fin dalla partenza del programma. Ma ancora prima che partisse è stata creata una struttura informativa che si chiama Deure, cioè un collegamento con circa trecento scuole-polo, sparse su tutto il territorio che ci aiutano nella diffusione dell'informazione. Inoltre, è stato realizzato un sito Internet (www.bdp.it) nel quale le scuole trovano tutto quello che serve.
Avete qualche statistica sulle partecipazione?
Le classifiche mostrano che l'Italia è al primo posto per numero di progetti.
Alcuni riferimenti
Per saperne di più:
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