Libere di gridare «preferisco la vita»
«Mi chiamo Ornella. Purtroppo non posso dire di essere una `mamma coraggio`: a 18 anni ho abortito e poi non sono più diventata madre. L`essere sola con il tuo problema ti porta a commettere il più grosso errore, uccidere tuo figlio. Dopo, intorno a te c`è solo buio. Per me il dramma è cominciato quando ho potuto vedere con i miei occhi che chi avevo abortito era già un bambino e non, come mi dissero al consultorio, `un ammasso di cellule`. Quasi sempre questa maternità stroncata ha conseguenze tragiche e segrete; chi uccide suo figlio uccide, in realtà , se stessa. Dopo, troviamo pace e serenità nel cercare di evitare alle altre il dramma che abbiamo vissuto noi. È questo che ho fatto in questi anni; nel quotidiano impegno all`interno del Centro di aiuto alla vita penso di aver imparato una cosa consolante: quanto abbiamo seminato non è mai perduto».
La storia di Ornella è solo una delle migliaia raccolte dai volontari dei 260 Centri di aiuto alla vita (Cav) disseminati nel territorio nazionale. I Cav sono associazioni che, per loro stessa definizione, «hanno lo scopo statutario di condividere le difficoltà di una gravidanza difficile o non desiderata, al fine di evitare il ricorso all`aborto volontario».
Lo slogan che, dal 1975, anno in cui è stato fondato il primo centro, ha guidato l`opera dei volontari, la dice lunga: «Le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita, ma superando insieme le difficoltà ». E al superamento di questo genere di difficoltà , anche dal punto di vista legislativo, è dedicata l`azione dell`intero Movimento per la vita, di cui è presidente l`onorevole Carlo Casini che, lo scorso novembre, ha indirizzato al parlamento un dossier che qualcuno ha subito definito «rivoluzionario». Il tema affrontato è, manco a dirlo, l`aborto, ma visto da un`angolatura speciale: tutto ciò che in Italia viene fatto per prevenire l`aborto non in fase preconcezionale, ma quando una nuova creatura c`è già . Controinformazione allo stato puro, insomma. Di rapporti sull`aborto il parlamento ne riceve uno all`anno, come prevede la stessa legge 194 sulla «tutela della maternità e sull`interruzione volontaria della gravidanza». A stilarli, i ministri di Sanità e Giustizia.
Perché, allora, farne un altro? «Perché le relazioni dei due ministri si occupano soltanto di indicare il numero complessivo degli aborti ` sottolinea Carlo Casini ` ma, a nostro parere, non rispettano i dettami dell`articolo 16 della legge 194, il quale prescrive che questo rapporto deve indicare anche quanto è stato realizzato in termini di prevenzione, cioè quanti sono gli aborti evitati e come il risultato è stato raggiunto. Che è, invece, proprio quanto noi vogliamo divulgare, dimostrando che è possibile prevenire l`aborto, e giungere persino a evitarlo quando la donna ha già in mano il certificato necessario per interrompere la gravidanza».
Consultori familiari a servizio della vita
Tra i punti centrali del rapporto vi è la funzione dei consultori familiari pubblici che, secondo il Movimento per la vita, avrebbe bisogno di una rivisitazione. «Noi pensiamo ` prosegue Casini ` che il consultorio familiare dovrebbe avere come scopo esclusivo e preciso la difesa della vita. E, quindi, al suo interno dovrebbero operare persone il cui atteggiamento di fondo sia favorevole alla vita. Dovrebbero esserci controlli su quello che fa veramente il consultorio, registrando le cause per cui si domanda l`interruzione volontaria di gravidanza. Ed è necessario, soprattutto, che il consultorio non sia coinvolto nell`interruzione volontaria della gravidanza e sia, invece, collegato con quelle strutture di volontariato diffuse sul territorio, come i Cav o le case di accoglienza, che costituiscono davvero una forza significativa per prevenire l`aborto, come il nostro rapporto dimostra».
Il dossier, oltre a presentare tutti i servizi e i progetti a tutela della maternità , promossi dal Movimento per la vita (Cav, Sos Vita, Telefono Rosso, Progetto Gemma) sottolinea in modo deciso e, a sorpresa, la necessità di un`applicazione integrale della 194. A tale riguardo, Casini insiste: «Noi non abbiamo rinunciato all`obiettivo di cambiare in modo totale la legge italiana sull`aborto, che resta ingiusta. Io continuo a sottoscrivere un`espressione di Giorgio La Pira, il quale in un telegramma inviato a quanti governavano all`epoca dell`approvazione della 194, scrisse che si trattava di una legge integralmente iniqua. Non chiediamo una riforma totale della legge, perché sappiamo che non sarebbe ottenibile ora. Domandiamo che almeno tutti gli uomini di buona volontà si mettano insieme, sia che difendano sia che contrastino la legge, per realizzare una difesa concreta della vita sulla base delle disposizioni della legge che lo consentono».
Perché, come si trova scritto a conclusione del rapporto «tutte le nostre proposte e il lavoro svolto dai Cav in oltre un quarto di secolo, si fondano su una scelta fondamentale. Essa non riguarda il punire o non punire, il vietare o il permettere. Essa riguarda il figlio nella sua identità umana. Essa riguarda la donna nella sua libertà di non abortire eliminando o riducendo una `necessità ` che è l`esatto opposto della libertà ».