L’infinito duello tra madre e figlia sempre in lotta per futili motivi
«Incredibile, ho una figlia di quasi dodici anni e non riesco mai a ridurla alla ragione; ha sempre lei l`ultima parola, più alzo la voce, più la alza anche lei. Se le dico di smetterla, lei urla che sono io che la devo smettere, che le sto rovinando la vita! Proprio io, che ho fatto tutto per lei e lei lo sa benissimo; sa che sono stata lasciata dal mio ex marito, che, per giunta, non si è fatto più vivo; sa che mi sono data da fare per lei, facendo un corso Asa e trovando un posto in una casa di riposo; è per lei che mi sono riciclata a quasi infermiera, è per lei che non mi sono data per vinta. È vero, se al piano di sopra non ci fosse stata mia madre, non ce l`avrei fatta; riconosco che mia madre aveva ben altri pesi sulle spalle, come mio padre che è passato di fallimento in fallimento, con le sue idee di grandezza e i due figlioletti di mio fratello da tirar su. Oh, lui è regolarmente sposato, ma tutti e due lavorano e la nonna è indispensabile; quando si è trattato di `prender su` anche la mia Barbara perché io potessi farmi una posizione, lei non si è tirata indietro e mia figlia le è molto affezionata. Ma l`altro giorno mia figlia mi ha urlato: `Sei come la nonna!`. Eh no, questa no! Tutto ho fatto per non somigliare a mia madre, che era ed è insopportabile: vuole sempre mettere il naso su tutto, ancora oggi pretende di dirmi se devo o non devo mangiare una cosa, come mi devo vestire, se fa o non fa freddo, se prendo una qualche iniziativa senza il suo consenso è sicuramente sbagliata, prima ancora di sapere come diavolo sia andata! No, io non assomiglio a mia madre, io non voglio somigliarle!
«Ma com`è che mia figlia mi ha buttato lì questa accusa? Era l`ennesimo litigio: è mattina, la devo svegliare e portare a scuola. E lei è in bagno a lisciarsi i capelli, cinque minuti, dieci minuti... un`eternità . E allora le ho gridato: `ma cosa fai lì?! Apri! Lo sai che non sopporto che ti chiuda in bagno!`. E lei: `e che cosa te ne importa di che cosa faccio in bagno?! Sono... miei! Smettila, quando ho finito vengo fuori!`. E poiché io gridavo che sono invece... miei, che doveva smetterla di rispondermi così, che doveva uscire da `sto bagno`, se no non l`accompagnavo e così via (una scena che si ripete tutte le mattine), lei mi ha lanciato quell`accusa che mi ha lasciato senza fiato. Ma dove sto sbagliando? Perché mi sento così impotente? Perché non so indirizzarla nel modo giusto?».
Mamma Irene
Aver ragione a ogni costo
Se non ci sorvegliamo, dopo aver accettato di ascoltare la narrazione di questo spaccato familiare, ci verrebbe da... urlare contro questa madre: e sarebbe il contagio; la modalità duellante che si apprende in famiglia ci nasce dentro «spontanea» e allora vorremmo farla capire (leggi: sottomettere) a questa madre, farla smettere di duellare con la figlia grazie a un bel`¦ duello educativo. E così non avremmo dato che un contributo a tramutare il suo bel nome, Irene, che significa pace, in Ire, che non ne è soltanto l`abbreviazione, ma il suo ritratto. Anche i duelli fatti con buone intenzioni sono perniciosi quanto quelli fatti per impulsività , perché hanno tutti lo stesso scopo: vincere, cioè ridurre l`altro alle mie (sacrosante) ragioni. Ma quando uno perde nel braccio di ferro con l`altro, non fa che aspettare la rivincita, magari dilazionata nel tempo: è così che i duelli si tramandano di generazione in generazione e non se ne esce. Ma come si fa a non cadere nella contrapposizione? Come si fa a non distribuire torti o ragioni, colpe e assoluzioni?
Irene ha urgente bisogno di saggiare altri punti di vista. Proviamoci. Questa volta trascrivendo un reale dialogo avvenuto con la Irene reale.
Come uscire dal duello
Mi siedo accanto a lei, non di fronte; serve per lei una vicinanza che le dica quanto apprezziamo i suoi sforzi di madre, il suo non aver mollato, la sua passione per la figlia che sta facendo le primissime prove della sua adolescenza. E cominciamo a fugare i fantasmi delle identificazioni distorte: Irene si sente esattamente «preda» della mamma come lo era un tempo, con la stessa voglia di ribellione; ciò che ora le appare mostruoso è di essere collocata nei panni di sua madre. Simili identificazioni distorte agiscono nei rapporti umani come profezie che si avverano. Bisogna, quindi, accompagnare Irene a scoprire quanto la figlia sia diversa dalla adolescente che un tempo era lei. E poi farle vedere un nuovo punto di vista:«Tua figlia Barbara ti sta facendo ora un bel regalo, ti sta mostrando che cosa `sentiva` la mamma di Irene, mentre tentava di far capire le sue ragioni a Irene».
«E che cosa provava?».
«Prova a interrogarti su che cosa provi tu ora».
«Io provo impotenza, dubbio, rabbia e paura».
«Paura di non essere una brava madre? Di non sapere come fare?».
«E mia mamma che mi sembrava sempre così sicura di sé, così prevaricante, dispotica, provava impotenza e paura? E più urlava e più si sentiva debole?!».
Ritrovarsi negli altri
Per un attimo Irene è colta dalla sorpresa, dice tra sé: «Non l`avrei mai immaginato».
Poi dice con amarezza: «Ma questo non mi solleva, non mi importa niente di che cosa provava mia madre».
«Hai ragione, è difficile cambiare idea di madre. Però ora puoi dialogare con la madre che è dentro di te e puoi finalmente darle alcuni suggerimenti, istruirla...».
«Istruirla? E come?!».
«Che cosa voleva l`Irene adolescente di allora? Che cosa tentava disperatamente di farle capire?».
«Oh, io volevo che mi ascoltasse, sì che ascoltasse me e che non volesse aver subito ragione; volevo che non si agitasse prima ancora di sapere come sarebbero andate le cose. Volevo, insomma, che avesse fiducia...».
«Suggerimenti preziosi... proprio questo voleva la Irene figlia, ora le abbiamo dato diritto di parola...».
«Sì, ma mia madre non mi ascoltava! E io sono venuta su a rabbia e aggressività ...».
«Un momento, è venuta su un`Irene capace di lottare in proprio, di prendersi le sue responsabilità , di `riciclarsi` come dici tu, di stare in piedi nonostante il fallimento del matrimonio, di credere alla sua maternità . Una bellissima Irene, di cui la mamma può essere orgogliosa».
«Vuoi dire che mia madre non ha fatto solo danni?».
«Certo che no».
«E pensare che, in fondo, la sua situazione era anche più difficile della mia, con la suocera in casa, un marito che credeva di aver sempre ragione anche quando faceva casini. Vuoi dire che le diamo la sufficienza come madre?».
«Vuol dire che la promuoviamo come madre di Irene`¦».
«E allora sono promossa anch`io? Anch`io non rovinerò mia figlia?».
«Non solo, tu sarai anche meglio, perché a te è capitato di percepire come si sentiva tua madre e di dar voce alle istruzioni dell`antica Irene...».
L`uscita dal duello
«Dunque, dovrei ascoltare Barbara e non le mie paure, dovrei non agitarmi, non sapere sempre tutto io...».
«Bene, le istruzioni funzionano!».
«E se non sono capace? Se domattina con la storia del bagno vado ancora sopra le righe?».
«Puoi darti la possibilità di un successo su dieci? Se hai promosso la tua mamma...».
«...mi posso promuovere anch`io», mormora Irene con grande dolcezza.
«E poi Barbara non è Irene...».
«Già , io non ho mai detto a mia madre: `sei come la nonna!`». E ride sollevata
Abbiamo, dunque, intravisto l`uscita dal duello, un`uscita per ora soltanto immaginata, accarezzata, desiderata. Ma è così che iniziano le cose nuove.