L’universo: qualche miliardo di anni in meno
Finora mancava, per il semplice fatto che almeno per adesso non è proprio possibile andare a verificare di persona. Ma ormai ci siamo, grazie a Hipparcos: che non è uno scienziato, ma un satellite dell`Agenzia spaziale europea, al quale era stato affidato l`incarico di tracciare, con la massima precisione possibile, un vero e proprio atlante dell`universo.
Il lavoro sul campo si è concluso esattamente quattro anni fa: nel 1993 a Ferragosto; ma il risultato è stato reso noto solo da poche settimane, perché il materiale raccolto da Hipparcos consisteva in tonnellate di dati che hanno dovuto essere elaborati. E ne è valsa la pena. Alla fine, è stata misurata la posizione di ben 118 mila stelle, con una precisione eccezionale, di gran lunga superiore a quella dei migliori atlanti terrestri. Inoltre, con minor accuratezza ma pur sempre in termini scientificamente validi, è stato rilevato un altro milione di stelle.
Per farsi un`idea dell`importanza di questa operazione, basterà dire che il primo catalogo di stelle di cui si abbia notizia nella storia, e cioè quello messo a punto da Ipparco di Nicea nel secondo secolo avanti Cristo, comprendeva un migliaio di astri in tutto. Potrà sembrare poco più di un hobby, questa passione per misurare i corpi celesti; e invece si tratta di una operazione scientifica di grandissima importanza, come dimostra del resto il fatto che l`Agenzia spaziale europea l`abbia inserita tra le sue priorità .
È proprio attraverso questo tipo di studi e di rilevamenti, ad esempio, che si può assegnare una età all`universo in cui viviamo. E qui viene fuori uno dei risultati più importanti ottenuti da Hipparcos: è riuscito a stabilire con esattezza la nostra data di nascita. L`universo in cui viviamo ha iniziato la sua esistenza 12 miliardi di anni fa, partendo da una grande esplosione originaria che gli scienziati chiamano Big Bang. È il primo risultato matematico, che tra l`altro ci dà la soddisfazione di ringiovanirci l`anagrafe: finora, infatti, si pensava che di anni l`universo ne avesse 15 miliardi; anzi, si era registrato un vero e proprio paradosso, perché pareva che alcune tra le stelle più lontane, di anni ne avessero addirittura 18 miliardi. Quindi, sarebbero state più vecchie del loro contenitore...
È stato proprio il diligente Hipparcos a consentire di sciogliere l`enigma: gli scienziati si erano semplicemente sbagliati nelle misurazioni, in alcuni casi addirittura del 50 per cento. Non per loro impreparazione, sia chiaro: il fatto è che i rilevamenti effettuati da Terra si basano su metodi comunque empirici, che possono contenere un margine anche rilevante di errore. Hipparcos, andando a svolgere il suo lavoro nello spazio, ha misurato la posizione delle stelle prima da una estremità dell`orbita terrestre, e poi da quella opposta, cioè da due posizioni distanti tra loro qualcosa come 300 milioni di chilometri. E poi ha fatto i suoi conti.
In questa maniera, oltre a censire una vasta quota di universo, ha effettuato altre scoperte. Ad esempio, ha individuato 10 mila nuove stelle doppie e multiple e 8 mila nuove stelle variabili; ha approfondito la conoscenza di altre 8 mila; molto probabilmente ci ha fornito gli elementi per scoprire qualche sistema planetario simile a quello del nostro Sole. Insomma, dalla missione abbiamo ricavato la più accurata mappa spaziale che mai abbiamo posseduto, e abbiamo inoltre incamerato lavoro per svariate generazioni di astronauti. Come dire: soldi davvero ben spesi.