Marocco, tra Africa ed Europa
Un terremoto assassino ha devastato il Marocco là dove vivono i Berberi. Con questa popolazione fiera, orgogliosa della sua specificità , il defunto re Hassan II non andava d'accordo. Per dirla alla buona non si intendevano il sovrano altero, forte del suo essere anche Sherif, cioè autorità suprema religiosa, e i Berberi autoreferenziali cultori del senso dell'appartenenza.
Il successore di Hassan II, il giovine re Mohammed VI, ha sparigliato le carte della società marocchina. Nel suo primo messaggio alla nazione, egli ha indicato al popolo i due maggiori nemici contro cui il re aveva deciso di combattere: l'islà m radicale (nutrito di fanatismo, di superstizione) - la discriminazione della donna. Al pari del padre proclamò infine l'urgenza di modernizzarsi tenendo in una mano il Corano e nell'altra il computer.
Mohammed VI ha abolito il fasto, va in ufficio (il palazzo reale) guidando lui la macchina. Con certosina pazienza coraggiosa toglie, un po' alla volta, spazio ai radicali, riuscendo infine a varare un nuovo codice civile che riconosce alla donna parità di diritti. È per la pace in Terra Santa ma non demonizza Israele (il Marocco ha sempre avuto una vasta e rispettata comunità ebraica), guarda all'Europa e in particolare all'Italia mentre il padre era tutto per la Francia.
Quando il terremoto stravolge il Marocco, il giovine re si porta rapidamente sul luogo del disastro, stimola i soccorritori e infine, anziché tornare a Rabat come da copione, fa alzare una tenda per lui onde idealmente collegarmi coi miei più sfortunati compatrioti che han perduto la casa, i congiunti. Il fatto che il sovrano dorma sotto la tenda come i superstiti del terremoto rimasti senza casa, colpisce il cuore e la mente del marocchino qualunque dando maggiore impulso all'opera difficile dei soccorritori. Quella cortina di diffidenza che separava i Berberi dagli altri marocchini forse sta per cadere nel segno del vecchio adagio semita che recita: Quando tutto ti sembra perduto, ricordati che resta pur sempre il futuro. Ancora: nella tendopoli è rifugiata anche una maestra non islamica, una signora francese che ha fatto del Marocco la sua seconda patria. E grande è stata la sua emozione quando, l'otto di marzo, Giornata della donna (in Occidente), s'è vista recapitare da un inviato del re il tradizionale mazzolino di mimose.
Il Marocco, dice Mohammed VI, è un albero con le radici in Africa e la chioma in Europa: ancorché geloso della sua cultura è infatti aperto al vento della libertà , del progresso. L'immensa moschea di Casablanca, voluta da re Hassan, protende le preziose mura sul mare a guisa di portaerei dalla quale decolla il fausto messaggio della ecumenica Scuola di Toledo: Sapienza e Condivisione. A Toledo, Mori e Franchi lavorano fianco a fianco per il trionfo della poesia, della medicina, della religione in quanto regolatrice della vita comunitaria. Ora il Marocco, per bocca del suo re, afferma il diritto di esistenza, nei luoghi della Ragione, della alterità , della mobilità del diverso. L'inaspettato gesto di Mohammed VI: le mimose alla maestra francese, può forse servire a drammatizzare una ricorrenza sulla cui origine le femministe - doc avanzano riserve. L'otto di marzo è un falso affermano Tilde Capomazza e Marisa Ombra. Le 129 operaie americane morte nell'incendio di una filanda nel 1929, proprio in quella data? Non ce n'è traccia nelle cronache. E Clara Zetkin, la madrina della festa? Non risulta che abbia mai proposto una festa della donna.
Sia come sia, riflettiamo sull'importanza sempre crescente della donna: in Italia, in Europa, nel Mondo. Rispettare la donna è amare la Madonna, dice il Papa.