Mistero da ascoltare
Un’educatrice che lavora con bambini disabili – alcuni sono ciechi, altri sordomuti – mi raccontava che «si può festeggiare il Natale in modo migliore con i ciechi piuttosto che con i sordomuti. Infatti l’emozione del Natale, che costituisce il segreto di questa festa, si coglie attraverso l’ascolto».
Che cosa sentiamo ascoltando le canzoni di Natale o le musiche natalizie dei grandi compositori italiani come Vivaldi, Torelli, Locatelli, Corelli e Manfredini? È una musica che giunge fino al cuore. I brani che ci trasmettono la musica natalizia vengono intitolati dai compositori per lo più con il nome di «pastorale». È una musica dei pastori, una musica colma d’amore che esprime sicurezza e mistero.
Personalmente non riesco a immaginare il Natale senza le sue canzoni. Nella nostra famiglia ogni sera ci raccoglievamo attorno all’albero di Natale e cantavamo insieme le sue dolci canzoni. Guardavo attentamente i miei genitori. Per loro erano importanti i canti della loro terra natìa, quelli che avevano imparato da bambini. E nel cantare ci hanno trasmesso la loro esperienza del Natale. In quei canti sperimentavo il mistero della festa, il mistero di Dio fatto uomo, che è venuto a farci visita, che si è inserito nella nostra limitatezza.
I canti di Natale allargano questa limitatezza, creano nella mediocrità della nostra vita quotidiana una sensazione di amore, sicurezza, mistero e di terra natìa. Cantando i canti di Natale percepivo cosa significasse terra natìa. Mi sentivo a casa, entro la nostra famiglia, accolto, al sicuro, amato. Solo più tardi ho cominciato a capire che cosa aveva prodotto in me questo sentimento di terra natìa. Mi apparve chiaro che posso sentirmi a casa solo dove abita il mistero. Terra natìa e mistero si appartengono reciprocamente.
A Natale sperimento la casa in cui abito come una terra natìa, perché Dio stesso con la sua nascita è venuto in questa casa. Cantando e ascoltando le canzoni di Natale sento che non siamo soli quando cantiamo. In mezzo a noi, con il suo amore e la sua tenerezza, c’è colui che noi cantiamo. Già l’evangelista Luca, nel suo racconto della nascita di Gesù, ci mostra quanto sia decisivo l’ascolto per comprendere il Natale. Mi ha fatto sempre impressione che mio padre, davanti all’albero di Natale e prima di distribuire i regali, leggesse il Vangelo della Natività. Mio padre aveva un tono di voce del tutto speciale quando leggeva queste sante parole. Il loro ascolto mi trasportava già in un altro mondo. I pastori scorgono la luce splendente dell’angelo e hanno paura. Solo le parole dell’angelo tolgono il timore: «Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore» (Lc 2,10).
Lo stato d’animo dei pastori viene trasformato da queste parole. E anche oggi sento che il mio stato d’animo viene trasformato se le ascolto consapevolmente. I pastori sentono il canto degli angeli. E nei canti di Natale ancora oggi ho la sensazione che gli angeli stessi cantano con noi. Sento che questi canti fanno risaltare la loro leggerezza e letizia. Nell’ascoltare il messaggio del Natale, udendo i canti e le musiche natalizie, la nascita di Gesù tocca il mio cuore. Non ascolto soltanto parole, ma odo anche ciò che non è udibile, il mistero, che cioè Dio stesso risuona in me tramite questa musica, un Dio di tenerezza e amore, e un Dio che trasfigura la mia vita, perché entra lui stesso nel mio cuore.
(traduzione di L. Dal Lago)