Nutrire l'anima con la parola
In un momento in cui si constata una forte spinta, a livello culturale e sociale, verso la secolarizzazione della società occidentale tale da renderla quasi estranea al patrimonio di verità etiche e religiose che da duemila anni caratterizzano la sua identità, è stato accolto con particolare attenzione l’appello lanciato da Papa Benedetto XVI sulla necessità di promuovere, nei Paesi occidentali, una rinnovata evangelizzazione. «La missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento; anzi uno sguardo d’insieme dell’umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi, e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio» ha detto il pontefice lo scorso 28 giugno nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, in occasione della celebrazione dei primi Vespri della solennità dei Santi Pietro e Paolo.
Sono molte le regioni del pianeta nelle quali il Vangelo non è stato ancora annunciato o che hanno la necessità di approfondirne i contenuti. Ma numerosi sono i Paesi in cui, nonostante l’evangelizzazione sia stata attuata fin dai primi secoli del cristianesimo, le comunità stanno perdendo il loro profilo culturale cristiano a causa di un progressivo distacco dai principi fondamentali della fede cristiana e dell’appartenenza alla Chiesa. Convinto che la soluzione del problema non consiste nel conservare il patrimonio cristiano, quanto di farlo nuovamente penetrare nella società contemporanea, Papa Benedetto XVI ha voluto fondare un organismo, nella forma di Pontificio Consiglio, presieduto da monsignor Salvatore Fisichella, proprio per promuovere la rinascita della fede nelle terre di antica cristianità. Ai segni di un’eclissi di Dio nel mondo occidentale, il Papa ripropone l’annuncio della fede cristiana, rimotivando l’impegno dei cristiani per salvare la nostra civiltà, testimoni di valori e di modelli di vita che li rendano capaci di affrontare le sfide emergenti in campo morale e sociale. Basti pensare, tra le tante sfide, l’estendersi di legislazioni contrarie ai principi della legge naturale e della morale cristiana, alle mancate soluzioni alla crisi della famiglia o al fenomeno delle migrazioni forzate. Non c’è solo fame di cibo materiale, ma anche di libertà e di giustizia di fronte alla carenza di rispetto dei diritti della persona. «C’è una fame profonda, che solo Dio può saziare – sottolinea Papa Benedetto XVI –. «Anche nei deserti del mondo secolarizzato, l’anima dell’uomo ha sete di Dio, del Dio vivente. La Chiesa è nel mondo un’immensa forza rinnovatrice, non certo per le sue forze, ma per la forza del Vangelo in cui soffia lo Spirito Santo di Dio, il Dio creatore e redentore del mondo».
L’appello rivolge la nostra attenzione al ruolo che i cristiani devono avere in un contesto che sembra volerli escludere. La cultura occidentale contemporanea – nominata post-moderna – si caratterizza come un’epoca senza riferimenti religiosi e senza i principi fondamentali della cultura giudaico-cristiana. Si toglie così alla vita, e a chi opera nel campo della formazione e dell’educazione, la possibilità di guardare al futuro nella prospettiva della fede e del dono specifico della speranza cristiana. Il grande pensatore Kierkegaard scriveva che quando si smarrisce la maiuscola dell’infinito – cioè Dio – la disperazione è in agguato. La posta in gioco è quanto mai alta. Il venire meno di Dio dall’orizzonte culturale e formativo rende vaga, e forse nulla, ogni ricerca della verità e del senso stesso della vita. Si cade, così, in un nuovo agnosticismo; in un nichilismo che, negando Dio, priva la persona della possibilità di riconoscere l’esistenza di un riferimento eterno, di un principio trascendente che dia risposte alle domande più profonde dell’animo.