Padre Benone e il «mai dire mai»
«Come si trova, padre, qui a Padova, nella Basilica del Santo?». «Bene! Anzi… Benone!» risponde padre Butacu. E ride divertito. Gli piace scherzare sul suo nome, che è, appunto, Benone. Nulla a che vedere, ovviamente, con l’accrescitivo dell’avverbio «bene». Benno (o Bennone) è il nome di un santo, che fu vescovo di Meissen, in Sassonia, nell’XI secolo. Alleggerito di una «enne» – la lingua romena raramente prevede consonanti doppie – quel nome, sia pur raro, è ancora in uso in Romania. Padre Butacu, trentacinque anni (quasi un «anziano» nella giovanissima provincia dei francescani conventuali della Romania ex comunista cui egli appartiene), fa parte del nutrito drappello di frati stranieri portati nel santuario padovano dalla globalizzazione e dalla crescente penuria di vocazioni nel nostro Paese.
È approdato a Padova nel settembre 2007, dopo essere stato per un paio di anni nella Basilica di San Francesco ad Assisi e, per un periodo più breve, a Campobasso. Oltre a dedicarsi all’accoglienza dei pellegrini e all’ascolto delle confessioni, padre Benone è l’assistente della Milizia dell’Immacolata, l’associazione fondata il 16 ottobre 1917, nel Collegio internazionale dei francescani conventuali a Roma, dal chierico polacco Massimiliano Kolbe (ora santo) insieme con sei giovani confratelli. L’associazione mariana, irradiatasi presto in tutto il mondo, ha anche in Basilica una sezione, forte di una trentina di aderenti. La Milizia propone un programma d’impegno cristiano, fondato sulla consacrazione della propria vita alla Madonna Immacolata ed espresso nella preghiera e nella testimonianza di opere e di parola, per aiutare chi è lontano dalla fede a trovare, attraverso Maria, la strada che conduce a Dio.
Tra slanci e difficoltà
Racconta padre Benone: «Quando, nel 2008, il rettore della Basilica, padre Enzo Poiana, mi chiese di sostituire nel ruolo di assistente della Milizia dell’Immacolata un frate polacco richiamato in patria, io tergiversai non ritenendomi all’altezza del compito. Poi cedetti e una sera il rettore, quasi a sorpresa, mi presentò ai militi, riuniti nell’incontro mensile di formazione, come il loro nuovo assistente. Nonostante le mie perplessità, in mezzo a loro non mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Appartenevo anch’io a quel movimento mariano e cercavo di viverne lo spirito; ma c’era di più, quasi una predestinazione. Tra i fondatori della Milizia c’è anche un frate romeno, padre Petru Maria Pal. Fu lui, essendo il solo del gruppo già sacerdote, a benedire le prime medagliette dell’Immacolata, il distintivo del consacrato. Padre Pal è sepolto nel cimitero di Luizi-Calugara, dalla cui parrocchia io stesso provengo».
Un santuario che non sia anche parrocchia con un proprio territorio e propri fedeli, com’è la Basilica del Santo, non è luogo ideale per far crescere gruppi e associazioni, i cui iscritti, magari, come nel caso di questa sezione della Milizia, provengono da diversi paesi, lontani dalla sede. Da qui una serie di difficoltà, non ultima – osserva il padre assistente – quella di inserire linfa nuova in un albero solido ma inevitabilmente segnato dal tempo. Sottolinea padre Butacu: «Disagi a parte, gli incontri mensili di catechesi e formazione si svolgono regolarmente e con un numero soddisfacente di presenze. Abbiamo istituito anche un corso di preparazione per “nuove leve”. Cerchiamo di aggiungere ai momenti di preghiera e devozione la testimonianza di fede e carità, calandoci nei problemi quotidiani di vita, per esempio assistendo i malati in ospedale. Nei momenti importanti della vita della Basilica, poi, i militi dell’Immacolata sono presenti e attivi, contribuendo alle finalità e al successo di ogni iniziativa».
La Basilica delle sorprese
«Mi rendo conto di quanto sia privilegiato questo santuario e quanto straordinario sia il Santo cui è dedicato – aggiunge padre Benone –. Qui, più che altrove, sono la fede, la pietà e la spiritualità a muovere i pellegrini. Una fede magari da orientare, perché la Madonna, sant’Antonio e i santi non sono il fine, ma la via e il tramite per arrivare a Dio, che deve essere sempre al primo posto nella vita di ciascuno». Una fede che Dio spesso ripaga con attenzioni sorprendenti, delle quali i religiosi della Basilica sono sovente testimoni meravigliati e riconoscenti. Una volta padre Butacu per incoraggiare una signora israeliana e il marito in attesa del trapianto di fegato all’ospedale di Padova, disse loro: «Abbiate fiducia in Dio e nel Santo e vedrete che prima di Pasqua l’intervento sarà possibile». I due sorrisero: Pasqua non era lontana e la lista d’attesa disperante.
Tuttavia, la domenica delle Palme il padre rivide la coppia raggiante: l’intervento sarebbe stato eseguito proprio quando auspicato. Miracoli della fiducia, come quello che ha coinvolto una giovane donna di Folgaria del Friuli, dove i frati si erano recati con una reliquia di sant’Antonio per rianimare, tramite il Santo, la vita cristiana della comunità. La donna, costretta a letto dalle conseguenze della puntura di una zecca, non era più in grado di camminare. «Si rivolga a sant’Antonio con fiducia. Mai dire mai» le aveva suggerito padre Benone andato a farle visita. Un mese dopo, i compaesani, venuti a ringraziare per i risultati di quelle indimenticabili giornate, annunciavano che la giovane aveva ripreso a muoversi. Mai dire mai, allora! Conversioni del cuore, cambiamenti radicali di vita? «È difficile sapere che cosa davvero succede nel cuore di una persona – risponde padre Butacu –. Ma gli occhi inumiditi dalle lacrime dopo la confessione, lacrime di liberazione e di gioia, sono il segno di qualcosa di straordinario avvenuto nell’intimo».
IL PLASTICO
Completata la mappa tattile del complesso santuariale
di Cinzia Agostini
È stata una grande emozione, per le persone non vedenti e ipovedenti che sabato 18 giugno si sono recate in Basilica per un’apposita visita guidata, cominciare il tour dal plastico che riproduce il santuario, collocato all’ingresso del Chiostro della Magnolia. Un sentimento reso vivido dal poter – per la prima volta – ammirare il complesso santuariale nella sua interezza. Da un paio di mesi, infatti, la mappa tattile della chiesa, inaugurata nel maggio 2010, con un nuovo contributo del Lions Club «Padova Morgagni», che già aveva provveduto a finanziare il primo modellino, è stata completata con gli altri edifici del complesso. Oggi, oltre all’architettura della Basilica, le dita possono quindi poggiarsi sulle strutture dei Musei, della Scoletta, dell’Oratorio di san Giorgio, dei quattro Chiostri (della Magnolia, del Noviziato, del Generale, del beato Luca Belludi), godendone appieno la bellezza.
«L’arricchimento del progetto mantiene le peculiarità tecniche che hanno caratterizzato anche il corpo principale del plastico: per l’esplorazione con le mani da parte delle persone non vedenti l’ausilio tattile in alluminio, materiale che consente di rappresentare minuziosamente i particolari; per facilitare la visione agli ipovedenti l’ausilio a forte contrasto cromatico» spiega Sabrina Baldin che, insieme a Umberto De Luca, conduce le visite guidate. Il plastico, in scala 1:500, è stato affidato alla ditta Happy Vision di Bergamo.
In questo modo e grazie ai donatori del Lions Club «Padova Morgagni», la Basilica del Santo si pone come il primo santuario in Italia dotato di tale particolare strumento conoscitivo.