Paese futuro

Mentre andiamo in stampa la manovra economica sta passando in parlamento. Ci auguriamo che abbia un iter veloce, con la correzione di vistose lacune, come la scarsa attenzione alla famiglia e alla crescita
29 Agosto 2011 | di

Ora l’evidenza è schiacciante. Non si tratta di una crisi economica congiunturale ma strutturale, planetaria, soprattutto dell’Occidente che vede sfumare ogni realistica possibilità di ripresa e rilancio in tempi brevi. Si insegue l’emergenza, si rattoppa al meglio, legati a doppio filo all’altalena di mercati finanziari bizzosi e intransigenti, certamente manipolati. Sotto ferragosto, a botta calda si è varata una manovra shock in altri tempi impensabile, e mai si è vista un’estate tanto accalorata da discussioni su tassazioni, prelievi fiscali, età pensionabile, contributi di solidarietà, tagli ai costi della politica (ci auguriamo più decisi), abolizione di province e comuni. Eppure la crisi è iniziata fin dal 2008. Prima si è detto che non era grave ma passeggera, anzi «solo psicologica», poi che non ci riguardava, per il fatto che le banche italiane erano state virtuose, e alla fine si è dovuto correre ai ripari, in fretta e furia, incalzati dall’Europa e dallo spettro del default. Mentre il nostro giornale va in stampa, la manovra economica è discussa in parlamento e ci auguriamo che abbia un iter veloce, con la correzione di alcune vistose lacune: soprattutto la scarsa attenzione alla famiglia e alla crescita.
 
Sì, i sacrifici si possono fare e si fanno se è almeno possibile vedere una luce oltre il tunnel. Gestire una crisi senza offrire prospettive è del tutto demotivante per chi deve poi pagare tasse e balzelli. Ma anche per i giovani, sui quali questa crisi pesa come un macigno: ora la qualità già precaria del loro futuro è, se possibile, ancora più compromessa. Mentre la famiglia aspetta di essere considerata, finalmente, come realtà determinante sulla quale investire: pagare tasse sul reddito non è la stessa cosa se si è single o sposati con due-tre figli. Il buon senso dovrebbe prevalere.
Altro grande capitolo è quello dell’evasione. È vero che se ne parla da decenni, ma «aggredire» il problema è la strada maestra per non pesare ulteriormente sulle spalle di chi è già tassato (tar-tassato), per i soliti noti per i quali il prelievo è alla fonte, preciso come un orologio svizzero. L’enorme cifra di 270 miliardi di euro di imponibile che ogni anno vengono sottratti all’erario fa pensare a un’anomalia che sta alla radice del problema: una campagna in tal senso costituirebbe una finanziaria permanente, finalmente pagata da tutti e con equità.
 
Ma cosa ci aspetta, in verità? L’impressione è che la vita di noi tutti stia cambiando, e non in meglio. Il sociologo Marco Revelli scrive – nel saggio Poveri, noi – che negli ultimi anni, in Italia, «siamo declinati credendo di crescere. Siamo discesi illudendoci di salire. Viviamo con la testa nel mondo fantasmagorico del consumo opulento – abbiamo aspettative da consumatori ricchi ma poggiamo i piedi, e tutto il corpo, sulla linea di galleggiamento. Abbiamo toccato per pochi, fuggevoli anni, o lustri, un benessere veloce, da «centro commerciale», ma sappiamo che basta un nulla per riportarci sotto». È un realismo che inquieta e fa paura, ma la stessa considerazione è stata fatta, a livello internazionale, da uno studioso dei fenomeni sociali come Zygmunt Bauman nel suo recente libro-intervista Vite che non possiamo permetterci, un titolo che dice tutto. In buona sostanza Bauman sostiene che l’epoca nella quale era possibile «godersela adesso e pagare dopo» è alle nostre spalle. Se il mondo industriale era prosperato sullo sfruttamento della manodopera, quello postindustriale, cioè il nostro, è prosperato sullo sfruttamento dei consumatori. Per rispondere alle seduzioni del mercato, ma anche per far girare l’economia, un po’ tutti hanno avuto bisogno di farsi prestare denaro. Alla fine, però, il conto è stato salato. Penso che, oltre a parlare di soldi, come cristiani si debba cominciare a parlare di stili di vita, non per sottrarre ma per aggiungere qualità e sostenibilità alla vita di tutti.
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017