Placido Cortese: martire nel silenzio
Era domenica, poco dopo l’una del pomeriggio. Da qualche giorno si era festeggiato san Francesco, patrono e fondatore dei frati minori, anche di quelli che abitano da sempre presso la Basilica del Santo a Padova. Erano tempi duri, però: il 1944, un clima molto teso. Dopo l’armistizio di un anno e un mese prima (8 settembre 1943), quelli che prima erano gli alleati diventano nemici e iniziano rappresaglie e deportazioni, specialmente a danno di ebrei e prigionieri politici.
In questa situazione drammatica, in cui la speranza sembrava soffocare, la solidarietà non viene meno e agisce di nascosto per cercare di salvare le vite umane. Nel 1944, presso il palazzo del Bo era nato il Fra-Ma (acronimo dei nomi di Ezio Franceschini, dell’Università Cattolica di Milano, e di Concetto Marchesi, rettore dell’Università di Padova), con lo scopo di soccorrere i prigionieri alleati: trova collaborazione in un gruppo di persone che producono documenti falsi e accompagnano nella fuga dall’Italia (spesso verso la Svizzera). Anche fra Placido Cortese, allora direttore del Messaggero di sant’Antonio e frate della Basilica del Santo, si lega a questo gruppo, diventando uno dei nodi principali della rete. Il tutto all’insaputa dei suoi confratelli: il silenzio era una delle misure più importanti da tenere, anche con chi condivideva la stessa mensa.
Al convento del Santo suona il campanello: il frate portinaio, fra Stanislao, saluta e chiede ai due individui di presentarsi. Non danno risposta, ma chiedono di padre Cortese. Chiamato il padre, li invita a entrare, ma essi non vogliono e richiedono che esca nel piazzale della Basilica. A quel punto, fra Placido scende dalla sua stanza ed esce incontro a loro; anche il portinaio lo segue e lo vede avvicinarsi ai due. Dopo qualche breve parola salgono tutti e tre in un’automobile, che parte sgommando. Fra Placido saluta il frate portinaio dal finestrino: l’ultima volta che è visto dai frati. Da quel momento su di lui cala il silenzio: la sera, non vedendolo tornare, i frati si allarmano, il guardiano p. Lino Brentari lo fa cercare. Infine, il giorno seguente, il 9 ottobre 1944, scrive alla questura di Padova. Di lui non saprà più nulla: solo negli ultimi trent’anni sono emerse testimonianze decisive per ricostruire quanto successo dopo quell’evento.
Il suo silenzio ha salvato tante persone, come ha affermato anni dopo il ministro provinciale del frati minori conventuali del tempo, padre Andrea Eccher: «se padre Cortese avesse parlato, mezza Padova sarebbe caduta nella rete nazista».