Questo pazzo pazzo tempo

Il clima sta cambiando in fretta e non senza danni. Ma tutti, singolarmente e insieme, possiamo contribuire a migliorare le cose.
04 Marzo 2003 | di

Se abbiamo problemi di salute, se i sintomi sono segnali, anche contraddittori, di qualcosa che non va, prima o poi andiamo dal medico per fare chiarezza e curarci. Non pensiamo che la natura sia fuori di senno, neanche nell`€™ipotesi di malattie gravi, perché ormai anche per quelle esistono spiegazioni. Poi, affrontiamo la questione. Insomma, facciamo il possibile per capire che cosa ci sta succedendo, approntare una cura che ci faccia guarire o, almeno, stare meglio.
All`€™inizio del terzo millennio, nel caso dei problemi, anche seri, che ci derivano dalle vicende atmosferiche, facciamo, invece, ben poco per capire e per difenderci. Diciamo che il clima è impazzito, lo subiamo e stiamo alla finestra, sperando che qualcuno ci tiri fuori dai guai. Oppure ci disinteressiamo, pensando di avere cose più importanti da affrontare.
Eppure, il clima ci sta arrecando danni gravi: minaccia la nostra salute, e, qualche volta, la vita; distrugge i raccolti; fa danni a case e strade; invade col fango e con l`€™acqua i luoghi dove viviamo; incide negativamente sulla vita quotidiana e sul lavoro. Eppure, c`€™è la possibilità  di capire quel che sta già  avvenendo e di intravedere quello che potrebbe capitare tra poco a noi e, in seguito, ai nostri figli e alle generazioni future. Come c`€™è la possibilità  di contrastare quello che è ancora evitabile e di convivere con ciò che non si può scansare vivendolo da adulti e non da bambini spaventati o incoscienti.
La scienza sta facendo del tutto per aprirci la mente e per indicarci le decisioni più opportune. Però dobbiamo capire bene tre cose: il clima sta cambiando abbastanza in fretta; tutti noi, individualmente e insieme, possiamo contribuire a migliorare le cose; non sarà  facile, ma dobbiamo farlo, rinunciando per sempre agli atteggiamenti di disinteresse, di paura, di fatalismo, di superficialità  e di ignoranza.

Il clima: come cambia

Il fatto che il tempo atmosferico cambi continuamente fa parte delle esperienze quotidiane. Il clima, invece, che è l`€™insieme dei comportamenti meteorologici che caratterizzano un luogo o una regione, è più soggetto a essere schematizzato nella mente, a essere ingessato come scenario immutabile o, meglio, come un film da proiettarsi all`€™infinito, anno dopo anno e decennio dopo decennio. Perché la vita, per quanto allungata dal progresso e dalla medicina, è, comunque, breve rispetto al respiro del clima, le cui variazioni, per essere notate hanno bisogno di molti decenni o addirittura secoli. Tutto questo, però, fino a ieri. Oggi non è più così: ora il clima sta cambiando da una generazione all`€™altra. Potremmo dire, con Paolo Conte, che il clima, come il mare, «si muove anche di notte e non sta fermo mai».
Da quando l`€™uomo ha deciso di migliorare la quantità  e la qualità  (presunta) della vita, ricorrendo a dosi massicce di energia prodotta dai fossili (soprattutto petrolio e carbone) e dal legno degli alberi, il clima ne ha progressivamente risentito modificandosi. Tali cambiamenti, dapprima graduali, dal secolo scorso, il Novecento, hanno cominciato a manifestarsi in misura sempre più vistosa e frequente. Si può dire che, nella storia del clima che ha accompagnato le vicende dell`€™umanità , la novità  non consiste nella velocità  ma nell`€™accelerazione dei fenomeni. I nuovi scenari sono, in sintesi, la conseguenza dell`€™effetto serra, di cui tanto si parla, ma così spesso incompreso e confuso con altri fenomeni: esso è precisamente il riscaldamento innaturale ed eccessivo degli strati bassi dell`€™atmosfera a causa delle scelte energetiche dell`€™umanità .

Alcuni dati sull`€™accelerazione

Nell`€™ultimo secolo la temperatura media dell`€™aria che avvolge il pianeta è già  aumentata di più di mezzo grado. Dal 1980 la temperatura media decennale è salita ben al di sopra dei 14 gradi `€“ registrati fra il 1951 e il 1980 `€“ che veniva ritenuto il valore normale. L`€™anno appena passato è stato, dopo il 1998, il più caldo da quando l`€™uomo, nel XVII secolo, ha cominciato a misurare in modo sistematico le temperature.
Nei prossimi cento anni, in un ventaglio di ipotesi che dipendono soprattutto dalle scelte future dell`€™uomo, rischiamo di scaldare ulteriormente l`€™atmosfera da un minimo di un altro grado e mezzo `€“ ipotesi migliore `€“ a un massimo di quasi 6 gradi `€“ ipotesi peggiore. Che la temperatura di una città  cambi da un giorno all`€™altro di tre gradi è cosa normale e poco rilevante, ma che così accada con la media delle temperature di tutto il mondo è un altro paio di maniche. È come distinguere la possibilità  che una persona perda al gioco 10 euro dalla possibilità  che l`€™intera umanità  veda diminuire il proprio reddito della medesima somma.
Questo è il risultato dei calcoli dei modelli matematici, ovvero delle previsioni del clima che tengono conto nel modo più oggettivo possibile delle leggi fisiche, degli scenari ambientali e dei comportamenti sociali e politici. Sono calcoli ancora imperfetti, suscettibili di notevoli miglioramenti con una migliore conoscenza della struttura chimico-fisica e dinamica dell`€™atmosfera.
Un altro grosso limite è l`€™impossibilità  di conoscere le cifre delle future emissioni di gas-serra, dato che queste, come è facile capire, dipendono da fattori politici e socioeconomici, a loro volta variabili da nazione a nazione. La risposta più sensata a chi intenda criticare l`€™onesta incertezza dei modelli matematici è che non disponiamo di niente di meglio per impostare il futuro della Terra e che è conveniente prenderli in considerazione.
Quali conseguenze comporta l`€™accertato aumento della temperatura? E quali, soprattutto, saranno le prospettive future? È importante sottolineare che non tutte le regioni del mondo e non tutte le stagioni si comporteranno nello stesso modo.

Conseguenze certe e probabili

Continenti più caldi, probabilmente quasi tutti i continenti si scalderanno più rapidamente degli oceani, delle isole e delle fasce costiere, specie alle latitudini più elevate, e in inverno. Considerato un «riscaldamento medio del mondo», al di sotto di questo tasso procederanno solo l`€™Asia meridionale e sud-orientale in estate e la parte più meridionale del Sud America in inverno. Nella parte settentrionale europea gli inverni saranno probabilmente addolciti in misura maggiore che in quella meridionale, mentre le estati europee risentiranno di una più sensibile variazione positiva di temperatura alle alte e alle basse latitudini che non nella parte centrale.
Effetto serra e piogge. L`€™effetto serra determina e determinerà , poi, altri importanti cambiamenti del sistema climatico. Un mondo via via più caldo risponderà , innanzitutto, con una diversa distribuzione e intensità  delle piogge. Le temperature più elevate comportano un`€™evaporazione più accentuata e, dunque, nel complesso, aumenteranno in questo secolo le precipitazioni. Ma, distinguendo, vi saranno zone dove pioverà  di più, rispetto al passato, e altre dove pioverà  di meno.
Per la seconda metà  del 2000, è probabile nel nostro emisfero un incremento invernale delle piogge alle latitudini medio-alte. Tale aumento medio sarà , comunque, il risultato di forti variazioni, in più e in meno, diverse da un anno all`€™altro. Vuol dire che le piogge su quelle zone procederanno inverno dopo inverno «a denti di sega», risultando, però, in tendenza sempre più copiose. Per le basse latitudini, la situazione varierà  molto da zona a zona. Le precipitazioni subiranno, probabilmente, una riduzione alle latitudini tropicali, sub-tropicali e meridionali europee, specie durante l`€™estate. Anche il mediterraneo, dunque, e, per quanto ci riguarda, le nostre estreme regioni meridionali (isole, Calabria, Lucania e Puglia), andranno incontro a una più dura e più lunga stagione siccitosa.
Violenza dei fenomeni. Una seconda conseguenza sarà  l`€™intensificazione della forza dei fenomeni di per sé violenti. Più calore, infatti, significa non solo aria a maggiore temperatura e una maggiore stabilità  delle alte pressioni estive, ma anche più energia a disposizione dei fenomeni atmosferici avversi. Si può dedurre, da un lato, che aumenterà  l`€™intensità  delle piogge, ovvero ogni volta che pioverà  si tratterà  di piogge più copiose, di acquazzoni e, talora, di nubifragi. Ecco perché gli esperti, ricordando i tipici rovesci delle regioni equatoriali, parlano di «tropicalizzazione dell`€™atmosfera». D`€™altro canto, si profilano siccità  estive in aumento sulla maggior parte delle zone interne dei continenti delle medie latitudini, nonché una maggiore frequenza delle situazioni afose.
Oceani e ghiacciai. La terza conseguenza dell`€™effetto serra è nel diverso comportamento degli oceani e dei ghiacci. L`€™aumento della temperatura atmosferica, tra le altre conseguenze sopra spiegate, induce un doppio effetto: la trasmissione del calore alle acque oceaniche e la parziale fusione dei ghiacci. Per il primo effetto, gli oceani, come tutti i corpi in natura, subiscono una dilatazione termica, cioè aumentano di volume. Per il secondo, i ghiacciai delle montagne e quelli artici e antartici fondono, in parte, in masse di acque dolci che vanno a incrementare il livello dei mari.
La maggior parte degli scienziati ritiene che gli oceani si siano sollevati, negli ultimi decenni, di 2 millimetri l`€™anno. Questa cifra può essere presa come dato di partenza per una previsione dei prossimi decenni. Ma resta l`€™interrogativo se il clima più caldo possa condurre a un`€™accelerazione dei livelli oceanici o se, invece, possa intervenire una controreazione. Recenti misure degli accumuli di neve al Polo sud hanno mostrato che questi sono aumentati di molto negli ultimi decenni. L`€™aria più calda e umida che giunge in Antartide per il riscaldamento globale non sarebbe sufficiente a provocare una fusione dei ghiacci, ma favorirebbe, al contrario, un aumento delle nevicate. Nessuno scienziato è attualmente in grado di dimostrare se la calotta antartica sta crescendo o ritirandosi. Le previsioni di massima su quello che il mondo potrebbe aspettarsi per la fine del secolo riflettono queste incertezze, tanto che l`€™innalzamento medio delle acque oceaniche è valutato tra i 9 e gli 88 centimetri [vedi grafico].

Quello che si può fare

Le strategie per affrontare i cambiamenti climatici e per conviverci hanno bisogno di una corretta informazione e, in un certo senso, della ricerca di una nuova cultura tesa al recupero dei valori: la vita, il benessere e la dignità  delle persone. Non si può continuare a trattare il «Sud» del mondo come una parte sfortunata dell`€™umanità  da aiutare, al più, con le elemosine. Fame e sete possono spingere in futuro intere popolazioni verso il «Nord» del pianeta, creando occasioni per tensioni politiche e guerre.
L`€™effetto serra va, innanzitutto, combattuto evitando il più possibile gli sprechi energetici e integrando il più possibile le fonti tradizionali di energia con il ricorso alle sorgenti rinnovabili: sole e vento per gli impianti fissi e idrogeno per il motore delle automobili. Bisogna convincere di questa necessità  i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo.
Occorre poi, se necessario, cambiare il modo di costruire gli edifici, le strutture e le opere di difesa, tenendo conto della mutata aggressività  dei fenomeni atmosferici. Va sottolineata, a titolo di esempio, la forza dell`€™acqua in movimento, che è travolgente: a 10 km/h esercita una pressione di oltre 600 kg/m2, tale da investire con violenza un`€™auto o da strappare letteralmente l`€™asfalto dalla strada. 

 

L`€™ecologia è soprattutto problema morale

di  Luciano Bertazzo

Ogni epoca ha i suoi problemi. La nostra tra i più urgenti ha di certo quello dell`€™ambiente, della natura che l`€™uomo ha sfruttato in modo dissennato nella convinzione di esserne padrone assoluto e di poter agire indisturbato, senza dover pagare alcun conto. Evidentemente non è così. Le variazioni del clima, con tutte le brutte conseguenze che già  stiamo subendo `€“ come scrive con chiarezza e competenza Guido Caroselli nel dossier `€“ sono il risultato di quello sfruttamento, di un equilibrio infranto. Non siamo all`€™ultima spiaggia, l`€™uomo ha ancora la possibilità  di correre in buona parte ai ripari. Ma per ristabilire l`€™equilibro, non basta mettere in campo la politica e la tecnica perché quello ecologico è prima di tutto un problema etico. A sostenere ogni tentativo di risanamento ci devono essere motivazioni che si fondino su una coerente visione morale del mondo.
È stata una certa visione della realtà  `€“ e i conseguenti modelli di sviluppo `€“ a portare allo sfruttamento della natura e dell`€™uomo, al degrado dell`€™ambiente e al dilatarsi delle ingiustizie. Una visione in cui l`€™uomo è arbitro assoluto della natura e del proprio destino, in cui tutto è subordinato al mito di un progresso senza limiti e senza conseguenze, garantito esclusivamente dalla ragione scientifica e tecnica.
L`€™uomo, diventato despota del creato e dimentico del suo Creatore, ha rotto un equilibrio che ha la sua armonia invece nel rapporto dell`€™uomo con Dio, un rapporto di amore che chiama in gioco direttamente le relazioni tra gli uomini stessi e la natura. Solo questo equilibrio di rapporti può produrre vero progresso, fondato sul rispetto, sulla giustizia e la pace.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017