Ricordo di Rabin, eroe di buon senso
Aveva un sogno e l`hanno ucciso. Aveva un sogno come il presidente Kennedy, come Martin Luther King, come Gandhi, come Sadat e l`hanno ucciso. È accaduto il 4 di novembre dell`anno di (dis) grazia 1995: quel giorno, oramai lontano, un pio giovinetto, studioso della Thorà , uccise a colpi di pistola Yitzhak Rabin, lui, il Soldato della Pace.
Da noi, in Italia, patria amena dei terremoti, «palcoscenico» dell`Etna rovinoso vulcano, il 4 di novembre si festeggiava, un tempo, la Vittoria: dell`«Italietta» sulla poderosa armata austro-ungarica. Oggi la Prima Guerra Mondiale non si «festeggia» più, quella del 4 di Novembre è la Giornata delle Forze Armate, insomma, il giorno dell`Unità , noi italiani celebriamo i nostri Morti, il 2 di Novembre. Quest`anno la pietà del ricordo s`è mutata in pena profonda per via del terremoto che ha ucciso bambini innocenti, mietendoli a scuola in quel di San Giuliano di Puglia: un paese gentile, piccolo, dell`umanissimo Molise. Tutti del 1996, i bambini bruciati verdi: una amputazione crudele in un paese di vecchi quale sta diventando il nostro.
Gli amici lettori mi scusino se ricordo loro circostanze dolorose, ma questo è un lungo momento di riflessione, una vigilia drammatica per l`Umanità : s`annuncia, infatti, una nuova guerra mediorientale, contro il Pericolo Pubblico di turno, Saddam Hussein, il Tiranno-padrone dell`Iraq, e ciò quando in Palestina la pace viene uccisa giorno dopo giorno. Il ricordo di Rabin si impone. nel segno del rimpianto, come metafora del bene contro il fanatismo.
Rabin: quando andava in giro da candidato, nel 1992, al comizio preferiva spesso il dibattito. Gli piaceva ragionare con la gente poiché non era un tribuno bensì un soldato. Duro, testardo, onesto. Un vecchio soldato dalla voce roca, gli occhi glauchi e poche idee semplici in testa. Aveva 73 anni ma il cuore d`un ragazzo. Un giorno assistetti a uno dei dibattiti che Rabin prediligeva. Gli chiesero: quanto vorresti che fosse grande Israele? E lui: dal Mediterraneo, all`India, rispose. Ma questo non è possibile, e lui: allora vediamo un po`, insieme, cosa è possibile e cosa non lo è. Innanzitutto vediamo se ci conviene lavorare per la pace, scommettere sulla pace.
Noi cristiani, in genere, noi cattolici in particolare, pensiamo che la pace sia soprattutto amore, perdono eccetera. Per il generale-sabra la pace era semplicemente il contrario della guerra. E per tanto, conveniva.
Allorché, nel febbraio del 1988, in piena intifada (la prima insurrezione palestinese) il «falco» ex generale Harkabi, già capo dell`Intelligence, scrisse che Israele doveva scegliere non già tra il buono e il cattivo ma tra il peggio e il meno peggio, e così stando le cose doveva rassegnarsi all`idea di trattare (la pace) con Arafat, giacché la pace si fa col nemico, Rabin, liquidò quell`articolo (apparso sul «Jerusalem Post») con un banale: no comment. Va ricordato qui e solo per onestà nei suoi riguardi, che Rabin quando esplose l`intifada disse ch`era un fuoco di paglia, stimando che l`insurrezione delle pietre sarebbe durata poco.
Non solo: incaricato di reprimerla, esigerà di usare la forza contro gli impuberi scugnizzi. «Bisogna rompere loro le ossa». Tutto questo scriviamo soltanto per dire come e quanto sia stato saggio, immensamente onesto, questo militare rude e inflessibile. Spezzò la spada sulla Via della Pace, sapendo di giuocarsi la vita.
Quand`era ambasciatore negli Stati Uniti, lesse e rilesse, chiosandolo, il famoso libro di Tom Payne Commom sense, evidentemente riconoscendosi in quelle pagine: «Un paese per essere forte e felice non ha bisogno di eroi. Ha solo bisogno di uomini di buon senso». (Perché il presidente del Consiglio, il Cav. Berlusconi, non fa tradurre il libro di Payne per distribuirlo ai suoi ministri?)
Rabin, il primo sabra a presiedere un governo israeliano, Rabin «figlio del paese» e di una famiglia (ucraina) dell`aristocrazia sionista di sinistra, soldato intelligente e spietato (chi preparò il piano della Guerra dei Sei Giorni fu Rabin, quella vittoria lampo si dovette a lui; Dayan ne fu soltanto il drammatico testimonial), lui, Yitzhak Rabin era un eroe di buon senso. E tanto basta per consegnarlo alla Storia nonché al nostro rimpianto. Lui avrebbe dato la pace alle generazioni dei figli e dei figli dei figli, insieme col nemico diventato, poi, suo amico e di Leah, moglie carissima: Yasser Arafat. Ma il nostro ricordo vuol essere anche auspicio buono: di speranza nella Pace.
P.S. Sabra vuol dire in ebraico ficodindia ` così vengono chiamati gli israeliani nati in Israele `: fichidindia, perché spinosi fuori, dolci dentro.