RUSSARE LOGORA
Lo possiamo fare anche 400-500 volte per notte, senza minimamente accorgercene, tranne sentirci poi scarsamente riposati al mattino dopo. Ma chi divide con noi il letto o la stanza sì che se ne accorge: il sonoro «ron ron» gli manda in frantumi il sonno più dolce. Questa «colonna sonora», che accompagna il sonno di un italiano su cinque, interessa tre volte di più i maschi delle donne in gioventù, ed entrambi i sessi in eguale misura dopo i cinquant anni. Fino a poco tempo fa si riteneva che il russare desse fastidio soltanto agli altri e non al diretto interessato. Oggi, invece, i progressi della scienza e della medicina hanno dimostrato che questo fenomeno può essere una «spia» in grado di indicare che qualcosa non va. Tanto che i medici hanno coniato un termine per indicare proprio le complicazioni legate al fenomeno: roncopatia.
Innanzitutto, perché si russa?
«Il disturbo risponde il professor Giuliano Ciappi, primario di Fisiopatologia respiratoria al Policlinico Gemelli di Roma si verifica quando insorgono difficoltà nel passaggio dell aria attraverso il canale formato dai primi organi della respirazione (lingua e faringe). La causa precisa non è ancora completamente certa. Ma una cosa è sicura: se il russare sopravviene di tanto in tanto e non disturba il sonno non è un fenomeno preoccupante. È, invece, un preciso segnale di allarme se divine una circostanza abituale e, soprattutto, se si associa a disturbi del sonno come frequenti risvegli, senso di scarso riposo la mattina dopo, stanchezza durante il giorno. In questo caso occorre rivolgersi al medico».
«In coloro che russano molto afferma James Horne, direttore del laboratorio sul sonno dell università inglese di Loughborough si può creare uno stato di apnea ostruttiva che va da alcuni secondi al minuto e che può portare a un rapido aumento della pressione sanguigna, con effetti negativi sul cuore o dare origine a forme di perdita di coscienza durante il giorno, causa di incidenti sulla guida e sul lavoro».
Ma quali persone sono soggette a questo fenomeno?
«Gli obesi, innanzitutto risponde Giuliano Ciappi o chi già soffre di ipertensione. Posso dire che tutte le persone con questi problemi che si rivolgono al mio istituto, hanno un peso più alto del normale. Anche l abuso di tranquillanti può provocare un aumento di russare, con conseguente insorgenza di queste apnee». L inglese James Horne mette sotto accusa un altra categoria: i forti bevitori: «Una ricerca condotta nel mio centro ha dichiarato Horne ha dimostrato che i bevitori, mentre russano, sono soggetti a un numero elevato di complicazioni respiratorie e cardiovascolari. Il rischio di queste complicazioni passa infatti dal 2 per cento per i russatori che bevono con moderazione, al 38 per cento per i forti bevitori».
Per accorgersi in tempo di questa situazione, gli esperti consigliano al coniuge del russatore di fare attenzione se, durante le russate, il compagno di letto presenta anche interruzioni del respiro o si risveglia bruscamente. Se questo si verifica, la cosa migliore, afferma Ciappi, è sottoporre la persona al cosiddetto monitoraggio notturno. Si tratta di un esame facile e indolore, anche se non ancora molto diffuso. Si collega al dito del paziente un sensore, a sua volta collegato a un computer. Il sensore, applicato semplicemente sulla pelle, registra la quantità di ossigeno presente nel sangue durante il sonno e rivela, infallibilmente, se sono presenti queste apnee notturne, poiché, in conseguenza di ciò, si riduce la quantità di ossigeno nel sangue. «Il monitoraggio aggiunge Ciappi si può eseguire nei centri specializzati, ma anche a domicilio del paziente».
La diagnosi del russatore a rischio è molto precisa. Ma poi? Si può curare questo fastidio?
«La cura migliore, più semplice e più efficace per diminuire la roncopatia risponde Giuliano Ciappi è perdere peso. Può sembrare una terapia banale, ma anche la lunga casistica eseguita nel mio istituto ha dimostrato che dà buoni risultati. Le terapie farmacologiche, invece, sono ancora allo studio e sembra che promettano bene».
Per i casi più gravi, invece, non resta che affidarsi alla «mascherina», in termini scientifici detta Cpap, dalle iniziali delle parole inglese «Pressione Area Positiva Continua». Si tratta di un piccolo imbuto collocato su naso e bocca del paziente quando va a dormire. All imbuto è collegato un apparecchio di ventilazione che insuffla aria con una intensità e un ritmo dipendente dalle esigenze respiratorie.