SALVATORE, UN FUTURO DA NOBEL?

Economista, docente universitario, divulgatore, consulente internazionale, il professor Dominick Salvatore racconta la sua esperienza di italiano negli Stati Uniti e invita a non dimenticare la realtà dell’emigrazione.
04 Dicembre 1996 | di

Per molti studiosi di economia, Dominick Salvatore è il «grande luminare» della materia. Apprezzato professore, Salvatore è, però, sempre e soltanto, il figlio di Nicola, uno dei tanti cuochi italiani che hanno fatto la fortuna dei grandi ristoranti internazionali; un cuoco originario di Villa Santa Maria, in provincia di Chieti, uno dei luoghi simbolo della ristorazione mondiale. Parlare di questo illustre professore è come raccontare due storie in una, due successi professionali frutto della grande passione per il lavoro.

Dominick Salvatore, professore di economia internazionale alla Fordham University di New York ha nel suo curriculum una ricca collezione di successi, ma questo non ha cambiato il suo carattere, contraddistinto da un";affabile umiltà . In lui è possibile riconoscere il sogno americano degli italiani migranti: quel sogno che vede primeggiare con successo i nostri connazionali in tanti settori lavorativi. Ma la forza di Salvatore sta anche e soprattutto nell";amore per le proprie radici, arricchito dalla fama professionale ereditata dal padre.

 

Il sogno americano

«La mia storia di emigrato inizia nel 1954, appena finite le scuole medie, e grazie a un contratto di lavoro per mio padre "; racconta Salvatore. Sono nato il 23 maggio 1940 da madre napoletana e padre abruzzese, e ho passato la mia infanzia in Italia. Il primo impatto con l";America è avvenuto a New York: praticamente mi sentivo un nano in confronto a tutta la grandezza che mi si parava davanti. Tutto era enorme: le strade, i palazzi, le automobili... questa sensazione di meraviglia confinò in secondo piano la malinconia per il distacco dall";Italia. All";epoca tutta l";Italia era in movimento e molti dei miei amici partirono per altri paesi del mondo; amici con i quali ho sempre mantenuto un contatto epistolare».

Per il giovane di Villa Santa Maria, gli Stati Uniti significano anche un approccio nuovo con il mondo della scuola. E come spesso accade, il dover superare degli ostacoli produce risultati insperati. «Devo molto all";importanza che la nostra tradizione culturale dà  allo studio "; ammette Salvatore ";. Mi è servita moltissimo lungo il mio itinerario formativo e professionale». Una carriera importante, quella del professor Dominick Salvatore. Dopo essersi laureato in Economia all";università  di New York, ha ottenuto un dottorato di ricerca, e non ha avuto alcuna difficoltà  a trovare un proprio ruolo all";interno della stessa istituzione universitaria.

«La mia professione si è svolta quasi sempre nell";ambito accademico "; precisa Salvatore ";. Da assistente all";università  di New York, sono diventato professore associato alla Fordham di New York, divenendo, in seguito, il più giovane professore ordinario. Dal 1986 al 1992 ho diretto questa stessa università , pubblicando nel frattempo diversi libri di economia». Con l";espressione «diversi libri», Salvatore intende i 32 volumi editi in più di due milioni di copie. Uno di essi, dal titolo Economia Internazionale, giunto alla quinta edizione e pubblicato anche in Italia, è uno dei testi universitari più venduti nel mondo. Ai meriti professionali di Salvatore, si aggiunge così anche la sua notevole capacità  di divulgatore.

 

Il palmarès di Salvatore

Salvatore è attualmente presidente dell";Associazione nazionale degli economisti di economia internazionale, vice presidente dell";Accademia delle scienze di New York (un";istituzione presieduta dal professor Lawrence Klein, Premio Nobel per l";Economia nel 1980); e consulente delle Nazioni Unite, della Banca mondiale e del Fondo monetario mondiale. «I risultati professionali testimoniano la mia completa integrazione nella professione e soprattutto nella cultura americana "; dice Salvatore ";. Questa integrazione, però, conserva gli aspetti più importanti della cultura italiana e non vi trovo contraddizioni in questo. Ho sposato una donna nata negli Stati Uniti ma di origine italiana, la quale ha conservato la lingua e la cultura italiana. Mia moglie è laureata in lingue straniere e insegna francese e latino a New York. Abbiamo una figlia di vent";anni che frequenta la Fordham University e che parla benissimo l";italiano».

Ma cosa rappresenta l";emigrazione per un uomo arrivato al successo? «Personalmente l";emigrazione mi ha dato molte opportunità  "; confessa Salvatore ";, non togliendo nulla ai miei sogni. Penso che per un uomo l";emigrazione possa rappresentare una grande opportunità , non dimenticando, però, che per lo stesso uomo esiste anche il pericolo di perdersi. Infatti se l";emigrato cercasse di inserirsi nella nuova terra negando o nascondendo il suo bagaglio originario, egli avrebbe davanti a sé un futuro molto più povero culturalmente, e conseguentemente scarse probabilità  di successo. Imparare bene la lingua e la cultura della nuova terra è in realtà  il mezzo migliore per cogliere in pieno tutte le opportunità  che esse offrono. E, in definitiva, la strada per coniugare il meglio dei due mondi».

 

Identità  di un emigrato

Ma l";emigrante non è, in qualche modo, un personaggio potenzialmente «più ricco» di altri soggetti sociali? «Penso che un emigrante abbia un orizzonte più vario nei suoi scambi interpersonali rispetto a chi è restato fermo "; osserva Salvatore ";; ritengo, però, che egli si trovi di fronte a molti pericoli. Uno di questi è quello di cancellare la sua origine e la sua cultura con la speranza di un inserimento veloce nella nuova società . La mia personale esperienza può dimostrare il contrario. Ci si può benissimo inserire nella nuova terra senza perdere le radici, traendo invece da esse l";energia per avere un appagamento professionale e umano».

Per un uomo che nel 1995 è tornato ben 23 volte in Italia e che gira il mondo tenendo conferenze, vivere all";estero ha ormai un significato del tutto particolare, ma Salvatore non può nascondere la soddisfazione di aver conseguito il premio Scanno "; Provincia de L";Aquila, un tributo prestigioso conferitogli qualche mese fa dai suoi corregionali che lo hanno riconosciuto come un simbolo del lavoro abruzzese nel mondo. «La vittoria accresce l";orgoglio per le mie origini e per essermi affermato come emigrato nella terra d";adozione "; dice Salvatore. Del resto l";emigrazione italiana, nel dopoguerra, ha dei connotati professionali più qualificati. Ed è anche questa qualificazione professionale che mi fa guardare con amarezza ai tanti italiani affermatisi in passato in America Latina e attualmente in gravi difficoltà  economiche per via delle rispettive crisi nazionali. L";Italia che oggi, non dimentichiamolo, ha un tenore di vita superiore a quello inglese, e otto volte superiore a quello argentino e messicano, ha una grande responsabilità  nei confronti di questi italiani che vorrebbero rientrare in patria». Ed è giusto che uno dei sette paesi più industrializzati del pianeta non se ne scordi, con il rischio di dimenticare la sua stessa storia, contraddistinta da innumerevoli migrazioni.

Il monito, questa volta, viene da un uomo che ha raggiunto traguardi invidiabili nel Gotha mondiale degli economisti. E, di lui, si dice che potrebbe essere uno dei prossimi premi Nobel. Glielo auguriamo davvero!

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017