Siena, crocevia di civiltà
La città di Siena ha sempre rivendicato la sua priorità sulla lingua italiana: a Siena, si è detto, c’è la più pura, la più schietta parlata toscana e perciò italiana. Non è facile decidere i criteri di primogenitura in questa materia. E la secolare rivalità fra Siena e Firenze non aiuta l’analisi oggettiva, ma sicuramente Siena può rivendicare un primato: nel 1588 il Granduca di Toscana, Ferdinando I, istituì a Siena la prima cattedra universitaria di lingua italiana, di «tosca favella». Si tratta di un atto storico di immensa portata, ma il cui senso appare ancor più rilevante se si considera questo fatto: era una cattedra universitaria rivolta agli studenti tedeschi che venivano a Siena per compiere i propri studi. Se la storia ammanta i suoi atti anche con valori simbolici, l’istituzione a Siena della prima cattedra di lingua italiana significa che il destino della ricerca sulla nostra lingua e del suo studio è storicamente legato alla sua natura: di essere lingua di e per stranieri, non solo di italiani, non solo di toscani, e comunque non solo di chi vive nella Penisola, entro i suoi confini. Se esistesse un destino per una lingua, diremmo che quello della lingua italiana è di essere un idioma dalla natura internazionale, capace di esistere anche al di fuori dei confini geografici dei suoi utenti e, soprattutto, capace di attrarre gli stranieri per i valori che propone.
L’Università per Stranieri di Siena continua questa secolare tradizione. Nel 1916, un gruppo di colti cittadini senesi istituiva i corsi di italiano per stranieri: si trattava dei soldati alleati dell’Italia, feriti nelle trincee della Prima Guerra mondiale, e portati a Siena per trascorrere la convalescenza. Se non sono i primi, sono certamente tra i primissimi corsi di italiano per stranieri organizzati dopo l’Unità d’Italia.
Da allora, la tradizione è continuata, con Siena sempre pienamente impegnata a difendere il suo primato, il suo spirito di libertà, memore delle antiche tradizioni e consapevole dell’eccellenza del suo patrimonio di beni artistici, religiosi e culturali.
L’Italia nel mondo globalizzato
Come si colloca l’Università per Stranieri di Siena entro questo territorio culturale? Qual è la sua missione? I nostri giovani, studenti e studentesse, italiani e stranieri, sono il nostro primo e più profondo senso: la responsabilità della loro formazione, dello sviluppo delle loro competenze espressive, comunicative, culturali, è sulle nostre spalle. Il nostro senso primario è nella nostra identità plurilinguistica e multiculturale. La nostra missione non consiste nell’imporre una lingua, e neppure nel venderla come una qualsiasi altra merce. E non potrebbe comunque essere così, nel caso della lingua-cultura italiana, che non si è diffusa al seguito di un esercito né di un’economia, ma che anzi – come è stato detto – «dà l’anima» a un’economia. Identità molteplice e unica, quella italiana, che si propone nel mondo globalizzato per il suo essere forma e struttura di identità di un modo glocale di essere.
Un mondo globalizzato ha bisogno solo di una lingua franca, unica e perciò povera. Il mondo glocalizzato ha bisogno di qualcosa di più: ha bisogno di lingue e linguaggi, di una continua ricerca di senso nella quale possano convergere le fonti della diversità, delle lingue, dei linguaggi diversi. Diversità, cioè ricchezza.
Il mondo glocale è il mondo della pluriappartenenza e della pluricittadinanza, dove la separazione dei confini è superata dalla convergenza delle plurime radici di identità. In questo mondo glocale l’appartenenza non è più segnalata dal riconoscersi in un territorio e in una lingua territorializzata, ma l’appartenenza è trasversale ai territori reali e virtuali. È un’appartenenza culturale e di sentimento.
Nel paradigma della glocalizzazione la lingua-cultura italiana trova forse il suo vero orizzonte. Lingua di pochi parlanti nativi – siamo al 19° posto nel mondo, al pari del Vietnam, con circa 70 milioni di parlanti – è fra le più studiate, fra le più diffuse nella quotidianità dei cittadini del mondo, e fra le più capaci di attrazione. Ed è una lingua fra le più presenti in ogni parte del mondo grazie ai nostri connazionali e ai loro discendenti. Il suo carico storico-culturale; la sua profondità come forma di vita che risulta dalle forme simboliche delle sue plurime realtà: tutto ciò attrae l’attenzione dei cittadini nel mondo glocale. Di questo processo di mantenimento di identità originaria, di sua riconquista e di nuova ricreazione sono testimonianza viva e vitale gli italiani nel mondo.
L’Italia non è, allora, meta di arrivo di migliaia e migliaia di immigrati stranieri solo perché ponte geografico sul Mediterraneo, ma perché meta sognata di una vita diversa; perché propone un altro sistema di valori culturali e civili. È oggetto dei pensieri e dei sentimenti di tanti stranieri perché evoca realtà culturali alternative alla massificazione globalizzante: è forma di vita unificante e insieme rispettosa delle diversità; capace di dare unitario senso e insieme assetata della diversità delle sue fonti. Siena, con la sua storica identità culturale, con il suo paesaggio, le sue vigne, le sue acque, le pievi e i chiostri, gli affreschi e le persone, è la fonte primaria dell’identità italica così come essa è sentita, immaginata, attesa, cercata dagli stranieri. E così come è cercata e ricreata dai nostri concittadini nel mondo.
Luogo d’incontro e di dialogo
Far incontrare altre lingue e culture con quella italiana; svelare agli stranieri la forza culturale e i territori di senso che la lingua-cultura italiana possiede. Diffondere le altre lingue e culture fra i nostri giovani: questo è il senso della nostra azione. In questo l’Università per Stranieri di Siena è strumento di sviluppo comunicativo, culturale, sociale, civile del territorio locale e del territorio che è, per la nostra lingua-cultura, il mondo.
In questa prospettiva, l’Università per Stranieri di Siena è strumento di sviluppo anche della nostra economia. Siamo convinti che la lingua-cultura italiana apra le strade all’economia italiana nel mondo. Nei prodotti della nostra economia e nella testimonianza che anche nel mondo della produzione danno gli italiani all’estero, gli stranieri vedono le tracce della nostra storia culturale, artistica, civile e la nostra identità con i suoi valori di eccellenza e di benessere.
I bisogni di sviluppo culturale e comunicativo della società italiana, ma anche delle comunità che, fuori dei confini nazionali, si rifanno alla nostra identità, sono al centro di ogni nostra attenzione: intendiamo essere rispettosi testimoni del patrimonio culturale secolare della nostra cultura, ma anche attenti strumenti per rispondere alle nuove istanze e a volte emergenze che l’attraversano in questi nostri tempi di nuove identità e di lingue e culture che si muovono e si incontrano. Si consideri che l’immigrazione straniera in Italia ha portato entro i confini nazionali almeno 130 lingue immigrate, usate da più di 3 milioni di persone. Si tratta di una vera e propria rivoluzione linguistica che fa inserire nel nostro spazio linguistico nazionale, oltre ai poli della lingua nazionale, dei dialetti, delle lingue delle minoranze di antico insediamento, il polo delle lingue dei nuovi immigrati. Questa rivoluzione si aggiunge a quella che proprio negli anni recenti si è conclusa, e che ha portato alla diffusione di una lingua italiana parlata dalla stragrande maggioranza dei cittadini – secondo le stime di Eurobarometro, da almeno il 95% degli italiani –: un patrimonio espressivo e comunicativo condiviso (stesse parole usate da Milano a Palermo), come mai prima era avvenuto nella Penisola dalla fine dell’Impero Romano.
Di fronte a questa situazione, contraddistinta da elementi di novità epocale, ma anche da tensioni e criticità, occorre essere ancor più consapevoli del ruolo e del destino internazionale della lingua italiana: non lingua franca, ma idioma capace di veicolare valori alternativi a quelli del mondo globalizzato; valori culturali positivi che ridanno un senso di profonda umanità alla nostra proposta al mondo.
Di tutti questi problemi, l’Università per Stranieri di Siena si fa carico: con i suoi corsi di italiano – tantissimi sono rivolti ai giovani d’origine italiana nel mondo – e con i suoi corsi di laurea: Mediazione linguistica e culturale, Insegnamento dell’italiano agli stranieri; con i suoi corsi di laurea specialistica in Competenze testuali per l’editoria e i media, Scienze linguistiche per la comunicazione interculturale; con i dottorati di ricerca, i master e la scuola di specializzazione. Ogni anno accademico, noi rinnoviamo una responsabilità morale: formare ai valori del dialogo, innanzitutto fornendo ai nostri giovani allievi gli strumenti per il dialogo – le lingue, i linguaggi –, e ugualmente promuovendo la conoscenza, tendendo alla ricerca di quell’essenza semiotica, di quel senso etico e civile ultimo che è nelle forme di identità, nei codici simbolici, nei linguaggi e nelle lingue. E fornendo ai giovani una speranza di sbocco professionale, in un settore – la diffusione della nostra lingua- cultura – che ha bisogno di persone preparate, specializzate, che siano strumento di dialogo e perciò di pace.
*Rettore dell’Università per Stranieri di Siena